Nel complesso teatro del Mar Nero, emergono tensioni e dinamiche geopolitiche che riflettono la complessità delle relazioni internazionali nell’era moderna. Al cuore di questa intricata rete di alleanze e rivalità si trovano due protagonisti principali: la Turchia e la Russia. Queste due nazioni, legate da una storia di competizione ma anche da necessità di collaborazione, navigano in un contesto di “collaborazione ostile”, un equilibrio delicato che desta preoccupazioni a livello internazionale.



Il conflitto in Ucraina ha catalizzato l’attenzione globale, mettendo in evidenza non solo gli scontri diretti ma anche le ripercussioni economiche e strategiche che si estendono ben oltre i confini del conflitto. La guerra ha portato a una significativa interruzione del commercio mondiale, in particolare per quanto riguarda le esportazioni di prodotti agricoli fondamentali come grano, orzo, mais e olio di girasole. Il blocco navale imposto da Mosca all’Ucraina e le sanzioni occidentali contro la Russia hanno provocato un calo drastico nel transito di navi mercantili attraverso il Bosforo, un’arteria vitale per il commercio internazionale.



In risposta a queste sfide, l’Ucraina e i suoi alleati occidentali hanno tentato di stabilire un corridoio di sicurezza per facilitare l’esportazione di prodotti agricoli. Questo sforzo, tuttavia, si è scontrato con ostacoli significativi, inclusi il rischio di mine navali e le difficoltà di navigazione in acque militarizzate, che hanno reso il passaggio pericoloso e costoso per gli armatori.

La Turchia, membro della NATO ma storicamente legata a Mosca da complesse relazioni economiche e strategiche, si è trovata in una posizione particolarmente delicata. Ankara ha esercitato il suo diritto, garantito dalla Convenzione di Montreux, di limitare il passaggio di navi militari attraverso il Bosforo. Questa politica ha incluso il blocco di dragamine britannici, una decisione che ha suscitato critiche da parte di alcuni alleati nella NATO e ha evidenziato la difficile posizione della Turchia, costretta a bilanciare gli interessi tra le parti in conflitto.



Nonostante la pressione internazionale, la Turchia ha cercato di mantenere una posizione neutrale rispetto alle sanzioni contro la Russia, capitalizzando sulla sua posizione geografica e le sue capacità logistiche per servire da ponte tra est e ovest. Questo approccio pragmatico ha permesso ad Ankara di svolgere un ruolo chiave nella cooperazione militare e commerciale con Mosca, nonostante le occasionali tensioni, come dimostrato dall’incidente dell’abbattimento di un aereo russo nel 2015 e dalle divergenze sulla crisi siriana.

Parallelamente, la Turchia ha manifestato sostegno all’Ucraina, fornendo assistenza militare e condividendo informazioni strategiche. Questo sostegno si inserisce in un contesto più ampio di preoccupazione per la sicurezza del Mar Nero, visto come cruciale per la sicurezza energetica turca, soprattutto alla luce delle recenti scoperte di giacimenti di gas che potrebbero ridurre la dipendenza da Mosca.

In conclusione, la Turchia si trova a navigare in un contesto internazionale complesso, cercando di mantenere un delicato equilibrio tra la solidarietà con i suoi alleati nella NATO e una necessaria cooperazione con la Russia. Questa posizione riflette le sfide di un mondo in rapido cambiamento, dove le alleanze tradizionali vengono messe alla prova e nuove dinamiche geopolitiche emergono con crescente frequenza. La capacità di Ankara di mediare efficacemente tra le parti in conflitto e di mantenere i propri interessi strategici ed economici sarà cruciale per il futuro della regione e oltre.

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