Le conseguenze della controffensiva ucraina nel Kursk, dove transita il gasdotto della Fratellanza, l’ultimo che ancora porta gas russo in Europa, si fanno sentire anche sul Ttf di Amsterdam, che da giovedì scorso si mantiene sopra i 40 euro per MWh. Una situazione che dovrebbe ricordarci, come spiega Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia, che «la discesa del Ttf dai livelli dell’estate del 2022, che erano circa otto volte superiori agli attuali, è stata dovuta anche all’esportazione di gas dalla Russia verso l’Europa che non è mai totalmente cessata, anche se è certamente diminuita».
Di che quantità stiamo parlando?
Dal gasdotto della Fratellanza sono passati circa 14 miliardi di metri cubi nel 2023, un livello di molto inferiore a quello previsto dal contratto di transito (40 miliardi di metri cubi). Altri 11 miliardi circa sono stati importati via Gnl, soprattutto da Francia, Spagna e Belgio. Se ci fosse stato un inverno rigido e non avessimo avuto questo “cuscinetto”, il mercato non sarebbe stato così tranquillo. Questa considerazione vale ovviamente anche per il futuro e se non arrivasse più gas dalla Russia certamente i prezzi salirebbero. E questo inizia a essere scontato dal Ttf: si comincia a speculare su una salita dei prezzi.
Quanto è un problema essere legati a questo indice e alle sue frequenti fluttuazioni?
Ormai siamo legatissimi. Anni fa abbiamo scelto il mercato spot che tutto sommato funziona bene, tranne quando ci sono dei problemi nel mercato stesso. I più pesanti sono il monopolio e le guerre. A proposito delle importazioni europee di Gnl russo andrebbe evidenziata una cosa.
Quale?
Che gli europei non vogliono e non possono farne a meno. Nonostante le pompe di calore, il gas rappresenta ancora il 90% dei consumi per il riscaldamento. In inverno è uno dei beni fondamentali. Andrebbe anche ricordato che il gas in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, è fondamentale per la produzione elettrica, ragione per cui da noi l’elettricità costa più che altrove. La cosa assurda è che abbiamo tanto gas sotto i nostri piedi, ma continuiamo a non volerlo usare.
Dunque il rischio è che aumentino non solo le bollette del gas, ma anche quelle dell’elettricità?
Sì. Già si sta registrando un aumento del costo dell’elettricità, dovuto all’alta domanda di questo periodo, visto l’utilizzo dei condizionatori. Non è da escludere che ci saranno nuovi incrementi. Speriamo che nel frattempo non ci siano shock relativi all’offerta dell’altra grande fonte energetica europea: il petrolio. Molto dipenderà dall’evoluzione degli eventi in Medio Oriente.
Oggi non sappiamo ancora quante sono le probabilità di un inverno rigido?
Sono basse perché è in atto una tendenza all’aumento delle temperature. Non dobbiamo poi scordare il livello delle scorte di gas piuttosto alte, l’incremento della produzione da rinnovabili, la fine della manutenzione nelle centrali nucleari francesi, ma soprattutto, cosa tristissima, il fatto che la manifattura europea, lo vediamo dalla performance dell’economia tedesca e anche dall’andamento della nostra produzione industriale, non tira. Ci sono, quindi, una serie di elementi favorevoli, che non eliminano però un problema serio dell’Europa.
A che cosa si riferisce?
Al fatto che il gas è la nostra seconda fonte energetica. Negli ultimi anni sono stati costruiti anche diversi rigassificatori, ma, complice anche la scelta di non investire sulla produzione interna, oggi il gas viene principalmente importato da altri Paesi. E i prezzi in questo momento li fanno loro. Come si è visto nel 2022, di gas ce n’è: basta pagarlo. Ho l’impressione che noi europei ce lo possiamo permettere, tranne quel 10% di popolazione che è in povertà energetica e di cui ci dimentichiamo spesso nei discorsi relativi a transizione green e rinnovabili.
A suo avviso, a partire da quale livello del Ttf dovremo cominciare a preoccuparci?
Dovremo essere sempre preoccupati. Purtroppo quello che oggi ci sta aiutando a contenere i prezzi è la cosiddetta decrescita felice. Il che rende anche più difficile poter sperare in una ripresa dell’economia.
(Lorenzo Torrisi)
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