Il commercio al dettaglio cresce (+0,4%), e il turismo resta decisamente sopra i livelli pre-Covid (+3,6%). Questi i dati più significativi (relativi allo scorso novembre) del report “Congiuntura flash” appena elaborato dal Centro studi di Confindustria, e riferito al quarto trimestre 2022.

Per quanto riguarda i servizi, gli indicatori segnalano una sostanziale stabilizzazione nel periodo: a dicembre, il PMI (product information management) ha quasi raggiunto la soglia neutrale (49,9 da 49,5), e la fiducia delle imprese è risalita per il secondo mese.



Per viale dell’Astronomia, l’economia italiana sta transitando in un periodo chiaroscuro: il prezzo del gas ai livelli più bassi da oltre un anno e la tenuta del potere d’acquisto totale delle famiglie (ma va registrata anche la vistosa erosione di circa 20 miliardi di euro sui depositi bancari, ndr) sostengono l’attività su livelli migliori di quanto ci si attendesse, come confermato da fiducia e indici di Borsa in recupero. In negativo, invece, agisce il forte rialzo dei tassi, che toglie risorse a investimenti e consumi, colpiti anche dall’inflazione, in calo ma ancora elevata.



Energia. Il prezzo del gas ha aperto il 2023 in netta flessione: 65 euro/mwh in media a gennaio, da 114 a dicembre (14 nel 2019); un ribasso favorito da stock europei di gas ancora alti, clima mite e consumi frenati. Per il petrolio prosegue la lenta discesa (80 dollari al barile, da 81 a dicembre), grazie a una produzione che ha superato una domanda piatta. In lieve rialzo, invece, i prezzi non-energy (+1,6% a novembre-dicembre), dopo la flessione dei mesi precedenti, sui livelli alti del 2021.

Tassi. A novembre il costo del credito per le imprese italiane ha continuato a salire: 3,37% per le Pmi (1,74% a inizio 2022), 2,67% per le grandi (da 0,76%). Un ulteriore aggravio di costi, che avviene a seguito del rialzo dei tassi di riferimento. Il Btp a gennaio è a 3,76% da 4,59% a fine 2022, ma il trend dei tassi resta al rialzo: la Bce ha annunciato nuovi aumenti del tasso ufficiale nei prossimi mesi (secondo i future, dal 2,50% attuale a 3,50% entro dicembre 2023).



Industria. La produzione ha registrato un altro calo a novembre (-0,3%; -1,8% a settembre e -1,1% a ottobre); la manifattura regge (+0,1%), con ampia eterogeneità tra comparti, mentre si contrae il settore delle forniture energetiche (-4,5%). Per il 4° trimestre la variazione acquisita è molto negativa per il totale industria (-1,7%, -0,6% nel 3°). I dati qualitativi a dicembre segnalano uno scenario debole: gli ordini continuano a diminuire, le scorte ad aumentare, le attese di rimbalzo si ridimensionano; il PMI è fermo in area di lieve contrazione (48,5 da 48,4), la fiducia delle imprese segna una nuova discesa.

Costruzioni. Il settore ha iniziato male il quarto trimestre (-0,5% la produzione a ottobre- novembre), dopo il calo nel terzo e l’espansione precedente. Confindustria prevede che la fase difficile proseguirà: i dati sui permessi di costruire segnalano un forte calo (-12,6% nei mesi estivi in termini di superfici residenziali).

Reddito e consumi. L’inflazione, ancora alta a dicembre (+11,6% da +11,8% a novembre) e maggiore per le famiglie meno abbienti (+18,4% contro +9,9%), minaccia i consumi, la cui risalita, fino al terzo trimestre, è stata favorita dalla tenuta del reddito reale (anche grazie a più occupazione) e dagli extra-risparmi passati (stabilizzata ora a 7,1% la propensione). Si prevedono decisioni di spesa prudenti.

Mercato del lavoro. I dati mostrano una buona performance nel 2022 in termini di occupati: +50mila a novembre da settembre (e +280mila da gennaio). Ciò spiega, in parte, la diminuzione del numero di disoccupati (-26mila negli ultimi due mesi). Positivo anche il costante calo degli inattivi.

Export. Prosegue la dinamica altalenante dell’export italiano, in rimbalzo a novembre (+3,8%, dopo -1,5%), anche grazie a maxi-vendite nella cantieristica navale. Fanno da traino i paesi extra-Ue mentre l’export intra-area è stazionario: Usa e Turchia si confermano i mercati più dinamici, fiacche le vendite in Cina, in contrazione in Russia; fa da freno, anche in prospettiva, l’indebolimento del mercato tedesco. Le indicazioni per inizio 2023 restano negative secondo gli ordini manifatturieri esteri, a fronte di una domanda mondiale debole, come confermano i dati sul commercio in area di contrazione.

Eurozona. In calo l’inflazione nell’area (+9,2% a dicembre, da un picco di +10,6%), anche se in ritardo di 4 mesi sugli Usa, dove è inferiore di quasi tre punti (+6,5%). Questo dato si affianca ad altri altrettanto positivi: il rialzo dell’indicatore di sentiment (95,8 a dicembre, da 94,0); il PMI composito che segnala una flessione più contenuta (49,2 da 47,8); il rimbalzo della produzione industriale, oltre le attese (+1,0% a novembre). Tuttavia, l’incertezza e la spinta restrittiva che proviene dai tassi tengono ancora alti i timori di una (moderata) recessione nel 2023.

Usa. Il Pil americano nel terzo trimestre 2022 è cresciuto più delle stime iniziali (+0,8%), grazie a miglioramento dei consumi (+0,6% da +0,5% nel 2°) e accelerazione di spesa pubblica (+0,9% da -0,4%) ed esportazioni nette (+0,7% da +0,4%), che hanno beneficiato del recupero di quasi il 9% dell’euro sul dollaro. Viceversa, ancora in calo gli investimenti (-0,9%), dato coerente con la debolezza dell’attività: -0,7% la produzione industriale.

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