Israele si trova davanti a una svolta storica: dopo numerosi tentativi si è formata una coalizione che raggiunge 61 parlamentari, la maggioranza minima, in grado di superare il 50% richiesto. Una coalizione larghissima che contiene di tutto: due partiti di centro – C’è un futuro (Yair Lapid) e Blu e Bianco (Benny Gantz); tre di destra – Yamina (Naftali Bennett), Nuova Speranza (Gideon Saar), Israele Casa Nostra (Avigdor Lieberman); due di sinistra – Laburisti e Meretz – e soprattutto, per la prima volta in Israele, Ràam, uno dei due partiti arabo-israeliani.



Alla guida del nuovo governo Naftali Bennett, leader della destra di Yamina, e il centrista Yair Lapid, che dovrebbero alternarsi alla guida per due anni ciascuno. Non solo: è stato eletto anche il nuovo presidente della Repubblica, Isaac Herzog, ex leader del partito laburista, figlio di un ex presidente della Repubblica, appartenente a una delle famiglie storiche dell’ebraismo moderato e di sinistra che prende il posto di un presidente appartenente al Likud.



Ma la cosa più significativa è certamente l’esclusione, dopo dodici anni di potere, di Benjamin Netanyahu e del Likud dalla compagine di governo. Michael Herzog, fratello del nuovo presidente, ex generale ed editorialista del quotidiano Haaretz, ci ha detto come “non è per nulla assicurato che questa coalizione ottenga la maggioranza, quando il Parlamento andrà al voto. Potendo contare solo su un parlamentare in più, si tenterà di far sì che al Parlamento non si presentino in molti a votare, facendo così cadere la maggioranza”.

Suo fratello, nuovo capo dello Stato di Israele, ha preso il posto di un ex presidente del Likud nello stesso momento in cui il Likud dopo molti anni veniva escluso dalla maggioranza di governo. C’è una qualche connessione tra questi due eventi?



Direi di no, anche perché non abbiamo ancora un governo, probabilmente lo avremo, ma fino a quel momento non è finita per il Likud. C’è ancora molto che può accadere prima che si voti, dobbiamo stare attenti a dire che c’è un nuovo governo, anche se ci sono molte possibilità che sia così. Per quanto riguarda mio fratello, il presidente della Repubblica non rappresenta la parte politica da cui proviene, abbiamo un sistema politico come il vostro, dove il presidente è super partes. Lo ha detto anche nel suo discorso di ieri.

Infatti ha detto che vuole essere il presidente di tutti gli israeliani.

Esatto, ha sottolineato la sua intenzione di rappresentare tutte le parti politiche, di essere una figura che rappresenta l’unità del paese. Ha parlato di costruire ponti, un’immagine significativa e molto forte. Il precedente presidente già aveva rafforzato molto questo ruolo super partes, è stato aperto alle voci diverse, nel rispetto del popolo. Mio fratello farà lo stesso.

Però ha avuto un passato politico importante: presidente del partito laburista, sconfitto da Netanyahu nel 2015 alla carica di capo del governo. Come si può definire la sua visione politica, fermo restando che adesso il suo ruolo è cambiato?

La sua visione, da sempre, appartiene a quella del centro-sinistra israeliano. Per quanto riguarda il problema palestinese, ha sempre sostenuto la politica della convivenza fra due Stati, uno palestinese e l’altro israeliano.

Suo fratello con 87 voti su 120 ha ottenuto la più larga maggioranza della storia israeliana; questo che significato ha?

Non è stata ottenuta solo grazie alle sue capacità politiche e nemmeno per la simpatia e l’umanità che suscita. Una tale vittoria è stata possibile perché i membri della Knesset hanno riconosciuto che Isaac Herzog è la persona giusta al posto giusto al momento giusto per riportare unità nel paese.

Per la prima volta nella storia di Israele un partito arabo entra nel governo. Che partito è?

Se questa coalizione riuscirà a diventare di governo, si tratterà di una coalizione unica, la prima di questo tipo. Ràam è un partito islamista moderato, contrario alla violenza. Crede nella coesistenza tra arabi ed ebrei. È questo che dà fastidio alla destra nazionalista. Per capirsi, quando ci sono state le violenze tra ebrei e palestinesi e arabi in varie città israeliane, il presidente di questo partito, Mansour Abbas, si è recato personalmente davanti a una sinagoga attaccata dai palestinesi, chiedendo la cessazione di ogni ostilità. Un evento davvero unico.

Per ottenere la maggioranza ci vogliono 61 voti su 120 parlamentari, basta cioè un solo voto per mandare all’aria tutto. Quante possibilità ci sono perché possa accadere?

Sulla carta la coalizione ha la maggioranza, 61 voti, ma ci sono forti pressioni perché al momento alcuni membri della coalizione non si presentino al voto. Questo costringerebbe a un nuovo periodo di 21 giorni per trovare il 61esimo parlamentare. In caso di fallimento, si andrebbe a nuove elezioni ancora una volta.

(Paolo Vites) 

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