Dopo aver varato ad aprile il Documento di economia e finanza e il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il mese di maggio non è certo in discesa per il Governo Draghi. Ci sono infatti da approvare tre importanti decreti. Il primo è relativo ai nuovi sostegni alle attività produttive, il secondo alla governance del Pnrr e il terzo alle semplificazioni e alle assunzioni nella Pubblica amministrazione. Per Francesco Forte, ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie, solamente uno di questi provvedimenti potrà creare fibrillazioni nell’esecutivo, «ma sono convinto che Draghi possa riuscire a superarle».
Cominciamo a vedere il primo di questi provvedimenti, quello relativo ai nuovi sostegni alle imprese.
Deve per forza trattarsi di un’operazione transitoria, perché i sostegni, se prolungati, rischiano di “addormentare” piuttosto che rinvigorire l’economia. È vero che gran parte degli stanziamenti contribuisce poi alla domanda aggregata e pertanto genera un aumento del Pil pari circa all’incremento della spesa, ma è evidente che stanziare fondi per i ristori distoglie risorse dagli investimenti che avrebbero un effetto positivo sulla crescita. Bisogna quindi al più presto superare questa fase transitoria dei sostegni, che alla lunga produce effetti negativi, tramite le riaperture, cambiando, per esempio, norme concettualmente sbagliate come quella relativa al coprifuoco alle 22:00. Solo su quest’ultimo punto potrebbero sorgere frizioni nella maggioranza, come già successo nelle scorse settimane.
Le frizioni ci saranno anche in merito alla governance del Pnrr?
Su questo tema le divisioni saranno profonde, perché evidentemente ciascun partito vorrebbe avere voce in capitolo non solo per desiderio di potere, ma per far prevalere i propri interessi. Concretamente, si avrebbe la possibilità di accelerare i progetti più graditi e rallentare quelli che lo sono meno. Non dobbiamo poi dimenticare che collegati al Pnrr ci sono altri temi di possibile scontro, come la gestione dell’Ilva, piuttosto che la creazione della rete unica di telecomunicazioni. Su questo fronte è forte il rischio che ci sia più dissenso che consenso nella maggioranza.
E per quanto riguarda la semplificazione e la Pa?
Non vedo grossi problemi. Nella Pa trovo le tesi del ministro Brunetta molto avanzate e intelligenti. Più che tra i partiti, gli ostacoli in questo caso possono venire dai sindacati o da gruppi di interesse. Penso però che alla fine Draghi sosterrà in modo netto Brunetta. Anche se però c’è un problema fondamentale che il ministro forzista non può affrontare.
Quale?
Quello di cercare di introdurre un po’ di flessibilità anche nel lavoro pubblico, magari con delle esternalizzazioni delle attività burocratiche che possono aumentare l’efficienza della Pa. Anche in questo caso, come del resto per quel che riguarda la semplificazione in generale, non mancheranno resistenze al cambiamento.
Il tema dove Draghi incontrerà più difficoltà è dunque quello relativo alla governance del Pnrr. Potrà superarle?
Penso di sì. Dovrà dimostrare la capacità di intervenire come persona che ha diritto, come primus inter pares, di far valere la sua impostazione. In questo sarà favorito dal fatto di avere nei posti chiave ministri apartitici, come Franco, Giovannini e Cingolani, oppure a lui vicini come Giorgetti.
I contrasti tra i partiti non dovrebbero dunque mettere a rischio il Governo…
No, anche perché i 5 Stelle non sono più combattivi come un tempo e il Pd non ha una posizione del tutto omogenea. Sono ottimista sul fatto che i contrasti possano essere superati piuttosto bene da Draghi. Sarà invece più difficile farlo quando sul tavolo ci saranno le nomine delle diverse società partecipate. In questo frangente c’è poi un fattore che gioca a favore di Draghi e del Governo.
A che cosa si riferisce?
Finora abbiamo avuto una magistratura piuttosto “interventista”. Adesso questi cosiddetti poteri forti giudici sono nel caos più totale.
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