Molti scenari fanno temere una recessione nelle economie europea e statunitense nel 2023 e un momento particolarmente critico nell’autunno-inverno prossimi nell’Ue. Analizzandoli, chi scrive rileva che questi non valutano a sufficienza la reattività delle istituzioni e del mercato/società a una possibile crisi. Da un lato è molto difficile farlo tecnicamente, ma dall’altro se non lo si tenta la stima proiettiva ha lo status di uno che vede piovere e non contempla di aprire l’ombrello che ha.
Va anche detto che dopo i fallimenti nel prevedere (e gestire) la crisi finanziaria del 2007/08 le istituzioni e gli analisti preferiscono una postura più guardinga per non farsi poi accusare di aver sottovalutato i rischi. Ma al mercato e alla gente interessa capire se le tendenze negative individuate possano essere compensate da contromisure: in tal senso l’analisi di reattività dovrebbe sempre accompagnare quella delle tendenze.
Per esempio, chi scrive aveva inserito tale analisi nello scenario economico 2021 per l’Italia ipotizzando, anche su queste pagine, una crescita tra il 6% e 7% (poi risultata essere del 6,6%) perché aveva dato un punteggio più alto di quello valutato da altri alla vitalità del mercato e al clima di fiducia generato dalla Bce e dall’Ue.
Ora, nell’orizzonte europeo e italiano dei prossimi 18 mesi ci sono rischi di stagflazione (crescita inferiore all’inflazione), di restrizione del credito e aumento del costo di rifinanziamento del debito, di scarsità energetica e di materie prime/semilavorati, bellici (fronte ucraino e di confronto Cina-America), epidemici e ambientali.
Il rischio bellico nel Pacifico è sovrastimato perché né Cina, in guai interni, né America hanno interesse ad accendere un conflitto armato, pur la prima minacciandolo: infatti, riservatamente continuano a parlarsi. Quello tra G7 e Russia è meno prevedibile, ma Mosca sta segnalando autolimitazioni sul campo. Il problema energetico c’è, l’Ue ha attivato i risparmi, ma l’analisi della capacità e della sua redistribuzione mostra che non comporterà blocchi rilevanti alle produzioni, l’Italia è in posizione migliore di altri. La Bce, pur in postura disinflazionistica-restrittiva, è credibile nel poter garantire la stabilità finanziaria macro.
Importantissimo, la reattività adattiva del mercato, per lo meno in Italia, è massima fino al punto da contrastare con un rimbalzo prolungato post crisi 2020-21 quella eventuale del 2023. Pur in modi subottimali, i Governi sono molto reattivi. Pertanto, pur periodo critico il 2023, i rischi appaiono minori di quelli oggi percepiti.