La visita del nuovo Premier italiano alle istituzioni dell’Ue ha rilievo politico formale per mostrare euroconvergenza, ma i temi sostanziali riguardano la relazione bilaterale tra Italia e Germania in un contesto di quasi conflitto tra Parigi e Berlino. La Germania ha preso una via unilaterale per mitigare due rischi esistenziali: caro energia e perdita in prospettiva del mercato cinese, oltre a quello russo, per restrizioni geopolitiche.
In relazione al primo non ha atteso un piano europeo, ma ha stanziato 200 miliardi nazionali, in parte a debito, per minimizzare i costi delle bollette per famiglie e imprese: 100 miliardi circa verranno spesi nel 2023 e ciò in effetti ridurrà al minimo lo stress inflazionistico per il sistema, mantenendo competitiva l’industria tedesca e la stabilità sociale. Al riguardo dell’export ha fatto la seguente mossa: ha aumentato la convergenza con l’America comprando armi di nuova generazione (per esempio, F 35), che erano invece previste in collaborazione franco-tedesca, e attivando un maxi riarmo “Nato convergente” per ottenere in cambio da Washington una sorta di permesso per mantenere relazioni con il mercato cinese da cui dipende massimamente.
Tale mossa ha fatto infuriare la Francia perché mina l’idea di “sovranità europea” basata su programmi militari comuni, francocentrici. Infatti, Macron si è precipitato a Roma, con la scusa di un convegno, per capire se poteva contare sulla continuazione della relazione privilegiata tra Francia e Italia costruita nel 2021-22 da Draghi.
Al momento la posizione italiana è di non litigare con nessuno dei due, ma dovrà essere precisata a seguito di colloqui approfonditi tra Roma e Berlino. Su cosa? Sullo sfondo c’è il fatto che l’industria italiana è un fornitore di quella tedesca e pertanto non è una cattiva notizia se la Germania industriale resta integra. Ma va valutato il differenziale di concorrenzialità a possibile danno per le imprese italiane sostenute da un minore spazio fiscale nazionale. Il Governo tedesco si è dichiarato contrario a qualsiasi debito comune europeo (sarebbe bocciato dall’elettorato). Inoltre, la rappresentante tedesca nella Bce sta premendo per sospendere i riacquisti di debito attivati durante le emergenze deflazionistica e pandemica, questo il rischio massimo per l’Italia perché renderebbe più oneroso il rifinanziamento del suo debito pubblico.
C’è molto da negoziare, usando la necessità che sia Francia sia Germania hanno dell’Italia, ma con saggezza per preservare la compattezza dell’Ue.
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