Qualcosa sta cambiando in un Libano distrutto e devastato dalla corruzione della casta di banchieri e politici che hanno ridotto il paese a un livello di povertà estrema e totale. Le elezioni parlamentati il cui scrutino si sta ancora concludendo hanno infatti espresso 13 nuovi parlamentari delle liste indipendenti della società civile: “Non è molto, si poteva fare di più se si fossero candidati in una unica lista invece di disperdersi in tante, ma si sono ottenuti ottimi risultati, come l’elezione di un candidato di queste liste che ha battuto uno dei banchieri maggiormente corrotti, candidato nella lista di Hezbollah” ci ha detto in questa intervista Camille Eidgiornalista libanese residente in Italia e collaboratore di Avvenire.



Partiamo dal dato dell’astensione e dell’affluenza. Ci sono novità?

Nel 2018 aveva votato il 49% degli elettori, questa volta il 41%. In città importanti come Beirut e Tripoli ha votato solo il 23 e il 25%, ma in altri collegi dove c’erano scontri importanti tra i candidati si è superato il 50%.

Il fronte dei partiti sciiti, che insieme ai partiti cristiani, armeni e drusi aveva la maggioranza con 71 seggi su 128 disponibili è sceso al disotto dei 64 seggi. Soprattutto il partito del presidente in carica Aoun, il Movimento patriottico libero, un partito cristiano, ha perso molti voti. Cosa puoi dirci?



È così, ma Hezbollah e Amal, i due partiti sciiti, non hanno perso voti, hanno confermato tutti i 27 seggi riservati alla comunità sciita. Ha perso il partito di Aoun, che ora fatica ad arrivare a 20 seggi comprendendo candidati indipendenti che devono ancora dire da quale parte staranno.

Da quanto si legge il partito del presidente della Repubblica ha perso a favore delle Forze libanesi, una formazione di ultradestra cristiana che era all’opposizione.

No, non è così. Uno che votava il partito di Aoun non voterà mai le Forze libanesi e viceversa, c’è una linea di demarcazione storica. Prima del voto Aoun contava su 29 deputati comprendendo tre seggi armeni, adesso arriva a circa 20, mentre le Forze libanesi sono saliti da 15 a circa 20 deputati.



Come mai questo risultato?

Perché Aoun è ritenuto responsabile della situazione, non tanto quella economica, perché i corrotti c’erano anche prima del suo ritorno dalla Francia, ma della crisi generale in conseguenza dell’alleanza stretta con Hezbollah. Questa alleanza ha fatto sì che i Paesi arabi del Golfo, che hanno sempre aiutato e sostenuto il Libano, si siano allontanati. Il Libano è entrato in un’alleanza regionale con Teheran e Damasco quando doveva mantenere la sua linea di neutralità, fare da ponte, non schierarsi con uno contro l’altro. Hezbollah come sappiamo combatte un po’ ovunque nello Yemen e nella Siria.

Nel complesso, come si può giudicare questo voto?

È positivo che oltre a Aoun tante figure di primo piano coinvolte nella corruzione che ha distrutto il Paese non siano state elette, sostituite da candidati della società civile. Si contano sei o sette figure di alto rilievo sparite dalla politica e questa è una buona cosa.

Sarà possibile formare facilmente un nuovo governo o ci vorranno lunghe trattative?

In Libano si impiegano sempre dei mesi per formare un governo. Sciiti e alleati non hanno la maggioranza ma possono bloccare l’iter istituzionale perché tutti gli altri non sono compatti, inoltre a fine ottobre bisogna eleggere anche il presidente della Repubblica. Non è un quadro positivo.

Si può dire che le liste della società civile abbiano ottenuto un buon risultato?

Sì, mi aspettavo al massimo fra 5 e 10 deputati perché in ogni circoscrizione c’erano anche quattro liste in concorrenza fra loro. Per fortuna la gente ha evitato la dispersione del voto votando la lista che aveva più possibilità di vincere.

Si presenteranno in parlamento come indipendenti?

No, come lista del cambiamento. Bisogna vedere se si metteranno in un unico blocco come ci auguriamo. Hanno le idee chiare, potranno impugnare decisioni che il vecchio parlamento poteva far passare tranquillamente. Tredici di loro eletti è un buon risultato, si poteva fare di più presentandosi uniti ma per adesso va bene così.

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