Il generale Haftar, che era rimasto silente durante le elezioni del leader di transizione che sta portando la Libia al voto previsto per dicembre, si rifà vivo. Lo scorso giovedì il Comando generale delle Forze armate arabe libiche (Laaf) ha annunciato un’operazione militare nel sud del paese con l’intenzione di combattere i molti gruppi terroristici jihadisti che dal Sahel penetrano in Libia, in particolare i tafkiri, un gruppo islamista nato nell’Egitto degli anni 70 e che opera nella regione del Fezzan.



Diversi analisti vedono però in questa operazione un tentativo del controverso generale di eliminare i candidati alle elezioni di dicembre che non sono a lui fedeli e di far spazio sulla scena politica al figlio. Secondo Michela Mercuri, docente di storia contemporanea dei paesi mediterranei all’Università di Macerata ed esperta di Libia (e autrice, insieme a Paolo Quercia, di Naufragio Mediterraneo. Come e perché abbiamo perso il Mare Nostrum), “Haftar sta mandando un chiaro segnale alla comunità internazionale per dire di esserci ancora e di essere in grado di agire con il suo esercito”.



Ancora una volta la situazione in Libia appare critica, anche perché voci più insistenti danno come candidato anche il figlio di Gheddafi ancora in vita, Saif el Islam che, ci ha detto ancora Mercuri “è gradito al generale Haftar e alla Russia”.

Haftar torna a farsi vivo con un’operazione per dare la caccia ai “terroristi takfiri ed espellere le bande mercenarie africane che minacciano la sicurezza e la stabilità” nella regione meridionale della Libia. Che sta succedendo nel sud del paese?

Con questa operazione Haftar vuole mandare un chiaro messaggio alla comunità internazionale in un momento in cui la Libia sembra essere più o meno stabile con il nuovo leader transitorio.



Quale messaggio?

Il messaggio è questo: io ci sono ancora e con il mio esercito posso ancora agire. Haftar lo fa nel sud del paese dove operano, anche se se ne parla poco, tantissimi gruppi jihadisti che si stanno riorganizzando nel Sahel, in Nigeria, in Somalia e nel Niger. Si ispirano allo stato islamico e sono pericolosi perché possono superare i porosi confini del Sahel e dirigersi nel sud della Libia.

Questa operazione ha anche un significato politico?

Ci sono due problemi. Il primo è riferibile ad Haftar: vuole far vedere di essere ancora una attore che intende far sentire il suo peso, nonostante gli sforzi di pacificazione. Il secondo, più grave, sono i tanti gruppi jihadisti che si stanno riorganizzando.

In effetti il Sahel è ormai terra di conquista dei gruppi jihadisti.

Infatti. La Francia ha recentemente comunicato che modificherà la sua missione Barkane perché troppo costosa e troppo faticosa, una missione che non ha raggiunto il risultato sperato di eliminare il terrorismo. Macron ha chiesto aiuto alle nazioni del luogo e a quelle europee, questo ci dice della difficoltà nel combatterli e sconfiggerli.

Haftar secondo quanto dice lei sembra quasi volersi preparare alle elezioni. È così?

Sì, ultimamente sembra aver abbandonato la divisa per proporre progetti edilizi quasi tentando di voler ricoprire un ruolo politico. Ha anche vietato al nuovo premier di atterrare a Bengasi, una prova di forza per dimostrare di avere un ruolo quantomeno nell’est del paese. Questo significa voler ricreare una nuova immagine in vista delle prossime elezioni, quando però avrà 78 anni ed è  provato da alcune malattie. C’è in ballo la possibile candidatura del primo figlio, che potrebbe vedersela con un altro giovane outsider, il figlio di Gheddafi.

Appunto, Saif el Islam Gheddafi. Secondo alcuni vorrebbe candidarsi al ruolo di presidente della Libia. Cosa c’è di sicuro in questa notizia?

Il figlio di Gheddafi mirava a un ruolo politico in Libia già negli anni precedenti alla morte del padre, è stato sempre il figlio politico, si è sempre occupato di politica anche in tema di diritti umani, non casualmente è uno dei pochi figli rimasto in vita.

Dove si trova, di cosa si occupa?

Si dice sia con le milizie di Zintan, alleate di Haftar e che goda di prestigio presso diverse tribù e quella parte di popolazione che vede in lui un elemento unificatore. Si dice anche che abbia importanti contatti con i russi che lo sosterrebbero. Sicuramente piace pure ad Haftar, anche se lui pensa al figlio come possibile candidato, ma sa che la sua forza è maggiore. Il figlio di Gheddafi potrebbe favorire il figlio di Haftar, facendolo entrare in qualche modo a suo fianco nella scena politica.

È sotto accusa o libero cittadino?

Su di lui pende una accusa della corte penale internazionale. Questo può essere un problema per la sua candidabilità ma sappiamo che le cose in Libia cambiano a una volontà a noi sconosciuta, probabilmente si candiderà comunque, vedremo quale sarà la reazione internazionale.

Che scenario si sta dunque definendo in Libia?

Sembrerebbe riprofilarsi quasi una sorta di divisione fra est e ovest, un est con una compagine con Gheddafi sostenuto dalla Russia e altre potenze regionali, e da Haftar, e un ovest con figure importanti a livello internazionale come il vice premier e l’ex ministro dell’Interno. I giochi sono tutti da fare, sembra che ci riveleranno un panorama di nuovo frammentato all’interno della Libia.

(Paolo Vites) 

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