Secondo il report Commodity Markets Outlook della Banca Mondiale, nel corso del 2025 i prezzi delle principali materie prime sono destinati a scendere, fatta eccezione per il gas naturale. Come ci spiega Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia, «di gas nel mondo ce n’è tantissimo, considerando anche i giacimenti ancora da sfruttare, per cui nel lungo periodo il prezzo è destinato a scendere. Nel breve termine, invece, le “strozzature” che in Europa conosciamo bene da ormai più di tre anni lasciano presagire che i costi per noi resteranno alti anche il prossimo inverno».
Una situazione che sembra stridere con quella del prezzo del petrolio, nonostante le tensioni presenti in Medio Oriente.
Il prezzo del petrolio resta debole per via dell’attuale abbondanza di offerta. Cinquant’anni fa sembrava una risorsa destinata a esaurirsi in tempi brevi, ma la realtà è stata diversa, nonostante nel frattempo sia aumentata la domanda. E oggi nemmeno le guerre sembrano incidere sulle quotazioni del greggio. Questo grazie anche alla produzione degli Stati Uniti, che sono ormai diventati esportatori di materie prime energetiche.
Trump ha addirittura avvisato l’Ue che rischia pesanti dazi se non importerà più Gnl e petrolio dagli Usa…
Il 2024 per l’Europa si è chiuso con un’importazione dagli Stati Uniti di quasi 50 miliardi di metri cubi di gas. E se questa quota aumenterà sarà certamente un vantaggio per i produttori d’Oltreoceano, visto che i prezzi che ci sono attualmente in Europa non vengono offerti dai Paesi asiatici.
Sembra che presto non ci sarà più gas importato dalla Russia in Europa, visto che quello di Gazprom non potrà transitare attraverso l’Ucraina. Questo farà alzare ulteriormente i prezzi?
Negli ultimi anni le forniture russe all’Europa sono progressivamente diminuite e il fatto che vengano a mancare del tutto rappresenta un fattore di rigidità dell’offerta che potrebbe far alzare ulteriormente il prezzo del gas, anche se in parte questo ammanco è già stato prezzato dal mercato.
Se finisse la guerra in Ucraina la situazione potrebbe migliorare?
Non in tempi brevi. C’è anche da dire che gli attuali livelli di prezzo, simili a quelli visti appena subito dopo la fine della pandemia e che sembravano allora insostenibili, rappresentano quasi la “nuova normalità”.
Dal prezzo del gas dipende anche quello dell’elettricità. E, come abbiamo visto negli ultimi giorni con il caso di Portoveseme, questo può essere un problema non indifferente per l’industria.
Sì, è un problema evidente in Italia, ma che riguarda tutta Europa: non si può competere con chi ha prezzi dell’energia che sono un decimo dei nostri. Oggi, però, pensando sempre alla Sardegna, vediamo un’opposizione sia alle fonti fossili che alle rinnovabili: è chiaro che così non si va da nessuna parte. Bisognerebbe che la politica non prendesse in giro i cittadini e dicesse loro la verità: la transizione energetica è costosa e comporta la chiusura di certe industrie con la conseguente perdita di posti di lavoro. Magari c’è chi riuscirà a ricollocarsi, ma principalmente in settori con salari più bassi.
Dato quel che si è visto in Germania, Paese che ha investito tanto sulle rinnovabili, ma che ha avuto seri problemi di produzione di elettricità da eolico e fotovoltaico negli ultimi mesi, ritiene che potrà esserci qualche cambiamento importante a livello europeo sulla transizione energetica?
Magari un cambiamento marginale, per esempio relativo alla data per il bando alle automobili con motore endotermico, ma non una svolta significativa. C’è un tessuto culturale, un trend di fondo che da decenni è favorevole a politiche che sono sfociate a livello europeo nel Green Deal e che non può essere modificato in maniera sostanziale, ma solamente rallentato. Pertanto, per fare un esempio, è inimmaginabile una marcia indietro sulla Direttiva relativa alle case green. Questo vuol dire che l’energia in Europa costerà sempre più che nel resto del mondo e l’idea di introdurre dazi sui prodotti extra-Ue legati alle emissioni non ci aiuterà a essere più integrati a livello internazionale.
(Lorenzo Torrisi)
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