In Italia è diffusa la profezia di un autunno catastrofico. Chi scrive vede i rischi, ma tutti gestibili con adeguata preparazione e di minor impatto di quanto ora vagheggiato. Poiché l’eccesso di pessimismo rallenta la circolazione del capitale frenando la ripresa, così come la negazione dei pericoli poi porta a delusioni che causano shock economici, è razionale tentare di calibrare lo scenario autunno-inverno in modi realistici.
Cercando l’origine della profezia si trova che inizialmente si pensava, non solo in Italia, che la stagione calda avrebbe limitato i contagi, ma che poi sarebbero ripresi nella stagione più fredda combinati con l’influenza “ordinaria” e conseguenti ambiguità diagnostica e ingorgo degli ospedali. In realtà il virus resta diffuso anche nel caldo. Ma il punto è l’apprendimento. I dati a livello europeo mostrano che è rapido, rendendo probabile un’elevata capacità di individuare e isolare anche migliaia di focolai senza causare blocchi economici totali.
In Italia la disciplina precauzionale della popolazione è tra le più elevate al mondo. Combinando questo fattore con la buona capacità di presidio, migliorando il controllo dei confini e rendendo disponibile il vaccino antinfluenzale, la probabilità di una catastrofe è minima. Il vaccino anti Covid-19? Annunci a parte, non si conoscono ancora i tempi. Ma è probabile che nell’attesa la viabilità dei mercati non sarà compromessa.
L’altro motivo della profezia catastrofica è che l’impatto economico è stato rinviato verso fine anno da misure assistenziali e sostegni temporanei che dovranno finire per il loro costo insostenibile, lasciando – secondo la profezia – il 30% delle imprese italiane e da 1 a 1,5 milioni di lavoratori a terra. Ma i dati correnti indicano una ripresa forte a luglio e agosto, anche dell’export e del turismo. I volumi d’affari saranno in forte calo in relazione al 2019, ma la platea di situazioni gravi sarà minore di quanto temuto. E si potrà ridurre mirando meglio gli interventi dando risorse e facilitazioni dove veramente serve evitando di allocarle dove non è necessario come visibile nel recente decreto.
Infatti, il Governo dovrebbe passare da una dichiarazione d’emergenza generale a una settoriale, cioè mirata al sostegno di singoli comparti economici a ripresa più lenta. Il ritardo del Governo nel farlo genera un eccesso di pessimismo, utile per governare via decreti, ma certamente dannoso per l’economia nazionale.