La situazione non lo consente. Il caso Ilva, le imminenti scadenze sulla legge di bilancio, la congiuntura internazionale non proprio rosea sono le briglie per ogni cavalcatura che intenda lanciarsi – al grido di “elezioni, elezioni” – contro il Governo.
Anche i ìcalcoli ed i ragionamenti sulle convenienze di parte, le pene dei molti “simil-leader” o le strategie delle segreterie, seppur legittimi e per giunta intriganti, non possono aspirare ad alcun grado di realismo.
Tutto sembra costituire un argine al voto anticipato.
Persino il caso Ilva, invece di rendere più vulnerabile, precario e debole l’Esecutivo, finirà per rafforzarlo, sia sul piano politico, perché non vi sarà opposizione che potrà permettersi un voto “contro” qualsiasi ipotesi di salvataggio, sia sul piano istituzionale, visto l’impegno del Quirinale materialmente palesato nel tempestivo incontro tra il Presidente del Consiglio e lo stesso Presidente della Repubblica.
Un caso, quello dell’Ilva, in cui tutti – da destra a sinistra – hanno messo del loro. E non sempre a proposito.
Un caso che, fra l’altro, è destinato a tenere banco per un tempo assai lungo, tale da calmierare e, per molti versi, mascherare le “pene” della finanziaria.
C’è di più. Nonostante le molte diffidenze, le liti, gli screzi, le quotidiane rappresaglie politiche e un’azione governativa assai macchinosa e decisamente poco popolare, con il caso Ilva il secondo Esecutivo guidato da Giuseppe Conte potrebbe risalire la china sia nel gradimento sia nella considerazione.
E il Presidente Mattarella, attento come sempre persino alle sfumature, questo lo sa benissimo. Ecco spiegato per buona parte il tempestivo interessamento al caso che, sia detto a scanso di equivoci, avrebbe fatto tremare i polsi a qualunque governo ed avrebbe, necessariamente, interessato qualsiasi Presidente della Repubblica.
Mattarella sa che da una quasi clamorosa e devastante sconfitta può determinarsi, con un’azione forte, corale e sinergica (governo-istituzioni locali-Confindustria-sindacati e cittadini), un nuovo inizio per un Esecutivo che, per molti aspetti, non ultimo la vicinanza politica, è anche il suo.
Insomma, al di là delle minacce e dei calcoli del Pd e al di là dei tradizionali quanto scontati strali dell’opposizione, la marcia della legislatura è destinata a proseguire, in considerazione anche dei tempi.
Alla finanziaria e al caso Ilva seguiranno – senza soluzione di continuità – le elezioni in Emilia-Romagna, le elezioni in Calabria, le amministrative, il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari, quindi la nuova finanziaria ed, in ultimo, il semestre bianco nel quale, da Costituzione, è impedito lo scioglimento delle le Camere.
Un calendario fittissimo che potrebbe essere sconvolto da una nuova crisi di Governo (anche per dimissioni dello stesso premier decisamente sotto pressione) ma non certo – i molti parlamentari anche del M5s che non torneranno in Parlamento, docet – dal voto.