Un accordo a tre fra Egitto, Cipro ed ENI diventa sempre più un punto di riferimento per il gas del Mediterraneo. Anzi, l’intesa che è appena stata sottoscritta con i due Paesi nella parte orientale del Mare Nostrum permette di costituire una sorta di hub che diventa importante per tutta l’Europa, soprattutto ora che il gas russo non arriva più nelle nostre case.
L’Egitto, spiega Michela Mercuri, docente di cultura, storia e società dei Paesi musulmani all’Università di Padova, diventa un’area di esplorazione importante per il colosso energetico italiano, che proprio in quella zona ha accordi anche con gli israeliani in relazione a un giacimento che si trova a 36 chilometri dalla costa di Gaza. Un’opportunità per sfruttare la quale occorre attendere che la situazione della Striscia si normalizzi, lasciandosi alle spalle definitivamente la guerra.
La presenza dell’Italia sta diventando sempre più consistente in Africa, tanto da poter assegnare al nostro Paese un ruolo di ponte con l’Europa proprio per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico. Diversificare le forniture potrebbe essere anche la strada per riuscire a ridurre il prezzo del gas, permettendoci di essere meno esposti alle condizioni imposte da altri produttori.
ENI firma con Egitto e Cipro un accordo per lo sfruttamento del giacimento Cronos nel Mediterraneo orientale. L’Italia e l’Europa archiviano i problemi dovuti all’addio al gas russo?
Non li archiviano completamente, ma questo accordo mette un tassello importante nel sistema di approvvigionamento del gas. Teniamo conto della tempistica piuttosto veloce con cui questo progetto può partire, perché fa leva su strutture che sono già esistenti in Egitto: il gas che viene estratto nell’area offshore di Cronos, a Cipro, viene trasportato a Zohr, un enorme giacimento da tempo gestito dall’ENI, e poi viene liquefatto nell’impianto di Damietta. Il progetto tra Cipro, Egitto ed ENI ha un potenziale di 85 miliardi di metri cubi all’anno.
Con questa intesa l’Italia consolida la sua presenza in Africa: questo continente diventerà, se non lo è già, fondamentale per il nostro approvvigionamento energetico. Grazie a quali progetti e con quali Paesi?
L’Africa è fondamentale per noi fin dai tempi di Enrico Mattei, la cui opera poi è proseguita con l’ENI. Una presenza particolarmente importante da quando, nel 2022, sono state imposte le sanzioni al gas russo. L’Italia si è adoperata subito per cercare nuovi fornitori, partendo dall’Algeria, che al momento è il nostro principale fornitore di gas attraverso il TransMed, che passa attraverso la Tunisia, ma rivolgendosi anche al Qatar, da cui importiamo il gas naturale liquefatto, all’Azerbaijan, ma soprattutto alla Libia, che però sta vivendo una fase di instabilità e insicurezza in cui le milizie controllano giacimenti di gas e pozzi di petrolio.
Quest’ultimo Paese resta fondamentale perché da lì parte un gasdotto che da Mellitah arriva direttamente a Gela e potrebbe portare in Italia fino a 10 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Un’infrastruttura che lavora, tuttavia, a mezzo servizio per colpa dei continui stop imposti dalle milizie.
Grazie a questa presenza l’Italia conta di più dal punto di vista geopolitico?
Tutti i rapporti che abbiamo stretto con i Paesi del Nordafrica e dell’Africa continentale, non solo per l’approvvigionamento di petrolio, possono fare dell’Italia, anche attraverso il Piano Mattei, un hub fondamentale per portare il gas in Europa, ma anche un pivot importante per il fianco sud della NATO.
L’area a cui si riferisce l’accordo è particolarmente ricca di gas. Quali sono le sue potenzialità?
L’area ha un grosso potenziale, anche se in realtà è tutto l’Egitto ad averlo. Può essere un grande hub per la produzione, ma anche per la vendita del gas. Il Paese è competitivo per le sue risorse e grazie alle interconnessioni logistiche e di trasporto. Basti pensare al Canale di Suez, che ha dovuto subire una riduzione del passaggio di navi, come di gas e petrolio, di circa il 10% a causa degli attacchi degli Houthi, ma resta un hub fondamentale.
Un grande potenziale dell’Egitto è rappresentato da Zohr, dove è localizzata la più grande scoperta di gas naturale in Egitto (e del Nordafrica) dell’ENI. Si stima che Il Cairo abbia riserve di 2,1 trilioni di metri cubi di gas. Per questo l’ENI guarda con molto interesse all’Egitto anche per nuove esplorazioni.
L’accordo permette di immaginare un futuro in cui ENI possa sfruttare anche le risorse sulla costa che comprende Gaza? Può avere un ruolo nei piani di sfruttamento di Israele o altri Paesi?
Le riserve energetiche al largo di Gaza hanno sempre interessato molte compagnie internazionali. Nel 1999 è stato scoperto il giacimento di Gaza Marine, a 36 chilometri dalle coste della Striscia, che avrebbe riserve per 28 miliardi di metri cubi.
Il 28 ottobre 2023 ENI ha firmato un accordo con il ministero dell’Energia di Tel Aviv per esplorazioni nelle acque antistanti Gaza. Tutte questioni che non possono prescindere, naturalmente, dalla situazione attuale della regione. Qualunque iniziativa di ENI o altre società dovrà tenere conto dello scenario futuro della Striscia.
(Paolo Rossetti)
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