“In pratica, tornerà l’austerità”: senza mezzi termini Antonio Rinaldi sulla riforma del Patto di stabilità presentata dalla Commissione europea. Intervistato da La Verità, l’europarlamentare della Lega ha affermatoche da questa riforma emergerà una Troika al cubo, con la Commissione che divertà il “dominus” della politica economia europea, dotandosi di poteri superiori alla Bce e al Fmi: “Andremo incontro a un gravissimo deficit di democrazia: i burocrati in mezze maniche si sostituiranno ai governi democraticamente eletti”.



Entrando nel dettaglio, Antonio Rinaldi ha posto l’accento sulle regole personalizzate per ogni Paese per i piani di aggiustamento di bilancio: “Una camicia di forza su misura. La Commissione avrà dei margini di discrezionalità fortissimi, intaccando irrimediabilmente i principi democratici. E non lo dice solo Rinaldi nel suo piccolo, ma persino Lorenzo Bini Smaghi: siamo condannati al commissariamento. Le elezioni politiche in Italia diventeranno un optional”.



Antonio Rinaldi: “Torna l’austerity, lacrime e sangue per gli italiani”

Come evidenziato dall’esponente del Carroccio, se un Paese non si adegua ai dettami finirà automaticamente nella procedura di infrazione: “Il rientro dal debito costerà dai 7 ai 15 miliardi l’anno, e sarà strettamente monitorato da Bruxelles”.

Per l’Italia significa lacrime e sangue, l’analisi di Antonio Rinaldi: “Riduzione della spesa sociale, e addio al taglio delle tasse, anzi ce ne saranno di nuove. E questo proprio nel momento in cui l’economia italiana avrebbe estremo bisogno di essere rilanciata“. C’è una sostanziale differenza da non sottovalutare rispetto a prima, quando le regole – nonostante i difetti – erano uguali per tutti: “Adesso si schiudono spazi spaventosi per la Commissione. E il Parlamneto europeo, unico organismo legittimato democraticamente, viene escluso dall’intero processo. Alla faccia dei padri fondatori del sogno europeo”. Il risultato è spaventoso, varare le manovre sarà sempre più complicato: “Saranno manovre sotto dettatura, con estenuanti negoziati all’ombra del ricatto, perchè la procedura d’infrazione scatta anche quando non si firmano le riforme imposte da Bruxelles. E gli eventuali tagli riguarderebbero anche gli investimenti del Pnrr basati sui prestiti europei”.