I contagi scendono, ma il governo estende il green pass. Una direzione opposta a quella intrapresa dal Regno Unito, dove il premier Boris Johnson ha deciso all’ultimo di ritirare la legge sul pass vaccinale che molti parlamentari, non solo conservatori, ritengono una misura coercitiva e discriminatoria. “Massimizzare in ogni modo le vaccinazioni è l’unico reale strumento di cui il governo dispone” dice al Sussidiario Antonio Pilati, saggista, ex componente dell’Agcom e dell’Antitrust, “perché abbiamo fatto molto poco sui fronti diversi dalla vaccinazione”. Il momento di verità della linea Draghi-Speranza-Brunetta sarà in autunno, quando il governo dovrà affrontare un groviglio di problemi al cui centro sta quello economico.
Giorgetti ha dichiarato che si va verso l’estensione del green pass a tutti i lavoratori. Perché questa scelta?
Molte varianti del Covid-19, come la Delta, hanno la capacità di infettare, sia pure in forma più leggera, anche i vaccinati. Altri varianti sono in arrivo e potrebbero aggirare la protezione vaccinale.
Come in Israele?
Sì. Il caso di Israele, dove i contagi salgono nonostante una vaccinazione tra le più estese al mondo, parla chiaro. In questo quadro, l’azione del governo Draghi è quasi obbligata.
Nonostante abbiamo una percentuale tra le più alte di vaccinati al mondo. Perché?
Perché abbiamo fatto molto poco sui fronti diversi dalla vaccinazione: potenziamento del trasporto pubblico, interventi sulle aule scolastiche, sviluppo dei protocolli terapeutici, valorizzazione dei medici di base.
Sono mesi che ne parliamo. Bisognerà chiedersi il motivo.
La risposta più probabile è il peso del passato. In questa situazione, dovuta all’eredità del governo Conte 2, e di fronte alla diffidenza di molti italiani verso il vaccino, il green pass è l’incentivo negativo quasi inevitabile per aumentare le vaccinazioni.
Da cosa dipende questa diffidenza?
La farei risalire alla comunicazione confusa e in parte contraddittoria che è stata fatta per molto tempo intorno al Covid.
Incapacità o scelta deliberata?
La situazione è andata fuori controllo. Il gran numero di virologi che parlano in tv dicendo tutto e il suo contrario indicano un problema sfuggito di mano. In presenza di una comunicazione disordinata nascono idee sbagliate. E le idee sbagliate possono determinare il ricorso a mezzi coercitivi come il green pass.
Le cito Brunetta: “Il green pass? Geniale, perché aumenta il costo psichico e monetario a carico degli opportunisti contrari al vaccino”.
Descrive in modo brutale la scelta di Draghi e del governo.
Ancora: “il green pass ha questo obiettivo: schiacciare ai minimi livelli la velocità di circolazione del virus. Ci stiamo arrivando, mancano ancora 10 punti”.
Massimizzare in ogni modo le vaccinazioni è l’unico reale strumento di cui il governo dispone. Anche se non sono risolutive, comunque per ora contengono il virus.
Il green pass non sembra solo uno strumento di pressione sanitaria. Sembra aver assunto una valenza etica.
Conseguenza inevitabile. Se punti tutto sul vaccino, se hai avuto una comunicazione a monte che non aiuta a superare la diffidenza, devi fare tutto il possibile per aumentare il numero delle vaccinazioni. Pertanto chi non si vaccina è contro il governo e il paese.
Eppure le manifestazioni no vax sono andate quasi deserte.
La stragrande maggioranza degli italiani pensa che i vaccini, pur con tutti i loro problemi, sono nella situazione attuale uno strumento essenziale.
Il partito di Salvini ha ottenuto (dal 23 settembre) i tamponi rapidi per ottenere il green pass. È una via d’uscita per chi non intende vaccinarsi.
La Lega è in una posizione difficile, perché da un lato dice la verità sul green pass, cioè che è uno strumento coercitivo. Però, essendo al governo da sette mesi, le è difficile criticarne i ritardi.
Qual è il punto?
Dire la verità in questa fase non fa bene alla Lega. Va molto meglio alle altre forze politiche, che fanno una campagna martellante per il green pass e quindi possono evitare di toccare le altre questioni.
“Dalla pandemia si esce a sinistra, non a destra”. Lo ha detto Letta chiudendo la Festa nazionale dell’Unità a Bologna. Cosa può significare?
La mia lettura è maliziosa: si esce dalla pandemia costruendo una società con più divieti e quindi più autoritaria. Sembra la conferma che la sinistra oggi in Italia tende all’autoritarismo.
Si parla molto dell’inflazione crescente e delle soluzioni per porvi rimedio. Per abbatterla molti sostengono che si dovrebbe consumare di meno. Un nuovo lockdown non potrebbe andare bene allo scopo?
Non sono d’accordo. Mi pare che l’inflazione sia concentrata su alcuni settori che soffrono di scarsità di approvvigionamenti, come materie prime e semilavorati. Combattere l’aumento dei prezzi dovuto alla scarsità di elementi produttivi fondamentali riducendo la domanda sarebbe un modo drammatico di risolvere la questione.
E perché?
Ma perché vorrebbe dire che l’unica soluzione è ridurre la produzione. Sarebbe la decrescita in-felice, cioè l’impoverimento generalizzato. Il problema va risolto a monte, negli approvvigionamenti. Ridurre la domanda vuol dire creare povertà.
A meno che dalla crisi non si voglia, appunto, uscire a sinistra. Con l’obiettivo di una redistribuzione generale della ricchezza. Un grande “reset”, per di più moralmente corretto.
L’unica ad avvantaggiarsene sarebbe la Cina. Biden sta attuando un programma di forti aiuti economici alle famiglie. Se metti più soldi nelle tasche dei tuoi concittadini, stai puntando sull’aumento dei consumi.
A proposito di aumenti. Ieri Cingolani ha detto che sulla bolletta energetica ci sarà presto un rincaro del 40%.
Una parte è dovuto all’aumento del prezzo del gas, l’altra parte alle misure ecologiche. Ma già oggi in bolletta noi paghiamo in maniera molto elevata il supporto alle energie rinnovabili, che oggi sono strutturalmente in perdita.
Quindi?
Quanto più crescono le richieste di tipo ecologico, tanto più devono aumentare le sovvenzioni. L’estremismo ecologico dell’Unione Europea è una politica molto costosa. Sia per i consumatori, sia nel tempo anche per i produttori.
Che cosa deve temere di più il governo Draghi nel prossimo autunno? Il Covid o l’inflazione?
Davanti a sé il governo ha un complicato groviglio di problemi. Se i contagi non vengono abbassati, e si affaccia lo spettro di un lockdown, vorrebbe dire che la strategia delle vaccinazioni ha dei grossi problemi e che cadono le speranze di ripresa. Avremmo la prospettiva drammatica di una stagnazione produttiva accompagnata da un’inflazione derivata dai costi dovuti alla scarsità di materie prime.
Un quadro veramente brutto. Come lo commenta?
Per chi ha un’età sufficiente, il ricordo della stagflazione che ci fu alla metà degli anni 70 non è un bel ricordo. Naturalmente non è un destino irreversibile, è una possibilità.
Cosa dovrebbe fare subito il governo per evitarla?
Agire con decisione sui fronti su cui finora si è fatto poco.
(Federico Ferraù)
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