Dal governo del “cambiamento” al governo delle “novità”. Così Conte, incaricato dal presidente Mattarella, ha definito questo “nuovo progetto politico”. Ha elencato un corposo decalogo di principi – insieme, di scopo e di metodo – che, a seguito delle consultazioni con le forze politiche, si impegna a declinare in un programma di governo e nella proposta dei componenti dell’esecutivo.



Scorrendo questi princìpi, si potrebbe commentare con qualche ironia: vaste programme! Al contrario, il messaggio è di estrema chiarezza, in ciò che è detto e in ciò che è taciuto. A partire dall’iniziale rifiuto di quella narrazione secondo cui starebbe nascendo un governo “contro”, ogni riferimento a Salvini, in quanto effettivo leader del centro-destra, non è puramente casuale. In sostanza, si tratta del manifesto che lancia ufficialmente la campagna elettorale che prima o poi verrà, e Conte si candida a divenire un protagonista dello schieramento anti-salviniano.



Veniamo a qualche esempio: sulle infrastrutture, non si fa cenno alle iniziative in progetto, ma a rendere sicure ed efficienti quelle già esistenti; sui territori, non si fa cenno al regionalismo differenziato sollecitato dalle Regioni del settentrione d’Italia, ma alla rimozione delle diseguaglianze e a rendere “finalmente rigoglioso” il Mezzogiorno; sulle tasse, addio ad ogni proposta di flat tax, promettendo invece la riduzione delle tasse dopo aver combattuto l’evasione e l’elusione fiscale.

Per un verso, si richiamano i temi tradizionali del M5s (come il benessere equo e solidale, le energie rinnovabili, o i beni comuni), sempre mitigandoli con accorte espressioni (“prevalentemente”, “valorizzare”, e così via). Per altro verso, si indicano gli obiettivi, più o meno storici, delle nostre forze progressiste: dalla lotta alle diseguaglianze alla tutela dell’ambiente. Un Paese più giusto, più solidale, più inclusivo: insomma, il documento fondativo di un centro-sinistra per così dire ragionevole e rinnovato, seppure per lo più legato alla tesi tardo-novecentesca della solidarietà coniugata con l’efficienza quale essenziale risposta alle pressanti e drammatiche sfide della contemporaneità.



Si guarda soprattutto ai bisogni e alla redistribuzione, sommando tuttavia due visioni di sistema assai distinte, e che non sarà facile far convivere nelle singole decisioni di governo. Dunque, non si fa cenno ai problemi della produzione. E, mentre si sottace il problema dei flussi migratori, ci si propone di rendere il Paese “fortemente attraente” per i “giovani che risiedono all’estero”, sollevando qualche dubbio su chi siano gli effettivi destinatari di tali iniziative. Circa la Ue, si rinuncia a qualsivoglia contrapposizione e ad un’espressa volontà di riforma del processo di integrazione europea.

In ogni caso, se la definizione del programma – nei suoi termini essenziali – seguirà, come sembra, un percorso consensuale tra le componenti di questa nuova maggioranza, riservando alla piattaforma telematica del M5s un ruolo di rilevazione correttamente successivo al conferimento dell’incarico, la formazione del Conte bis segnerà la nascita della vera novità: assemblare, in un nuovo bipolarismo, la nuova offerta politica cosiddetta “anti-sistema” (Lega e M5s), frazionandola e associandola a forze già esistenti. A differenza del bipolarismo nato negli anni Novanta, però, la territorializzazione della rappresentanza politico-economica sembra molto più netta.

Anche alla luce delle recenti elezioni amministrative, mantenere l’indispensabile coesione nazionale non sarà un semplice slogan, ma una missione ai limiti dell’impossibile.