Tutto come previsto: Renzi apre il dopo Conte-bis, ma resta in maggioranza. Situazione assai scomoda per le forze di governo anche qualora dovesse materializzarsi la pattuglia dei responsabili che, fra l’altro, tutti smentiscono di cercare o volere come ha dichiarato lo stesso premier Giuseppe Conte.

Ma Renzi non poteva fare altro che uscire dal Governo per far saltare la fortificazione di commissari di cui il presidente del Consiglio si è circondato e con la quale dall’inizio della pandemia ha – di fatto – commissariato maggioranza, Consiglio dei ministri e Parlamento.



Se cade il Conte-bis si sgretola d’un colpo il castello di super-consulenti facenti capo alla presidenza del Consiglio. Questa la mossa di Matteo Renzi. Tutti a casa, insomma.

Eppure tutto rimane possibile, persino un Conte ter. Goffredo Bettini solitamente non parla a vanvera e sapendo in anteprima l’esito della conferenza stampa di Italia Viva ha voluto puntualizzare l’esistenza e la concretezza di spiragli per un accordo di fine legislatura.



La palla passa nelle mani di Giuseppe Conte che ha due strade: puntare sull’orgoglio politico come fece con Matteo Salvini, e prendere a pesci in faccia la forza politica che gli ha permesso di restare a palazzo Chigi dopo lo strappo della Lega, oppure munirsi di umiltà politica e, come ha suggerito il presidente Pier Ferdinando Casini, far nascere dalla crisi qualcosa di buono per il Paese.

La questione è una: Conte sarà capace di fare a meno del suo fortilizio (a partire dal plenipotenziario e uomo tuttofare Domenico Arcuri) e condividere tutte le scelte di governo con le forze politiche di maggioranza, oppure vorrà rimanere l’uomo solo al comando con gregari fedelissimi?



Il passaggio è certamente stretto, ma in politica è talvolta necessario fare un passo indietro per farne fare due avanti al Paese.