Russia e Cina aiutano l’Iran ad aggirare le sanzioni. E Teheran non ha rinunciato al programma nucleare a causa del quale sono state emesse. L’allarme viene dagli analisti dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale di Tel Aviv, secondo i quali Israele non ha rinunciato a un’opzione militare contro il suo storico nemico. La possibilità di bypassare i divieti inizialmente approvati dal Consiglio di sicurezza dell’Onu e poi targati Usa e Ue è un segno dei tempi: una parte della comunità internazionale in questo momento mira a un ordine mondiale in cui gli Stati Uniti non sono più al centro e non si fa problemi a violare i diktat occidentali. Ecco come l’Iran, grazie anche all’alto livello tecnologico del Paese, sta sfruttando questa situazione per imporsi come uno dei leader del Medio oriente e non solo. Iraniani sono anche molti dei droni che i russi impiegano in Ucraina. Una situazione – osserva Rony Hamaui, docente di scienze bancarie, finanziarie e assicurative all’Università Cattolica ed esperto di economia a finanza islamica – che preoccupa Israele, anche se l’eventualità di un intervento armato di Tel Aviv rimane lontana.
Quali sono le sanzioni contro l’Iran e quanto pesano?
Le sanzioni sono severe ma sono state decise in un mondo di cooperazione, prima della guerra e prima che la Cina diventasse nemica degli americani. Questo mondo adesso non c’è più e anche le sanzioni hanno perso tantissimo del loro valore. Per Teheran però pesano ancora molto. Un esempio: l’Iran ha un’industria dell’automobile molto importante, che fa fatica perché ha bisogno di una serie di componenti che vengono dal mondo occidentale. C’è la battuta che in Iran, se riesci a comprare una macchina, dopo dieci anni riesci a farci più soldi di quando l’avevi comprata. Quelle nuove costano tantissimo, c’è l’inflazione, non si riescono a fare, e quindi ci si rivolge al mercato dell’usato.
Il mondo, però, è cambiato e ci sono diversi Paesi che fanno comunque affari con l’Iran.
Sì, il mondo è cambiato: i russi comprano le armi dall’Iran, una cosa quasi impensabile prima.
Proprio in questi giorni si parla di un nuovo acquisto di droni da parte di Mosca, che ne ha bisogno per sostenere lo sforzo bellico in Ucraina: è la conferma di questo cambiamento?
Non si tratta solo di acquisti: con la tecnologia iraniana stanno costruendo una fabbrica di droni in Russia. Siamo in un mondo alla rovescia. La Russia è sempre stata una superpotenza e ora deve chiedere aiuto agli iraniani. La Cina, con la sua solita visione utilitaristica, compra il petrolio dove costa meno, cioè nei Paesi sanzionati. Acquista a man bassa petrolio russo e iraniano.
Insomma i cinesi si fregano le mani quando ci sono delle sanzioni?
Ma certo. Questo è uno scenario estremamente complicato dal punto di vista geopolitico e geoeconomico.
Il programma nucleare dell’Iran, intanto, procede nonostante le sanzioni? Riescono comunque a mandarlo avanti?
L’Iran non è affatto arretrato. Anzi, è un Paese tecnologicamente avanzato: costruire un reattore nucleare piuttosto che una bomba non è una cosa impossibile. È chiaro che gli iraniani non si sono fermati in questi anni ed è altrettanto chiaro che Israele è preoccupato. Forse Teheran non ha ancora costruito un ordigno nucleare perché finora non ne ha avuto il coraggio, ma ne ha la possibilità.
Le sanzioni, comunque, pesano ancora molto?
Pesano ancora molto e in diversi settori dell’industria. È come la storia della Nord Corea: subisce un sacco di sanzioni, però l’atomica la fa e produce i missili. Creare un arsenale nucleare è un’impresa che anche un Paese sanzionato può portare a termine. Oggi noi ci troviamo con una seconda Corea, ma dietro casa.
Gli iraniani possono realizzare un programma del genere da soli? Non ci deve essere per forza qualcuno che li aiuta?
Non è una cosa impossibile. La tecnologia per costruire la bomba atomica è diventata abbastanza standard.
L’opzione militare sbandierata dagli israeliani per bloccare l’Iran è concreta?
Israele ce la può fare se è spalleggiato dagli Stati Uniti. È una impresa complicata: gli iraniani hanno costruito i loro impianti dentro alle montagne, sotto terra, non in zone facilmente accessibili. Israele da solo non ce la può fare né dal punto di vista politico, né da quello logistico-militare. Con gli Usa forse. Ma neanche loro sono assolutamente sicuri di farcela.
Dovrebbero tenere conto anche delle reazioni che un’azione del genere scatenerebbe?
La difesa israeliana, per quanto Iron Dome (il sistema missilistico di difesa aerea del Paese, nda) sia efficace, è tutta pensata sui missili. Oggi, come ha dimostrato la guerra in Ucraina, lo scenario strategico è completamente cambiato. Iron Dome calcola perfettamente la rotta, permette di colpire il bersaglio e colpisce solo il missile che punta su una zona che abbia un interesse economico o politico. Il drone, invece, può cambiare rotta ogni secondo, perché è teleguidato. Per questo gli israeliani stanno cambiando completamente la loro politica di difesa. Non sono sicuro che siano già capaci di neutralizzare un attacco di droni molto pesante. Lo scenario tecnologico militare è molto cambiato in questi anni, tutto diventa più complicato.
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