Israele svolge un ruolo chiave nel fornire a Frontex e quindi all’Unione Europea sofisticati strumenti di sorveglianza quali i droni. Ad esempio, il drone denominato Heron dell’industria israeliana aerospaziale in attività già nel 2018 su Mediterraneo è uno strumento molto prezioso per monitorare le frontiere e le coste. Questo drone, che è stato sperimentato per monitorare la Palestina, è in grado di volare fino a 40 ore. Sotto il profilo tecnico possiede dispositivi molto sofisticati quali telecamere termiche, sistemi di intelligenza artificiale per individuare bersagli in movimento e soprattutto uno strumento per localizzare i telefoni cellulari dei migranti. Tutte le informazioni che questo drone raccoglie vengono poi inviate alla sede di Frontex a Varsavia.
Ma esiste anche un’altra società israeliana di sorveglianza molto importante nel contesto dell’UE e cioè la società Cellebrite, che ha ottimi rapporti commerciali anche con la Russia, i Paesi del Golfo e quelle africani. Qual è la particolarità di questa società? Non produce droni, ma software in grado di intercettare i cellulari dei migranti. Grazie agli strumenti prodotti da questa società israeliana è possibile risalire al viaggio dei migranti ricostruendo tutti i loro spostamenti attraverso i messaggi che vengono scambiati.
Nello specifico l’Unione Europea nel 2020 ha siglato una partnership di ben 91 milioni di dollari con l’industria israeliana per monitorare in maniera costante gli immigrati sul Mediterraneo. Non dimentichiamoci che i produttori israeliani rappresentano quasi il 60% del mercato globale dei droni. Naturalmente Frontex per far fronte agli immigrati presenti nel Mediterraneo collabora, come ampiamente noto, con la Libia: attraverso i suoi droni trasmette le coordinate dei barconi di migranti alle guardie libiche inviando anche i filmati delle telecamere di sorveglianza alla guardia costiera italiana, oltre che al centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano. Naturalmente va sottolineato che Frontex attua un’opera di sorveglianza ma non di salvataggio dei migranti sulle coste europee.
Diverse ONG fra le quali Sea Watch, Human rights watch e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) hanno criticato duramente l’uso di questi strumenti di sorveglianza parlando di vera e propria militarizzazione. Nonostante queste critiche, che sono state respinte in modo fermo e deciso da Frontex, dobbiamo dare al lettore alcuni dati.
In primo luogo l’UE ha stanziato 3 miliardi di dollari per procurarsi tecnologie di sorveglianza. In secondo luogo ha finanziato programmi di addestramento per usare in modo efficiente le tecniche per la sorveglianza, che vengono attuate in Africa, in Medio Oriente e nei Balcani. In terzo luogo nel 2021 proprio Israele ha aderito a un progetto UE denominato Horizon Europe che è il principale programma europeo per il supporto all’innovazione e alla ricerca. Naturalmente questo programma comprende anche lo sviluppo di sistemi di tecnologia sempre più sofisticati per il controllo delle frontiere e per sorveglianza. In quarto luogo non dobbiamo dimenticare che l’UE è forse il maggiore partner commerciale di Israele.
Ma è necessario – per dare maggiore chiarezza – fornire altri dati relativi a Frontex. Questa organizzazione ha avuto un budget in costante aumento: nel 2006 aveva finanziamenti dell’ordine di 6 milioni di euro, che sono arrivati a 460 milioni di euro nel 2020 e a 543 milioni di euro nel 2021. Ultimo dato infine: Frontex tra il 2017 del 2019 ha stretto contatti con alcune delle più importanti aziende nel settore della difesa. Per l’esattezza sono circa un centinaio i lobbisti che regolarmente promuovono le loro aziende presso Frontex. Di particolare significato una società con la quale Frontex collabora, guarda caso ancora una volta israeliana: Windward. All’interno del board dell’azienda abbiamo l’ex capo della CIA David Patraeus e l’ex capo di stato maggiore israeliano Ashkenazi. Inoltre questa società, che è stata fondata nel 2010, è legata all’intelligence della Marina militare israeliana.
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