Nel suo intervento di ieri al Parlamento europeo, Mario Draghi ha ricordato che “la pandemia e la guerra hanno chiamato le istituzioni europee a responsabilità mai assunte fino ad ora”, evocando la necessità “non solo di un federalismo pragmatico ma di un federalismo ideale”. Per affrontare la crisi che colpisce l’Europa, il Premier auspica non solo l’imposizione di un tetto Ue al prezzo del gas, ma anche la riproposizione degli strumenti messi in campo nel 2020 come il Fondo Sure, in modo da finanziare misure di sostegni ai redditi più bassi, e il Next Generation Eu “per quanto riguarda gli investimenti di lungo periodo in aree come la difesa, l’energia, la sicurezza alimentare e industriale”.



Come evidenzia l’ex direttore del Sole 24 Ore Guido Gentili, Draghi di fatto indica la via d’uscita dalla crisi «insistendo su quella che era stata la grande apertura del 2020 contro la pandemia, la creazione di debito comune, e ricordando la possibilità di far valere la forza negoziale dell’Europa nei confronti della Russia imponendo un tetto al prezzo del gas, tema quest’ultimo che verrà discusso nuovamente in occasione del prossimo Consiglio europeo di fine mese».



L’attuazione delle proposte di Draghi diventa cruciale anche per la strategia anti-crisi del suo Governo?

Certo. Anche perché i provvedimenti approvati lunedì, di portata più ampia rispetto a quella prospettata fino al giorno prima, e senza scostamento di bilancio, sono stati possibili grazie a un rialzo di 15 punti percentuali della tassazione sugli extraprofitti delle aziende energetiche. Inoltre, quasi la metà dei 14 miliardi reperiti è stata destinata all’erogazione di un bonus una tantum da 200 euro a 28 milioni di lavoratori e pensionati. È chiaro però che sarebbe difficile varare altri sostegni della stessa portata senza trovare fonti di finanziamento diverse dall’incremento della tassazione per alcune imprese e dall’aumento del deficit. Se entrassero in campo gli strumenti prospettati da Draghi sarebbe tutta l’Europa su questo terreno a dare il suo contributo, risolvendo problemi di politica economica importanti, al di là del mero finanziamento dei sostegni ai redditi.



A differenza di due anni fa, però, quando la pandemia aveva colpito i Paesi europei sostanzialmente allo stesso modo, le conseguenze del conflitto oggi hanno un impatto piuttosto differenziato. Sarà quindi più difficile portare a casa lo stesso risultato.

È vero, ma c’è da dire che il destino politico-economico vuole che tra i Paesi più colpiti oggi ci sia la Germania, che si trova in una situazione simile a quella dell’Italia, con un’alta inflazione, il rischio di andare in recessione e una forte dipendenza dal gas russo. Queste tre condizioni fanno sì che la Germania, e i Paesi del nord a lei vicini, difficilmente punteranno i piedi opponendosi all’ipotesi di un nuovo Next Generation Eu.

Il decreto aiuti è stato approvato senza il voto di M5s. Ci potranno essere nuove tensioni tra i pentastellati e il Governo?

I 5 Stelle nei giorni scorsi avevano posto diverse questioni sul tavolo e quella a cui si sono aggrappati lunedì per non votare il decreto, il termovalorizzatore di Roma, è nei fatti la meno importante. Il fatto che i provvedimenti valgano 14 miliardi di euro fa sì che non si possa dire che è stato fatto poco e quindi su questo fronte il terreno è stato un po’ sminato. Sullo sfondo restano, però, a mio avviso, nodi legati alla politica estera che possono essere più difficili da sbrogliare. Conte ha infatti chiesto a Draghi di chiarire in Parlamento che tipo di armi verranno fornite all’Ucraina e di votare poi il provvedimento relativo al loro invio. 

In merito Draghi ha detto che c’è un decreto interministeriale, ma di non sapere quali siano le armi che verranno inviate a Kiev.

Il Premier ha liquidato la questione in modo secco. E non credo che si appresti a fare un elenco degli armamenti in Parlamento. Spetterà quindi ai 5 Stelle decidere se insistere o meno su questo punto.

Guardando a giugno e luglio, ci sono scadenze molto importanti: pensiamo alle amministrative, al board della Bce, alla scadenza degli sconti sui carburanti approvati lunedì. Per il Governo sarà un periodo cruciale: se non arriveranno le risorse europee si dovrà pensare allo scostamento di bilancio mentre, a seguito delle elezioni, potrebbero riaprirsi le fibrillazioni tra i partiti.

L’appuntamento più importante è quello delle amministrative, che visti anche i sondaggi che circolano, potrebbero far alzare la temperatura politica: il risultato dei 5 Stelle potrebbe non essere entusiasmante, mentre nel centrodestra FdI potrebbe far meglio della Lega. E poi c’è la questione delle scadenze di politica economica, perché verrà meno la possibilità di finanziare eventuali altri sostegni come è stato fatto fino a lunedì: o si andrà verso scostamenti di bilancio oppure nel frattempo, sperabilmente, entrerà in campo l’Europa con un’iniziativa che sotto questo punto di vista metterebbe a tacere tutte le tensioni anche in Italia.

Per certi versi se le richieste europee di Draghi venissero accolte il Premier potrebbe garantirsi una navigazione tranquilla fino alla fine della legislatura.

Certamente. Ci sarebbe la possibilità di scavallare dei passaggi molto complicati, come per esempio quelli riguardanti le scelte della Bce, con la fine del programma App e il percorso verso il rialzo dei tassi. Se l’Europa entrerà in campo con un’iniziativa simile al Next Generation Eu le cose saranno più facili un po’ per tutti, non solo per l’Italia.

Per il Governo, come accaduto nel 2020, diventerebbe più agevole anche il passaggio della Legge di bilancio.

Sì, due anni fa l’accordo arrivò a luglio, quindi in tempo per mettere in campo una manovra ben diversa da quella che altrimenti si sarebbe dovuta fare.

È importante però, come ha detto Draghi ieri, “spendere bene le risorse che ci vengono assegnate” con il Pnrr, andando avanti anche con le riforme previste.

Questo è fondamentale. Draghi può insistere sulle richieste che ha fatto ieri solo se è in grado di portare al tavolo europeo un’Italia con i conti in ordine e i compiti fatti sul Pnrr. L’Italia non può permettersi di divergere dagli impegni presi, altrimenti anche per il Premier la navigazione diventerebbe veramente impossibile.

(Lorenzo Torrisi)

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI