Forse si può concedere a questa Europa, anzi a questa Unione europea per l’esattezza, ancora 24 o 36 ore di tempo per svelare la sua esistenza reale. Insomma, se oltre a un mercato con un’unica moneta è anche una realtà vagamente politica e vagamente istituzionale.
Ma l’Eurogruppo che si è riunito nella notte tra martedì e mercoledì, dopo 16 ore di discussione, con continue sospensioni per incontri bilaterali o trilaterali, ha partorito faticosamente solo un aggiornamento a oggi. E l’effetto lascia sconcertati e anche avviliti. Si deve decidere il modo, lo strumento tecnico, il meccanismo, chiamatelo come volete, che deve aiutare un continente e dei paesi colpiti da una pandemia e da una incombente e devastante crisi economica. Se lo ricordano o no?
Trapelano alcune voci: i ministri finanziari avrebbero (secondo alcune versioni di comodo e di patetico squallore) avviato il confronto verso un accordo di massima, imboccando una buona strada. Ma dalle stanze e dai corridoi dei palazzi europei arrivano, dopo alcune voci incoraggianti, anche notizie deludenti.
In breve sintesi, nella ridda dei “si dice” di questa “politica goliardica” (come altro definirla?) gli olandesi guiderebbero il gruppo dei rigoristi del Nord europeo e quindi imporrebbero il Mes, l’attenzione scrupolosa ai conti pubblici, la consueta tiritera per un’austerità che in dieci anni ha aggravato la crisi finanziaria del 2008 ed escluderebbero tassativamente gli Eurobond che significherebbero condivisione del debito, della solidarietà, dell’aiuto comunitario.
E’ vero che gli olandesi erano un tempo un “impero marittimo”, ma oggi oscillano principalmente tra la produzione di tulipani, i porti e il dumping fiscale, cioè fanno pagare meno tasse alle imprese di tutto il mondo che si accasano fiscalmente a casa loro. I vecchi navigatori che scoprirono New Amsterdam, poi diventata New York, sono ormai un vergognoso “paradiso fiscale” in un continente che sta soffrendo per una pandemia tragica e una crisi economica che può aggravarsi fino alla depressione più nera e che non risparmierebbe nessuno. Nonostante tutto i “dutch” preferiscono sempre i tulipani agli Eurobond.
Ma forse gli olandesi e i loro soci rigoristi sono solo i cicisbei, i cavalier serventi, così ben descritti dal nostro Parini, del marito in parte cornuto, cioè la “grande Germania”, che sembra non rinunciare mai a esercitare un ruolo egemonico sull’Europa, dimenticandosi la sua storia tante volte perdente e la sua visione anomala di un continente dalle culture tanto differenti e per questo tanto interessanti e creative.
No! La signora Angela Merkel, cresciuta nella Lipsia dove dominava la Stasi, servizio segreto scandaloso, cerca di addolcire la pillola che vuole propinare, cioè l’Europa tedesca, non la Germania europea.
La Francia è sgomenta, nonostante la falsa sicurezza del suo “petit Napoleon”, Macron, contestato dalla maggioranza dei francesi, anche da quelli che l’hanno votato: da un lato, non vuole rompere l’asse franco-tedesco; dall’altro, ha dei rigurgiti di umanità e di interesse per proporre una mediazione in aiuto di Italia, Spagna e dei paesi del Sud Europa, attraverso un fondo a scadenza. Potrebbe andare bene, ma che si decidano.
Poi ci sono le voci di chi non sa dove stare, di chi magari riceve promesse separate. Il tutto condito da questo discorso sul Mes che il nostro primo ministro non vuole neppure sentir nominare.
A che tipo di compromesso si può arrivare in questa assemblea di squallidi coinquilini che stanno assistendo a una tragedia umana con un risvolto sanitario tragico e uno economico che può diventare drammatico? In questo contesto non c’è nessun gioco politico serio, nessuna partita a scacchi degna di questo nome, ma una fila scomposta di personaggi che tirano tutti l’acqua al proprio mulino.
Impossibile sapere dove ci può portare una simile situazione. Ma il problema grave che esiste va affrontato con gli strumenti che abbiamo a disposizione. Poi occorrerà rivedere gli obiettivi che una Comunità, come dovrebbe essere l’Unione europea, si pone.
Quindi speriamo ancora, perché non ci resta altro. Primo: si arrivi almeno a un provvedimento tampone che permetta alle persone e alle imprese di sopravvivere per le prossime settimane, magari anche per qualche mese nonostante le previsioni di recessione catastrofiche che si fanno.
Secondo: ridiscutere una volta per tutte lo scopo ideale e istituzionale dell’Unione europea; rafforzare gli strumenti di intervento evitando asimmetrie di ogni tipo; rivedere i parametri di Maastricht che sono l’astrattezza più inconsistente che qualcuno abbia potuto immaginare; potenziare la Bce con competenze non solo su tassi e inflazione, ma anche su occupazione, come del resto fa la Fed americana.
Aspettiamo questa Europa nei prossimi giorni, anche se si dovrebbe dire nelle prossime ore. Se perde questo appuntamento, come spesso ha già fatto in passato, l’Unione rischia di spegnersi da sola.