“Sarebbe importante. Non mi interessa di che colore, ma mentre sta nascendo la nuova Europa, la nuova Commissione, il nuovo Parlamento e la nuova Bce, avere scoperto il ministro delle Politiche comunitarie, non mi sembra utile. Quindi chiederò a Conte che venga nominato il prima possibile”. E ancora: “Io non chiedo nulla, se ci fosse necessità di una squadra più compatta io ovviamente, come sempre, sono disponibilissimo. L’importante è che al centro di tutto ci sia l’interesse nazionale italiano”.



Sono parole di Matteo Salvini, che vuole portar via al “partito del Presidente”, rappresentato da Mattarella-Conte-Tria-Moavero, almeno una pedina che possa partecipare al gioco europeo. Ora è tutto più chiaro. Enrico Letta, dal Vietnam, aveva speso parole di apprezzamento per Conte visto come la “garanzia della stabilità italiana dei conti nel quadro europeo” e baluardo di “contenimento rispetto a Salvini”.



Nelle stesse ore, si era appreso da fonti europee come qualcuno si fosse adoperato per piazzare l’ex premier epurato da Renzi nel 2014 al posto del polacco Tusk come nuovo presidente del Consiglio europeo. Un socialdemocratico in una delle posizioni chiave della “nuova Ue”, nonostante tutti i partiti in cui potrebbe rispecchiarsi Letta siano andati peggio dei populisti alle elezioni europee del 26 maggio.

Facile sospettare i vertici del Pse per questa manovra. Forse troppo facile. Una provocazione, o forse un gioco sporco: se il governo rifiuterà la cortese offerta, il rischio è di rimanere senza alcun rappresentante di peso ai piani alti di Bruxelles.



Di Maio ha subito esposto i dubbi dell’esecutivo: “Tutta la mia solidarietà, mai venuta meno, all’ex presidente del Consiglio Enrico Letta (e sapete a cosa mi riferisco…), ma nel ruolo di commissario Ue per l’Italia no grazie. Se dobbiamo mandare qualcuno a rappresentare il nostro Paese, ci mandiamo una persona che l’Italia l’ha sempre difesa, una persona che abbia a cuore le nostre imprese, i diritti dei lavoratori, che abbia a cuore la sanità e gli investimenti”.

Molta cortesia, forse troppa, quasi che Di Maio sapesse che la proposta di Letta nascesse non dai socialisti ma proprio da quel partito del Presidente con cui i due vicepresidenti del Consiglio stanno combattendo una difficile partita a scacchi.

Nel frattempo Ppe, socialisti, liberali e verdi hanno ufficializzato l’accordo che sosterrà la nuova Commissione europea. E in quell’accordo, per i sovranisti, non c’è spazio.