Oggi Mario Draghi riferirà in Parlamento sulla crisi ucraina la cui escalation potrebbe non solo rafforzare il suo esecutivo, ma anche consentirgli di accelerare i tempi su alcuni importanti dossier che rischiano altrimenti di restare bloccati tra i veti incrociati dei partiti della maggioranza.

Come evidenzia l’ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili, «la salita del Premier al Quirinale 18 giorni dopo la rielezione di Mattarella ha rappresentato un segnale di scarsa tenuta della maggioranza. Ora la situazione, a mio avviso, porterà a mettere in secondo piano il tema dei rapporti tra i partiti che sostengono il Governo».



E l’esecutivo ne uscirà rafforzato?

Secondo me sì. Non è questo il momento delle discussioni, dei dissapori, degli agguati parlamentari, ma anzi i partiti si stringeranno intorno al Governo, anche perché siamo di fronte a una partita che chiama in causa e in prima linea l’Europa: l’esecutivo ne uscirà rafforzato, almeno in una prima fase, per via delle importanti decisioni che dovranno essere prese a livello di Ue, di Nato, di rapporti tra Paesi occidentali. Sono tutti temi che vengono prima di tutto il resto.



È probabile che però si arriverà a dover affrontare ulteriori rincari energetici ed emergerà nuovamente la richiesta di uno scostamento di bilancio.

Passato il momento della prima reazione a caldo, quando arriveranno sanzioni più dure, bisognerà fare i conti con quelli che saranno i contraccolpi interni delle stesse, specie sul piano energetico. L’Italia è probabilmente il più vulnerabile tra i grandi Paesi europei da questo punto di vista. Se ci sarà, come probabile, incertezza sui mercati, inflazione in crescita e si presenterà la necessità di ulteriori interventi contro il caro bollette, sono sicuro che i partiti torneranno a chiedere lo scostamento di bilancio battendo magari sul tasto dell’emergenza geopolitica. Le decisioni del Governo dipenderanno sia dai termini in cui si porrà questa emergenza, sia dalle scelte che farà l’Europa.



Da che punto di vista?

Siamo in una fase in cui dovrà essere avviato il confronto sul futuro del Patto di stabilità e crescita e proprio in questi giorni sta emergendo che Bruxelles offrirà ai Paesi membri delle linee-guida da applicare nel periodo di transizione dalle vecchie alle nuove regole nelle quali, probabilmente, si terrà conto anche dei rischi legati alla geopolitica. Potrebbe essere quindi concesso uno spazio di manovra ai singoli Paesi su questo terreno.

In questi giorni si è parlato di una possibile anticipazione del Def e della volontà del Premier di stringere i tempi su alcuni dossier chiave come quello relativo alla riforma fiscale. In virtù di quello che sta accadendo in queste ore, questa strategia andrà rivista?

La situazione dovrebbe consigliare al Governo di riprendere in mano l’agenda e di accelerarne l’attuazione, perché di fronte abbiamo un quadro più ricco di incognite che di certezze e sarebbe quindi meglio avere dei punti fermi su cui poggiare le scelte future. Anticipare il Def rispetto alla scadenza formale di aprile credo che sarebbe d’aiuto. Per quanto riguarda la riforma fiscale e il ddl concorrenza, si tratta di provvedimenti da condurre in porto entro la fine dell’anno con la scrittura di tutti i decreti delegati: quindi, prima si fa, meglio è. Sappiamo però che quando si prendono in mano questi due dossier, inevitabilmente ritornano a galla delle questioni che finora sono state lasciate volutamente a latere. In particolare, il gigantesco macigno della riforma del catasto.

Come può essere superato questo macigno?

Credo che sarà fondamentale la formulazione finale che avrà il testo. È vero che Draghi ha assicurato che non si andrà verso un rialzo delle imposte sulla casa, ma l’obiettivo è quello di svolgere una ricognizione sui livelli degli estimi catastali. È chiaro, però, che nel momento in cui si riscontrassero delle importanti differenze ci si troverebbe di fronte alla possibilità di aggiornare i valori catastali e andare quindi in futuro verso una riforma che viene chiesta da tempo dalla Commissione europea nelle sue Raccomandazioni: spostare la tassazione dalle persone alle cose, immobili compresi. Nel momento in cui si tratterà di mettere tutto nero su bianco ci sarà da fare un esercizio molto complicato dal punto di vista politico ed è facile immaginare che nella maggioranza Lega e Forza Italia punteranno i piedi.

Neanche anticipare il Def sarà facile, visto che dovrebbe entrarvi la futura riforma delle pensioni su cui da tempo è aperto il confronto con i sindacati che non è arrivato però a una conclusione…

Sono tutti nodi che il Governo, forse anche approfittando di questa drammatica contingenza che si è venuta a creare, potrebbe cercare in qualche modo di sciogliere in tempi brevi proprio in virtù di una situazione che invita alla compattezza.

Probabilmente questo fine settimana verrà ribadito dall’Eurogruppo che l’Italia non ha ancora proceduto alla ratifica della riforma del Mes.

Franco non l’ha ancora calendarizzata, ma tornando alla ribalta proprio ora il Mes potrebbe essere presentato come un canale di finanziamento in più attivo in Europa cui, alla luce dell’emergenza geostrategica, si potrebbe valutare l’accesso piuttosto che andare a indebitarsi sui mercati.

Si sta parlando della fine dello stato di emergenza, della vigenza del green pass e di molte restrizioni legate al contrasto alla pandemia: potrebbero essere una sorta di contropartita rispetto ai nodi politici da sciogliere di cui abbiamo appena parlato?

Mi sembra che l’uscita di Draghi sul tema abbia voluto dare un segnale anche di fiducia a tutti – non solo ai partiti della maggioranza, ma anche all’opinione pubblica – sul fatto che verranno meno le restrizioni derivanti dal contrasto al Covid. È un segnale voluto non solo perché i dati lo consentono, ma anche per lanciare un messaggio positivo al Paese.

Anche perché nel frattempo il clima sociale si sta surriscaldando, viste le proteste degli autotrasportatori contro il caro carburanti…

Certamente il mix dell’impatto sull’opinione pubblica di una situazione difficile dal punto di vista della pandemia e delle conseguenze dei rincari energetici può essere devastante. È un aiuto importante, quindi, riuscire ad avere un orizzonte sgombro almeno sul terreno della pandemia.

Che atteggiamento avrà Mattarella in questa fase? Aiuterà ancora di più Draghi con la sua moral suasion?

Non c’è dubbio. La situazione internazionale rimette ancora di più in campo il presidente della Repubblica. In questo momento ha un terreno di esercizio di moral suasion molto più ampio di quello che aveva fino a dieci giorni fa. In questo senso l’accoppiata Draghi-Mattarella non può che marciare all’unisono: la posizione del capo dello Stato sarà quella del presidente del Consiglio e viceversa, ci sarà perfetta identificazione e questo rafforzerà anche il Governo di unità nazionale.

(Lorenzo Torrisi)

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