L’annuncio della Bce del 21 luglio 2022 è stato un passaggio fondamentale nel corso della crisi della presunta demiurgica capacità realizzatrice di Mario Draghi e della sua stessa compagnia di ventura. Una compagnia pencolante tra gli Usa e la ricercata ricomposizione dei poteri situazionali di fatto e istituzionali della poliarchia europea.



Ciò è dimostrato dal Trattato franco-italiano e da quel “conato d’instaurazione” dell’Impero Mediterraneo auspicato mesi or sono con la Francia (ancora!), la Spagna e la Grecia da Macron e Draghi, ma subito dismesso delle sue vesti proto-imperiali dalla levata del sopracciglio Usa ,da un lato, e del cipiglio ottomano in salsa erdoganiana dall’altro.



E nel contempo Draghi non ha saputo sottrarsi al pilota automatico Ue, proprio quando ne avrebbe avuto la possibilità, gestendo, grazie al plusvalore politico anglosferico accumulato nel tempo, il Pnrr con creatività e intelligenza politica, allargando la base di consenso e non invece restringendola a favore degli eredi del Britannia, come ha fatto con il decreto concorrenza, anziché di nuovi adepti al solo blocco di potere politico che avrebbe potuto sostenerlo: quello dei penultimi e degli ultimi, come la vicenda emblematica dei tassisti ha dimostrato in forma preclara.

Se scegli di sdraiarti sulle multinazionali finanziarie neo-schiavistiche invece che con i lavoratori, paghi il fio imposto da un presidente della Repubblica, al quale va tutta la nostra dedizione, che è certo ispirato dalla lampada di un Aladino che s’inventa “governi senza formula politica” (una sorta di rimasticatura da bignamino di Carl Schmitt), per poi ritrovarsi quel Governo medesimo immerso in una vera e propria “formula politica “(come è accaduto in questi convulsi giorni!). 



Ma allora, con questi frangenti, codesta “formula politica” altro non può essere che un amalgama tra la mucillaggine peristaltica dei 5 Stelle e un establishment più sordo che mai alle esigenze di una società che si avvia a una crisi sociale di riproduzione – e non solo di produzione – che segnerà una svolta radicale nella storia della nostra Patria. Draghi, pur sorvegliato a vista – non tanto dalle autorità del pilota automatico Ue, quanto invece dall’anglosfera – non poteva che trovarsi in una condizione al di sopra delle sue capacità. Di qui la tragedia (che ha scatenato il sarcasmo di Mario Monti, aggiungendo al dramma una nota comica: dopo “L’inverno di Monti” ecco “Lo sciogliersi dei ghiacciai di Draghi” e i danni saranno ben peggiori).

Mario Draghi, uomo per bene, dedito al lavoro e probo come non mai, si è trovato nel cul de sac della sua preclara incapacità di azione sociale e di risposta alle varianze di processo: si è trovato solo alla meta, senza desk offices simil bancario di decine di persone scriventi e pensanti che ne sorreggessero le apparizioni pubbliche. Non poteva che finire com’è finita. Del resto, l’anglosfera non permette errori. L’inderogabile necessità della ricostituzione di un potere di deterrenza anti-russo e anti-cinese insieme (se non si vuole veder ingoiata Taiwan dall’imperialismo tutto asiatico) impone in tutta Europa, impegnata nella guerra anti-russa, la continuità dei Governi quali che siano le condizioni e le ambizioni personali. Perché? Perché è giunta l’ora della verità. 

Certo, l’anglosfera si dibatte in una crisi storica, vedi i casi Johnson e Biden e vedi contestualmente una Nato che prolunga il suo potere di deterrenza sino all’indo-pacifico senza aver risolto ancora il problema del nesso organico russo-cinese del capitalismo tedesco! Capitalismo veramente globale che dovrebbe armarsi per combattere… scegliendo le merci Usa – energetiche in primis e trasformando interamente la sua formazione economico-sociale. 

Dinanzi a questa crisi, Christine Lagarde ha dato l’impressione di aver recepito il grido di dolore e di saggezza che è venuta da una persona proba come l’italiano Panetta – che svolge un ruolo delicatissimo nella Bce – e dagli stessi francesi, interessati, forse più dell’Italia, alla riproposizione di una sorta di politica à la Draghi annunciata con gran “glancor di buccine” e certamente essenziale per non favorire, con la frammentazione finanziaria, da parte della stessa Bce, la disgregazione dell’euro, la caduta verticale nei confronti del dollaro e in tal modo l’aumento dello spread.

I prezzi in dollari dei beni energetici e alimentari fanno il resto. Ma la non frammentazione è vincolata alle consuete norme fissate dalle nazioni estrattive e denominate frugali: la Germania e i suoi alleati olandesi e austriaci, seguiti dalla solita Spagna riluttante ma sempre piegata. Il tutto mentre all’orizzonte si profila Putin che tratta con l’Iran e lavora per una nuova alleanza dei cosiddetti non allineati e che minaccia sia lo Stretto di Hormuz, sia tutto l’indo-pacifico e mira a neutralizzare le monarchie “petroliere” del Grande Medio Oriente.

Insomma, Mario Draghi non ha portato un bel nulla di quell’aria fresca di rinnovamento che tutti decantavano. L’unica sconvolgente novità è il passo di corsa che ha assunto ora il calpestio della nostra Costituzione e della nostra democrazia parlamentare. Caso unico al mondo di un Governo senza formula politica con a capo un ex banchiere centrale con scarsa dimestichezza non con il potere weberiano, ma con quello che promana dalla sovranità costituzionale e che si fonda sul potere oggi smisurato di partiti dimidiati e frantumati con capi non eletti e paracadutati da straniere terre, dove non si parla la lingua del Muratori, di Manzoni, di Leopardi: della Patria nostra.

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