La storia si ripropone sempre, anche quando il disordine pare sommergerla nella disgregazione e nella decadenza dell’ordine fondato sulla fiducia relazionale. Su quest’ultima si reggono non solo i grandi sistemi sociali che ci sovradeterminano, ma anche i subsistemi che trasmettono l’energia politica che consente a quei sistemi di riprodursi.



Il subsistema della circolazione delle classi politiche è giunto in Italia a un punto di svolta. La personalizzazione dei partiti e la dipendenza dalle potenze straniere di una parte cospicua delle classi politiche determina quella che io anni or sono – all’emergere del costrutto vaticano-cinese dei 5 Stelle in guisa di emersione del popolo degli abissi – definii una mucillagine peristaltica, ossia una fibrillazione continua della circolazione delle classi politiche che provoca discontinuità e incapacità di realizzare l’offerta politica resa pubblica.



In questo contesto gli unici partiti ancora con radicamento territoriale e bassa fibrillazione – ossia la Lega e Fratelli d’Italia – svolgono un ruolo decisivo e determinante rispetto al condizionamento europeo e rispetto al rapporto con lo Stato. Ma è questo rapporto con lo Stato che è franato in questi trent’anni e ha colpito anche Fratelli d’Italia che viene visto come un pericolo da parte dei fautori della disgregazione. Quel rapporto tra partiti e Stato è franato dall’alto – come ci insegnava Alberto Predieri – per via della macchina d’acciaio europea a trazione franco-tedesca, e dal basso per lo sgretolamento delle rappresentanze locali disseccate dal liberismo austero e dall’entropia regionale divaricatrice come il Pnrr disvela impietosamente.



E si disvela altresì impietosamente quando la caduta della fiducia spezza la relazionalità che anche nei frattali più fibrillanti è necessaria per circolare come classi politiche e dare vita alla macchina istituzionale. Essa può essere posta in movimento solo dalla rappresentanza politica.

La situazione italiana è interessantissima. Le forze vitali non sono tutte quelle classiche dei partiti storici, ma soprattutto quelle postmoderne dei caucus familistici e dei nuclei degli imprenditori politici a circolazione in versione neoliberista tesi a trasformare in mercato anche – e per sempre – la politica.

Ebbene con l’elezione di La Russa alla presidenza del Senato si conferma che la persistenza del classico legame istituzionale tra partiti e Stato è ormai solo nelle corde di Fratelli d’Italia. Le cosiddette sinistre sono rimaste paralizzate e vittime di questa torsione divaricata e divaricante della rappresentanza partitica nel rapportarsi allo Stato. Le altre formazioni politiche fanno della rottura di questo rapporto la loro forza in un terribile decadimento del costituzionalismo liberale classico.

La continuità istituzionale è solo nelle mani di Fratelli d’Italia, mentre tutto l’arco maggioritario delle compagnie di ventura della classe politica non riesce a stabilire una continuità istituzionale con lo Stato. Di qui i voti che mancano in Parlamento per eleggerne i massimi vertici e le promesse non mantenute e la rissa che scade nel turpiloquio.

Mentre su tutto aleggiano torve le nubi della guerra e della povertà energetica, lasciandoci annichiliti perché nulla si muove e tutto rimane sprofondato nell’ignavia dell’incompetenza amorale draghiana a trazione francese.

Scientificamente interessati, ma annichiliti moralmente.

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