Continua a dare fiducia all’appello ‘ai liberi e forti’ di Berlusconi . del gennaio scorso, ma critica le chiusure di Forza Italia, una sua deriva, talvolta, perfino “estremista”; snocciola le esperienze di persone insoddisfatte dal vecchio partito di Berlusconi che nei territori non rinunciano a impegnarsi; apre alla Lega, che ha bisogno di un centro moderato ispirato ai valori già condivisi nel centrodestra. Maurizio Lupi, ex ministro dei Trasporti nei governi Letta e Renzi, deputato alla quinta legislatura, è coordinatore di Noi con l’Italia-Udc.



On. Lupi, come è andata Noi con l’Italia in queste europee?

Noi con l’Italia ha risposto all’appello di Silvio Berlusconi per “un’altra Italia”, una lista che riaggregasse i moderati sotto il simbolo di Forza Italia e del Partito popolare europeo, e che fosse l’inizio di un lavoro insieme per ridare voce e rappresentanza ai moderati. C’erano nostri candidati nel Nord-Ovest, Mauro Parolini, nel Nord-Est, Valentina Castaldini e nel Sud, Saverio Romano. Sono tutti nei primi posti come preferenze.



Lei ha fatto un’analisi del voto di FI che non fa sconti a Berlusconi, pur riconoscendone i meriti. È un declino che dura da tempo. Il progetto è ancora valido oppure l’“erosione” di cui lei parla è irreversibile?

L’erosione è irreversibile se non si fa nulla per arrestarla. Io continuo a dare fiducia a quell’appello “ai liberi e forti” che Berlusconi ha lanciato dalle colonne del Corriere della Sera il 17 gennaio scorso: “la centralità della persona, il primato dell’individuo rispetto alle masse, lo Stato minimo, la libertà religiosa sono i presupposti di una visione cattolica e liberale che è anche oggi la sola risposta ai problemi sempre più complessi delle società di massa, del mondo globalizzato, dell’invadenza delle nuove tecnologie e delle suggestioni che ne derivano”. Su questi punti si può riaggregare, bisogna volerlo veramente, bisogna aprirsi, bisogna lavorare nella società.



Lei ha dichiarato: “Ora lavoro con FI per aprirsi, rinnovare e includere i moderati”. Di quali moderati parla? Il panorama politico è costellato di sigle originate da FI e poi resesi indipendenti per divergenze con il partito o con Berlusconi stesso. Dunque che tipo di lavoro ha in mente?

Non parlo di sigle, parlo di persone, di giovani che nonostante tutto sono ancora appassionati di politica, che si sono impegnati in questa tornata elettorale in molti comuni lombardi; parlo di esperienze, penso ad esempio alla Liguria, dove da qualche anno c’è una presenza in molti comuni, vuoi con liste civiche, vuoi con liste che si richiamano all’esperienza di Ncd; parlo delle centinaia di giovani che partecipano a scuole di formazione politica; parlo ovviamente anche di chi per vari motivi è stato critico con Forza Italia per la deriva estremista presa in certe fasi, ma che non è assolutamente critico nei confronti di uno strumento politico nel quale questa ricchezza possa confluire e le differenze possano essere valorizzate e contribuire democraticamente alla costruzione di una linea politica.

Lei ha detto che i “sì” di Salvini “sono i punti programmatici tradizionali del centrodestra: famiglia, imprese, tasse, infrastrutture, sicurezza e sussidiarietà”. Sarebbe disponibile ad un patto politico con Salvini, sulla base di questi punti?

Io penso che la Lega, non solo la singola persona del suo leader, condivide già questi punti programmatici nelle Regioni in cui governa con il centrodestra. Penso che un centrodestra senza un perno moderato isolerebbe l’Italia in Europa e prima o poi si isolerebbe politicamente.

La politica migratoria di Salvini sarebbe un ostacolo a questa alleanza?

Sulla politica di accoglienza io sposo totalmente quanto dice papa Francesco: non si può chiudere preventivamente il proprio cuore, non si possono accogliere tutti, ma solo quelli che un Paese può effettivamente ospitare degnamente – parlo di casa, lavoro, assistenza -, altrimenti invece di accoglierli li si ghettizza. I toni di Salvini sono altri, ma in ogni coalizione si discute, anche in quella eventuale con un centrodestra di nuovo unito, si confrontano le ragioni, i dati reali e poi si decide insieme.

Come pensa di far coesistere riforme per la famiglia e sostegno al welfare, e ossequio alle politiche di austerity?

Non penso sia più il tempo di politiche di austerity, l’attenzione al bilancio non coincide con i tagli alle politiche sociali.

Appoggerebbe il tentativo di Giovanni Toti per emanciparsi da Berlusconi e coalizzare sindaci, amministratori moderati, ecc. in chiave di superamento di FI?

Penso che sia finito il tempo delle avventure solitarie, e che i moderati, e Toti, che è un ottimo governatore, debbano avere una grande casa comune.

M5s è in grave crisi. Secondo lei si tornerà al bipolarismo?

Nella gran parte delle competizioni amministrative ci sono un centrodestra, un centrosinistra e il M5s come terza forza. Credo che i 5 Stelle abbiano ormai un loro zoccolo duro. Certo che dopo questa batosta dovranno riflettere molto.

Le iniziative centriste appaiono tutte plausibili e sensate, ma soffrono della propria frammentazione, che le fa apparire come residui del passato. Un nuovo centro è possibile?

Per me è indispensabile. Si deve lavorare per trovare una modalità con cui le differenze e le ambizioni di ciascuno diventino la ricchezza di tutti, soprattutto di chi continua a darci la fiducia con il suo voto e anche dei tanti che non andando a votare non hanno voluto affidarsi ad altri da cui non si sentono rappresentati.

(Marco Tedesco)