Il Mes rischia di mandare in crisi il governo. Alla fine è dovuto intervenire lo stesso Conte a smussare le differenze. “Non ha senso discuterne ora” ha detto il presidente del Consiglio al termine di una giornata in cui le contrapposizioni sul Fondo salva-Stati sono state senza precedenti. Il premier ha dunque rinviato il confronto a dopo il Consiglio dei capi di Stato e di Governo del 23 aprile. “Al Parlamento – ha scritto Conte su Facebook – spetterà l’ultima parola”.  



“Conte firmerà il Mes insieme a M5s e probabilmente a Forza Italia e Pd” dice Mauro Suttora, giornalista, già corrispondente negli Usa per varie testate.

Però i fatti di ieri dicono che qualcosa nel governo si è rotto.

Sì, è fuor di dubbio. La ricomposizione tentata da Conte parla chiaro.

E cosa dice?

Il Pd si è stancato di Conte. Un presidente del Consiglio che si lancia in un discorso come quello del 10 aprile, in cui ha attaccato con nomi e cognomi Salvini e Meloni, dà segni di cedimento, è fuori controllo. 



Le tue impressioni?

Sono saltato sulla sedia. Proviamo ad immaginare la Merkel fare una cosa simile. Nessuno ci riesce. Anche perché la Merkel in questi 2 mesi ha fatto solo due discorsi alla nazione in orario di punta, Conte ne ha già fatti 11. L’ultimo, poi, è stato una sortita estranea al mondo politico occidentale.

Da lì qualcosa è cambiato. Come si è arrivati a tanto?

Il suo addetto stampa Casalino gli ha fatto fare un simile attacco a freddo perché ha capito che il problema non sono Salvini e Meloni, ma i 5 Stelle, che sono contro il Mes e non si fidano di Conte.

L’attacco al nemico è una manovra classica.



Certo. Agitare il nemico esterno Salvini-Meloni per ricompattare quel che resta del Movimento dietro Conte. E possibilmente vincolarlo. 

E perché i 5 Stelle non si fidano?

Perché sanno che prima o poi sarà costretto ad accettare il Mes.

Infatti Conte ha detto che occorre aspettare, “valutare se questa nuova linea di credito pone condizioni, quali condizioni pone, e solo allora potremo discutere se quel regolamento è conforme al nostro interesse nazionale”. Un’apertura di credito apprezzata dal Pd.

Avverrà come sulla Tav e sul Tap. Prima i grillini fanno le barricate, come adesso, e poi accettano, trovando il modo di presentarlo come il minore dei mali.

Crimi però sul Fatto Quotidiano è stato netto: “L’Italia non farà mai ricorso al Mes, noi Cinque Stelle non potremo mai accettarlo”.

Il vero nodo non sono le “condizionalità” del Mes, ma che cosa consente ai 5 Stelle di mantenere la poltrona. Il loro vero obiettivo è sopravvivere il più possibile, e per farlo devono portare a termine la legislatura. 

Dunque l’opposizione si illude se pensa di dividere M5s sul Mes, in un eventuale voto in Parlamento?

Una ventina di 5 Stelle potrebbero anche votare contro, ma sarebbero immediatamente sostituiti da Forza Italia e altri parlamentari di rimpiazzo.

Come si spiega questa corsa trasversale verso il Mes, da Berlusconi a Zingaretti e Bersani, passando per Renzi?

Aggiungerei anche Conte e M5s. Semplicemente perché c’è disperata fame di soldi, e 36 mld a interessi bassissimi possono essere ossigeno indispensabile per le casse pubbliche. Tra qualche settimana crollerà il gettito fiscale e lo Stato potrebbe non avere più soldi per pagare i dipendenti pubblici.

Cosa pensi dell’operazione Colao?

È un ottimo manager, non è detto che riesca anche a fare il presidente del Consiglio. Non per capacità personali, sia chiaro, ma perché quello della politica potrebbe non essere il suo mondo.

Perché?

Gli hanno affibbiato in commissione 16 persone, quando le commissioni vere si fanno al massimo in 5 o 6. Alla prima riunione hanno partecipato anche i capi gabinetto di ogni ministero. Conosco Colao: è un capo azienda, deve poter decidere senza interferenze.

Chi è stato a volerlo?

Quello che si dice, che cioè sia un’operazione avallata da Pd e Quirinale per propiziare il dopo Conte, è verosimile. Il problema rimane lo stesso di Draghi.

Quale problema?

Per fare arrivare Colao o qualcun altro super partes al governo serve un’operazione di unità nazionale. Davvero pensiamo che Draghi si metterebbe alla mercé del Parlamento attuale, dove il M5s ha la maggioranza relativa?

Dunque mancano i presupposti.

A meno che non si faccia come nel 1993, quando Ciampi andò a palazzo Chigi dopo il disastro del ’92, forse già con l’ipotesi di salire poi al Colle. Prima però dovette sporcarsi le mani come ministro del Tesoro di Prodi. 

Vedi Draghi Capo dello Stato?

Sicuramente il presidente sarà lui. Con Draghi al Quirinale, Salvini potrebbe anche guidare il governo. L’incognita è come riempire il vuoto da qui ad allora. Se fa il premier, Draghi può rischiare la fine di Monti.

Qual è il destino del governo Conte?

Era già condannato senza coronavirus. Dopo le regionali di maggio avrebbe quasi certamente ceduto il posto ad altri. 

Al posto delle regionali, ci sono le inchieste sulla sanità lombarda. Perché adesso?

Per oscurare il disastro del governo Conte e della Protezione civile nazionale. Trovi due pm di sinistra, apri un’inchiesta e sei a posto. Almeno fino ad oggi è stato così. 

E stavolta?

Gli accusati finiranno tutti assolti. Non adesso, ovviamente, ma tra dieci anni.

L’epidemia ha allungato la vita politica di Conte.

Sì, ma per poco. Adesso i nodi vengono al pettine. È un avvocato e un bravo negoziatore. Si salverebbe se riuscisse a convincere la Merkel a dargli 100 mld sotto forma di recovery bond. 

Non andrà così?

Il governo tedesco e i suoi satelliti sentono il fiato sul collo dei sovranisti tedeschi e olandesi. Se si chiede ai loro Paesi di condividere il debito italiano, schizzano al 30 per cento.

Dunque addio governo M5s-Pd? Come cadrà?

Con la solita manovra di palazzo, probabilmente. Ma cadrà soprattutto Conte.

Se invece Conte e Gualtieri accetteranno il Mes, la maggioranza forse sarà salva, ma spesi i 36 mld toccherà alle pesanti “condizionalità” europee. A quel punto?

Unità nazionale e governo Colao o Draghi. O qualche altro personaggio super partes trovato da Mattarella.

(Federico Ferraù)

Leggi anche

VACCINI COVID/ Dalla Corte alle Corti: la neutralità che manca e le partite aperteINCHIESTA COVID/ E piano pandemico: come evitare l’errore di Speranza & co.INCHIESTA COVID BERGAMO/ Quella strana "giustizia" che ha bisogno degli untori