Come si fa una rivoluzione? Prima serve un ideologo, poi un esecutore e poi arrivano gli epigoni. La scansione è sempre la stessa. Qualunque sia la cifra della rivoluzione da attuare. E perciò bisogna diffidarne. Come Marx sta a Casaleggio e Lenin a Grillo, così Giuseppe Conte sta a Stalin. Dopo la gloria delle vicende del primi grillini, scelti da Casaleggio in modo scientifico, Grillo ha affidato il potere ai suoi successori. Conte, che con quella storia aveva poco a a che vedere, si è aggrappato al potere del ruolo e non intende lasciarlo, anche se, con tutta evidenza, non sa interpretarne lo spirito. Perciò si affida ad una “costituente” che dovrebbe, nelle intenzioni, dare nuova linfa ai 5 Stelle, ma che gli serve solo a legittimare il suo potere ed il suo ruolo.
Se, infatti, si studiasse la storia si comprenderebbe che una costituente ha senso solo se c’è un indirizzo chiaro a cui rispondere. Una idea di base a cui essere fedeli. Così è stato con la Costituente repubblicana, nata per evitare nuovi fascismi, o con quella americana, nata per evitare nuovi re che prendessero la corona. Da lì in poi tutto è più chiaro, ed il lavoro degli eletti è altrettanto chiaro.
Senza un principio fondativo nessuna scelta politica ha senso. Perciò la proposta di Conte ha poco senso. Chiamare praticamente chiunque a dire la sua sul futuro del movimento è una mossa disperata a cui sottopone la sua “classe dirigente” impoverita e poco incisiva e che non riesce a prendere più nelle mani l’umore del Paese.
A nessuno viene in mente che questa mossa sia un disperato tentativo di non sparire. Anzi, l’enfasi di alcuni organi di stampa tende a vedere anche quello che non c’è. Se Conte ha bisogno di un atto di rifondazione è perché i 5 Stelle senza Casaleggio, Grillo, Di Maio e Di Battista non esistono. Sono una massa di combattenti e reduci sempre più preda degli schieramenti tradizionali, sempre più destinati a reincarnarsi nelle tradizionali famiglie politiche che Casaleggio aveva destrutturato. Senza il genio del suo fondatore e demiurgo, senza la verve del suo propagandista Grillo e dei suoi luogotenenti Di Maio e Di Battista, i 5 Stelle non esistono oltre la personalità di Giuseppe Conte, che con questa assemblea proto-costituente altro non vuole che costituire il suo potere.
La sua strategia egotica serve a dargli una rotta in cui incamminarsi, verso una alleanza dove lui ritiene utile. Non ha, Conte, la geniale follia di Casaleggio né la verve di Grillo. È un esponente partitico che è piaciuto e che vuole continuare a piacere, nulla di più. Un uomo che si è dedicato tutto a se stesso e non alla Causa. E che ora vuole regnare, come Stalin, un sogno non suo, un sogno di chi in quella rivoluzione ha creduto.
Solo tra qualche tempo sapremo delle sue vere intenzioni e dei suoi veri comportamenti. Solo tra qualche tempo arriverà un Nikita Sergeevič Chruščëv che denuncerà i tradimenti e le manchevolezze di Stalin-Conte, che ha preso il potere invocando una rivoluzione, che alla fine deve portare solo a lui i benefici. Nel frattempo gli serve questo rito della costituente, per trattare con il Pd e farsi dare pieni poteri dai suoi. Emulando uno dei suoi tanti alleati che un Mohito in mano volevano mandarlo a casa.
E così facendo, tradendo lo spirito della rivoluzione, finirà per regalare consenso al Pd ed i suoi alleati. Perciò va bene così per il Pd ed i suoi alleati. Sanno che le rivoluzioni alla fine finiscono sempre allo stesso modo. Tradite da chi doveva portarle avanti perché non aveva una idea né una identità.
Manca poco che quell’onda finisca e si dissolva nelle generose braccia dei progressisti italiani. Manca poco, solo il tempo di una costituente e di un po’ di tornate elettorali. E poi di quella rivoluzione resterà solo il nome di Gianroberto Casaleggio. Il vero ideologo. Gli alti sono tutte comparse, epigoni, finti eredi.
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