Nel giro di sette giorni, la Francia ha cambiato completamente il suo scenario politico. Il Rassemblement National di Marine Le Pen è stato ridimensionato seccamente, con una sconfitta, rispetto alle aspettative, che resterà storica.
Mentre esce con tutta la sua forza il cosiddetto “Fronte repubblicano”, su cui aveva scommesso Emmanuel Macron. L’azzardo, la scommessa dell’Eliseo, è riuscita in parte, in quanto la Francia ha respinto duramente un possibile governo della destra estrema. Ma ora c’è un’altra parte della scommessa e di quello che era sembrato a tutti l’azzardo di Macron: il rischio dell’ingovernabilità, l’impossibilità di creare un governo con un programma comune, equilibrato e in parte realizzabile attraverso dei ragionevoli compromessi.
Questa è la parte della partita di Macron che si dimostrerà più difficile e che probabilmente diventerà la più complicata nella nuova Assemblea nazionale francese.
In effetti la strategia della desistenza ha pagato ampiamente, ha portato la destra di Marine Le Pen, dal primo posto in classifica, ottenuto nel primo turno delle elezioni legislative, al terzo posto tra i tre blocchi che sono emersi vincitori dopo i ballottaggi del secondo turno.
Ora il primo partito in Francia è la somma della sinistra riunita intorno a Jean-Luc Mélenchon, che ha fondato nel 2008 il Partito di Sinistra e nel 2016 La France Insoumise. Accanto a lui c’è il Partito Socialista di Raphaël Gluksmann, i comunisti, i verdi. Melenchon è il più intransigente e il vero vincitore, con i seggi ottenuti, di queste elezioni.
Ora, il partito della desistenza annovera poi Ensemble, il partito di Macron, e la parte dei gollisti che non ha seguito Éric Ciotti (che si è schierato con la Le Pen contro Macron). In più c’è una parte di destra moderata che dovrebbe essere disposta a collaborare con Macron.
Il problema della governabilità a questo punto, vista l’ampiezza della desistenza (due blocchi contro uno) dovrebbe risolversi facilmente, invece la situazione è molto più complicata. Il patto della desistenza non era un alleanza ma dava solo luogo ad un fronte di contenimento della destra. Al suo interno ci sono le posizioni più disparate, in aperta contrapposizione tra loro. Soprattutto tra Mélenchon, il vincitore di ieri sera, e il presidente Macron, che ovviamente ricambia seccamente il suo rifiuto di allearsi con il capo della sinistra.
Ieri sera, subito dopo i primi risultati elettorali, che fornivano però le indicazioni necessarie per comprendere chi stava vincendo, Mélenchon è intervento tre volte attaccando duramente Macron, pretendendone addirittura, in un passaggio di un suo discorso, le dimissioni, rimproverandogli la riforma delle pensioni, la sua politica estera e la sua posizione sulla guerra in Ucraina.
Mentre si dimetteva il primo ministro Gabriel Attal, già tutti pensavano a come uscire dallo stallo che si profilava.
In verità, Macron ieri sera si è astenuto da ogni dichiarazione, ma oggi sicuramente farà i suoi commenti e probabilmente entrerà anche nel merito delle proposte. In una situazione geopolitica come quella attuale, l’ultima cosa che si può fare in questo momento è perdere tempo, anche perché il 18 luglio il Parlamento europeo dovrà votare il nuovo presidente della Commissione e la Francia non può certo presentarsi in una situazione di caos.
Cerchiamo allora di vedere le possibilità che esistono per avere una Francia non solo unita contro la Le Pen, ma anche protagonista con un governo che sappia guidarla in un momento molto difficile.
Se Mélenchon appare intransigente e agguerrito contro Macron, nella sinistra c’è la possibilità di stabilire un rapporto costruttivo con i socialisti di Glucksmann. Lo stesso Macron potrebbe ragionare e giocare su una separazione all’interno della sinistra.
Poi, il Presidente francese ha un’altra possibilità: quella di avvicinare e responsabilizzare la parte degli ex gollisti che non dividerebbero nulla con la sinistra, ma accetterebbero incarichi per “ricostruire” la Francia in questo momento tutt’altro che facile.
Intendiamoci, non è una situazione facile, ma vale le pena di battere questa strada, rinunciando tutti a qualche cosa. Vista dall’esterno, la Francia sembra in questo momento spaccata in due o tre blocchi e con una situazione elettrica, molto polarizzata. Ieri sera, dopo le votazioni e dopo i festeggiamenti di rito, la polizia è dovuta intervenire non per sedare le feste dei vincitori, ma alcuni scontri che si sono verificati a Parigi e in altre città della Francia.
Il coraggio e l’abilità, a questo punto, sta nel superare questa polarizzazione che rischia ormai di dilagare in tutta Europa, non solo in alcuni Paesi. La Francia ha regalato una prima sorpresa, ora deve prepararne un altra: la governabilità.
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