La notizia politica più rilevante di queste ore in merito alla struttura e alla sorte del Governo italico è la bocciatura della candidata macroniana Sylvie Goulard per opera del Parlamento europeo: una sorte che ha condiviso con altri candidati assai meno blasonati di lei, emblema del potere di condizionamento della sola nazione imperiale europea: la Francia. Scatterà una rappresaglia dalle conseguenze inusitate, quanto mai pericolosa proprio oggi che il vuoto lasciato dalla presenza Usa in Siria sarà riempito da una Turchia che vede in questo abbandono l’occasione per far morire sul nascere l’idea di quello Stato curdo nel nord della Siria che gli Usa perseguono da anni e che è la causa vera del distacco crescente della Turchia dalla Nato.
Ci si può così ben immaginare quale effetto abbia potuto avere sulla stabilità del nostro Governo quel groviglio di errori e di contrasti mai sopiti tra intelligence e potere politico che ha avuto per co-protagonista il premier Conte. La prima conseguenza è stata la fisiologica nomina di un esponente dell’opposizione alla presidenza del Copasir. Fisiologia che i ministri grillini si apprestavano a sfidare tra conseguenze terribili per la stessa democrazia, come l’eliminazione di un numero consistenti di parlamentari, eliminazione compiutasi minacciando di ledere il principio costitutivo della sovranità, ossia il mandato di rappresentare la nazione e non gli interessi di collegio oppure di piattaforme on line.
Con questa volontà prevaricatrice assai simile alla violenza eterodiretta macroniana si dovrà confrontare un Governo che immediatamente ha disvelato un’eterogeneità di fini e di comportamenti proprio sul terreno della rappresentanza allorché questa si confronta con la sua stessa essenza democratica, ossia la legittimazione che solo dal voto promana. Ecco quindi le elezioni! Sì, le elezioni senza mandato imperativo non sovrano: le elezioni regionali che saranno il banco di prova della stabilità della maggioranza. Sì, sarà un banco di prova perché – lo si voglia o no – è la democrazia non diretta la piattaforma su cui questo Governo si fonda, non la piattaforma privata e civilista detta (ahi noi!) Rousseau! La prova? L’assemblea regionale laziale, dove tra partiti uniti al governo ci si combatte a colpi di voti di sfiducia contro uno dei costruttori del Governo italico: il presidente della Regione Lazio Zingaretti!
Nel fosco orizzonte mediterraneo che si profila, dove la Russia è destinata a giocare con la Turchia un ruolo via via maggiore, alimentando tensioni crescenti con gli Usa, ciò che è sempre stato uno dei punti di forza degli italici governi che volevano durare, ossia l’utilizzazione del legame di ferro con la Nato e gli Usa per operare come vassallo fedele mediatore. Questa virtù generativa e costitutiva di ogni Governo stabile della storia repubblicana va scolorandosi sempre più rapidamente, fin da quando il Governo si è insediato.
La situazione economica non aiuta, ma non è determinante, come sembra invece nel continuo martellamento mediatico che vuol terrorizzare e paralizzare le opinioni pubbliche e ogni forma di protesta. Scatterà piuttosto la rappresaglia macroniana, che attaccherà al cuore la politica ordoliberista che la Germania non potrà più difendere come un tempo, vista la crisi profondissima del suo sistema bancario e l’acqua che sale dalle paludi di un mercato interno europeo sempre più dilavato. Ora lo scorpione che vuol sempre uccidere la rana anche nello stagno si accorge di star abbarbicato a una tartaruga della Nuova Caledonia che solo un impero come la Francia può rappresentare metamorfosicamente!
Insomma, il Governo starà tra le fredde correnti dello spirito di potenza che lo dissesteranno come un albero sulla punta di un monte. Ma non doveva essere scomparso codesto fantasma? Non s’era tutti trasportati dai diritti universali senza frontiere e Stati, eccetera eccetera? Ma il vento invece soffia… e soffia. È il vento dello spirito assoluto che non trova più quel punto archetipale che gli è indispensabile per realizzarsi. Saranno tristi giornate di un nuovo inverno.