Secondo un’analisi della Cgia di Mestre, tra il 2019 e il 2023 le bollette dell’elettricità sono aumentate del 108%, mentre quelle del gas del 72%. Fortunatamente, nei primi sei mesi del 2024 c’è stato un calo del 34,2% nel costo delle prime e del 19,6% in quello delle seconde. Nel commentare questi dati, come spiega Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia, «occorre sempre ricordare che veniamo da un periodo, cominciato con lo scoppio della pandemia, di forte instabilità nei prezzi delle materie prime, in particolare quelle energetiche, come non si vedeva dagli anni Settanta: prima i lockdown e le restrizioni alle attività economiche hanno fatto crollare i prezzi, poi l’invasione russa dell’Ucraina li ha fatti risalire fino al picco dell’estate di due anni fa. Pertanto, basta cambiare di poco l’intervallo di riferimento per avere variazioni molto differenti tra loro. Detto questo, per quanto riguarda il prezzo di elettricità e gas siamo tornati a dei livelli che sono del 10-15% circa superiori a quelli precedenti la pandemia.



In alcuni Paesi europei quest’anno ci sono stati periodi in cui il prezzo dell’elettricità è stato negativo, mentre in Italia no. Come mai?

Anche in questo caso è necessaria una premessa: il fenomeno dei prezzi negativi riguarda solo i mercati all’ingrosso, cui i consumatori privati, anche industriali, non accedono. I prezzi negativi, quindi, aiutano ad alleggerire il costo delle bollette, ma non ci sarà mai elettricità “regalata” ai consumatori. Detto questo, vero è che in alcuni altri Paesi europei ci sono stati prezzi negativi sia perché il meccanismo di mercato lo consente, mentre in Italia no, sia perché hanno oggettivamente una maggior offerta di fonti rinnovabili, in grado in alcuni giorni di far scendere molto i prezzi fino a raggiungere valori sotto lo zero. In questi giorni abbiamo purtroppo nel nostro Paese dei prezzi piuttosto alti, tra i 110 e i 120 euro/MWh: valori al limite dell’incomprensibile. In altri Paesi, come la Francia, si attestano tra i 15 e i 20 euro/MWh.



Come mai questa differenza?

In Francia hanno il nucleare, inoltre da noi, come in altri Paesi del Sud Europa, ci sono temperature molto al di sopra della media stagionale, con una forte domanda di elettricità per far funzionare l’aria condizionata, mentre nel centro-nord Europa le temperature sono sotto la media e quindi non hanno bisogno di mettere in azione i climatizzatori. Questo giustifica buona parte della differenza.

Occorrerebbe, dunque, aumentare l’offerta di rinnovabili per far scendere il costo dell’elettricità nel nostro Paese?

Le rinnovabili possono aiutare, ma da sole ancora non bastano. Tra l’altro su questo fronte rischiamo di dipendere fortemente dalla Cina, con produzioni che in taluni casi avvengono con scarso rispetto per i diritti dei lavoratori e con l’utilizzo di carbone. La cosa più rapida sarebbe aumentare la produzione nazionale di gas in modo da far scendere il suo prezzo, che indirettamente influisce su quello dell’elettricità. Del resto se negli Usa il prezzo dell’elettricità è un terzo del nostro è perché il prezzo del gas è un quarto del nostro, grazie anche al fracking. Tra l’altro il gas americano finisce anche da noi, dopo un lungo viaggio nell’Atlantico che richiede energia e di certo non è privo di impatto sull’ambiente: una cosa al limite della stupidità.



A proposito di gas, la scorsa settimana l’Amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha evidenziato che in Europa si avverte ancora la mancanza del gas russo, anche perché a livello globale Cina, Giappone e India potrebbero aver bisogno di più Gnl americano. Dunque, “il mercato non è ancora stabilizzato”. Cosa ne pensa?

Prima del 2019, il prezzo del gas in Europa stazionava intorno ai 20 euro/MWh, poi con la pandemia è crollato sotto i 10 euro/MWh e dopo due anni è schizzato sopra i 300 euro/MWh, e ora è intorno ai 32 euro/MWh. Effettivamente, il mercato non si è ancora stabilizzato dopo che all’Europa è venuto a mancare il principale fornitore (40% degli approvvigionamenti), ovvero la Russia. Rimpiazzarlo non è facile, anche perché la produzione interna sta continuando a scendere, come in Italia. Pertanto, dobbiamo stare sempre all’erta, perché l’Europa dipende per la grande maggioranza delle forniture energetiche dall’estero. Descalzi, quindi, ha ragione, ma purtroppo la situazione descritta non è una novità.

Tornando alle bollette, l’Arera ha annunciato che dal luglio del prossimo anno, grazie anche a uno “scontrino dell’energia”, diventeranno più semplici. Saranno anche più comprensibili?

Ci sarà una semplificazione, ma non so quanto si riuscirà a risolvere il problema delle bollette poco chiare da comprendere per i consumatori. Ci sono questioni complesse e diversi costi da considerare, non è come un abbonamento a un utenza telefonica. Giusto, quindi, che si cerchi di essere trasparenti nell’elencare i costi, ma penso permarrà sempre una difficoltà nel comprendere le bollette di luce e gas.

(Lorenzo Torrisi)

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