I mal di pancia nel centrodestra, oltre che nel Movimento 5 Stelle, sulle nomine Rai vanno ad aggiungersi alle tensioni crescenti riguardo la possibile adozione di misure per incentivare la vaccinazione degli italiani simili a quelle adottate in Francia, con un utilizzo più massiccio del green pass. Senza dimenticare quello che sta avvenendo al Senato sul Ddl Zan, con divisioni anche nel centrosinistra, e i prevedibili distinguo, al momento della votazione in Parlamento, da parte dei pentastellati sulla riforma della giustizia che il Governo ha approvato. Per Guido Gentili, editorialista de La Prealpina ed ex direttore de Il Sole 24 Ore, “il tasso di litigiosità complessivo all’interno della maggioranza si è alzato. Mentre sul fronte dell’economia tutto appare calmo, visto che il Decreto sostegni-bis è stato approvato alla Camera e dall’Europa è giunta la conferma del prossimo arrivo dei primi 25 miliardi del Recovery fund, sul piano più strettamente politico ci sono delle tensioni in crescita. In più le amministrative sono sempre più vicine”.
Qual è il tema più caldo sul quale possono esserci più fibrillazioni?
Il fronte che è destinato oggettivamente a riscaldarsi, in tempi probabilmente brevi visto l’incremento dei contagi in tutta Europa, è quello relativo al Covid. Il Governo potrebbe essere costretto a rivedere alcune scelte o a prendere delle misure per contenere la diffusione del virus. È già iniziato il dibattito sull’uso più esteso del green pass e tra non molto si riunirà la cabina di regia per discuterne. Non credo francamente che Salvini arriverà alla rottura, anche perché mi sembra che, grazie al rapporto esistente con il premier, ci siano margini per un compromesso.
In effetti si potrebbe pensare all’utilizzo del green pass solo per alcune attività, senza il ritorno alle zone gialle o al coprifuoco…
Sì, non credo che si arriverà a provvedimenti come quelli approvati in Francia. Draghi cercherà una soluzione di mediazione realistica che soddisfi le esigenze di controllo sull’aumento dei contagi, ma senza il ritorno alla prima stagione della lotta al Covid. Penso che anche Salvini faccia conto sulle dimostrate capacità mediatorie di Draghi.
C’è un altro tema di cui ci si dovrà occupare a breve: le nomine Rai. Si rischia la bocciatura della Soldi in Commissione di vigilanza?
Sulla Rai Draghi aveva spiazzato un po’ tutti, compresi i partiti che più lo sostengono, penso in particolare in questo caso a Forza Italia, scegliendo presidente e amministratore delegato insieme al ministro dell’Economia in totale autonomia. E credo che il premier farà di tutto per trovare il sistema di portare a casa i nomi che ha individuato. Non credo sarà un passaggio facile per i partiti.
Anche se lei ha ribadito la totale estraneità alla negoziazione dei diritti e ogni atto propedeutico alla realizzazione del documentario dell’ex premier trasmesso da Discovery, l’inchiesta su Renzi e Presta ha portato a tirare in ballo il nome della Soldi. Se ci fosse un suo passo indietro?
Credo che a quel punto il nome del presidente della Rai dovrebbe in ogni caso essere avvallato da Draghi. Mi sembra che il presidente del Consiglio non voglia cedere di un millimetro rispetto al metodo che ha messo in campo anche su altre nomine. Coltiva con molta attenzione il rapporto con ciascun partito della sua maggioranza, ma su alcuni temi, in particolare quelli che riguardano la sfera del Mef, tiene molto a segnalare la sua distanza rispetto alle soluzioni partitiche.
Visto che siamo in tema: non è curioso che le inchieste su Renzi arrivino proprio nel momento in cui Italia viva diventa l’ago della bilancia per il Ddl Zan al Senato?
Oggettivamente non si può non notare la coincidenza temporale: nel momento in cui sale l’esposizione politica di Renzi arrivano delle inchieste a suo carico. Non credo che lui se ne faccia più di tanto un problema, mi sembra sia abituato a questo, e ritengo porterà avanti la sua strategia di “guastatore” e “ricompositore” del quadro politico, così come i distinguo rispetto al Pd per competizione interna.
A questo proposito sarà interessante vedere se Italia viva sosterrà la candidatura di Letta a Siena…
Certamente, anche perché la Toscana rappresenta senza dubbio la regione più importante per Italia Viva. La scelta che verrà fatta sarà un indicatore interessante del rapporto tra Renzi e il Pd e degli equilibri all’interno del centrosinistra.
Oltre alla scelta di candidarsi alle suppletive, Letta sembra stia portando avanti una strategia piuttosto spregiudicata: non è disposto a mediazioni sul Ddl Zan, con il rischio di farlo affossare, impone il passaggio all’Ue della missione di addestramento della Guardia costiera libica. Questa strategia pagherà?
Fin dall’inizio Letta è stato molto “movimentista”, aveva anche preso di mira quasi quotidianamente Salvini per cercare di far identificare il Pd come il partito di Draghi. Le scelte del leader della Lega hanno poi reso sempre più inefficace questa strategia. Mi sembra che ora l’ex premier abbia alzato il tiro per recuperare consensi a sinistra all’interno del Pd, questo del resto era stato evidente anche nella scelta dei vicesegretari. La mia impressione è che stia forzando un po’ la mano, l’ha fatto anche con la proposta della patrimoniale, e che la sua non sia né una strategia facile, né che abbia già le chiavi per avere successo.
Come ha ricordato, Letta ha cercato di far identificare il Pd come il partito di Draghi: non trova che sia stato un po’ anche il premier a cercare di allontanare questa immagine, non solo stoppando la proposta di patrimoniale del segretario dem, ma anche grazie a un rapporto più diretto e fatto di continui incontri con Salvini?
Anche Letta incontra Draghi, ma ho anch’io la sensazione, resa evidente dalla vicenda della patrimoniale, che il premier abbia voluto tenere le distanze politiche per non far sì che il Pd venisse identificato come il primo partito a suo sostegno. E poi sembra che effettivamente, dal numero degli incontri e da quello che dice il leader della Lega, ci sia un rapporto personale forse diverso, più sciolto con Salvini da parte del premier.
In generale vede più in difficoltà il centrodestra o il centrosinistra in vista delle amministrative?
Direi il centrosinistra, anche perché le prospettive di alleanza tra Pd e M5s sono ancora scritte sulla sabbia, specie per la vicenda Conte-Grillo: sembra esserci una tregua armata più che un idillio tra i due. Quando la riforma della giustizia arriverà in Parlamento si potrà misurare veramente la temperatura che c’è all’interno dei pentastellati. Conte si è fatto carico in prima persona di segnalare fin da subito la propria contrarietà rispetto alla strategia del Governo. Questo è un elemento che si riflette e si riverbererà sul rapporto con il Pd in modo problematico per Letta: quello che doveva essere un punto di forza, l’alleanza con M5s, come teorizzato da Bettini, ora è diventata una criticità per il segretario dem. E non credo che Conte farà sconti al Pd, perché a sua volta ha un problema di leadership del Movimento: non gli conviene schiacciarsi sulle posizioni di Letta.
Crede che comunque Draghi possa avere nelle prossime settimane una navigazione tranquilla, riuscendo a tenere dritta la barra?
Sinora ha dimostrato di saperlo farlo e credo sia ben deciso a continuare su questa strada. Che si parli di Rai, di misure anti-Covid, piuttosto che di riforma della giustizia, mi sembra che la figura centrale resti quella del premier. Certo, l’implosione del M5s sul tema giustizia potrebbe essere tale da determinare una rottura degli equilibri, ma mi pare che l’ala governista del Movimento, a cominciare da Di Maio, sorvegli bene il terreno. Quindi quanto meno l’estate, se non ci sono complicazioni di tipo internazionale, piuttosto che una nuova esplosione del Covid, dovrebbe essere abbastanza tranquilla per Draghi, almeno fino alle amministrative.
(Lorenzo Torrisi)
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