La Turchia sostituirà l’Ucraina come transito del gas russo verso l’Europa. Se Kiev, come sembra, non rinnoverà il contratto entro fine anno per farlo passare sul suo territorio, Ankara ne approfitterà, diventando ancora di più, visto che lo è già da quando è scoppiata la guerra, il tramite dell’energia venduta dalla Russia.



Nella nuova geopolitica del gas gioca un ruolo anche l’Azerbaijan, il cui presidente, Ilham Aliyev, incontrerà oggi il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Un canale di approvvigionamento attivo da tempo e che potrebbe funzionare anche da assicurazione nei confronti della Libia, dove sono stati annunciati blocchi della produzione da parte di Haftar, leader della Cirenaica, in seguito allo scontro per la nomina del governatore della Banca centrale.



La strada per garantirsi l’energia sufficiente a sviluppare l’economia, però, spiega Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, resta ancora quella del gas russo: l’Italia e l’UE dovrebbero attivarsi per fare dell’Europa un continente di pace, avendo bisogno della Russia in questo settore. Anzi, il gas sarà proprio uno dei temi da trattare in un eventuale negoziato per la pace in Ucraina.

A fine anno, gli ucraini non dovrebbero rinnovare il contratto per il passaggio del gas russo sul loro territorio: la Turchia diventerà il nuovo hub per far arrivare l’energia da Mosca all’Europa?



Il termine “hub” è un po’ abusato; l’interconnessione hub è una sola, quella americana dell’Henry Hub, dove il numero di entrate e uscite, di stoccaggi e produttori è gigantesco. Tuttavia, la Turchia, come anche l’Italia, è già un hub, un’interconnessione di transito: da tempo si sa che gran parte del gas dalla Russia finisce in Turchia, viaggiando anche verso altre destinazioni. Con la fine del contratto con l’Ucraina, è inevitabile che il gas russo passi dalla Turchia: è stata un’ambizione di Ankara fin da quando realizzò il Blue Stream, il gasdotto che attraversa il Mar Nero, un’opera mastodontica che collega la Turchia alla Russia. Il passaggio del gas russo, è risaputo, fa già parte di questo sistema; lo hanno fatto transitare subito dopo l’inizio della guerra e così faranno anche in futuro.

Il gas che dalla Russia va all’Ungheria e all’Austria e la percentuale che andava ancora negli altri Paesi ora, quindi, arriverà grazie ai turchi?

Sì. Magari lo chiameranno gas azero, perché viene convogliato in Turchia: c’è molto transito dal Mar Caspio. Si tratta del normale sviluppo di domanda e offerta, del riequilibrio del mercato causato da questa tragedia che è la guerra.

Oggi la Meloni deve incontrare il presidente azero Aliyev; si parlerà di maggiori rifornimenti dall’Azerbaigian?

Anche qui non parliamo di un’ipotesi, ma di una realtà: abbiamo realizzato il Tap alcuni anni fa, nel 2019, prima che arrivasse la crisi russa, ed è stato aumentato anche il volume, portandolo vicino al massimo tecnico disponibile. Il tubo ha una capacità di 10-12 miliardi di metri cubi e, per raddoppiarla, come era nelle iniziali intenzioni, ci vorrà tempo.

Questo canale ci servirà anche per metterci al riparo da cali della produzione in Libia, che in queste settimane, per esempio, l’ha bloccata?

Sì, anche se il Tap è già pieno, ci ha già aiutato: non è che nell’immediato abbiamo molta flessibilità su quel tubo. Poi è vero che l’Azerbaigian ha una società che si chiama Socar, attiva in tutto il mondo. Potrebbe avere delle disponibilità nel Mare del Nord e farcele arrivare attraverso gli impianti che passano dalla Svizzera.

Ma la situazione della Libia quanto preoccupa?

Poco, perché siamo in una situazione di super abbondanza di greggio e poi siamo abituati da 13 anni, da quando ci furono le rivolte arabe e il rovesciamento di Gheddafi, a vedere un costante calo della produzione e dell’esportazione di petrolio e di gas in occasione di questi eventi.

Sono problemi che abbiamo già messo in conto da tempo?

Sì, Questo blocco della produzione non inciderà più di tanto, rimarrà passeggero, come si è già verificato.

In prospettiva, di cosa dovrebbe preoccuparsi l’Italia in relazione ai suoi approvvigionamenti energetici? Noi e l’Europa abbiamo comunque bisogno del gas russo?

Di pace abbiamo bisogno soprattutto per l’energia che la Russia dà all’Europa, non solo a noi italiani ma anche alla Germania, alla quale servirebbe per ristabilire le esportazioni. È necessario un continente di pace, non fratturato. C’è chi dice che la ricostruzione dell’Ucraina darà molto lavoro, ma avremo bisogno di tanta energia, e questa arriverà dalla Russia, speriamo quanto prima: vorrebbe dire che hanno fatto la pace e magari ci sarà un sistema più democratico in Russia. Noi italiani ed europei dobbiamo preoccuparci degli alti prezzi dell’energia, dell’elettricità in particolare, non competitivi con il resto del mondo.

(Paolo Rossetti)

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