L’Italia è pronta alla transizione verso la mobilità elettrica, anche se forse non lo sa. Una ricerca condotta dal Politecnico di Milano in collaborazione con il Gruppo Unipol sembra smentire due delle convinzioni che costituiscono i principali ostacoli alla conversione all’elettrico: non è vero, per molti, che l’ansia da ricarica è giustificata e non è vero che il ricorso alle auto elettriche sia esclusivo appannaggio di una cerchia ristretta ed elitaria di popolazione.



L’occasione per ascoltare i dettagli della ricerca è stata la tavola rotonda organizzata a Bari, giovedì scorso 30 marzo, dal titolo: “Nuove mobilità: scenari e impatti della transizione all’elettrico”. Uno degli appuntamenti promossi dal think tank “The Urban Mobility Council” che nel corso del 2023 prevede l’organizzazione di tavole rotonde territoriali – a giugno è in programma il Forum nazionale – che affronteranno un tema verticale legato agli scenari della mobilità attraverso case studies, ricerche e confronti ristretti con i principali player, istituzionali e non, del panorama mobility. Le evidenze degli incontri andranno a rafforzare le tematiche del think tank attraverso l’elaborazione di proposte di policy sui nuovi percorsi della mobilità.



UN’ANALISI DURATA UN ANNO

“Tra inizio dicembre 2021 e fine novembre 2022 attraverso i dispositivi telematici installati da Unipol sono stati monitorati dal Politecnico di Milano quasi 200 milioni di viaggi effettuati da 100.000 autovetture private immatricolate a Bari e provincia. Sulla base delle abitudini di spostamento, ci si è posti l’obiettivo di quantificare la fattibilità della sostituzione dell’auto a motore termico con un veicolo elettrico” ha dichiarato Silvia Strada, Assistant Professor of Automatic Control Department of Electronics, Information Sciences and Bioengineering del Politecnico di Milano.



“L’analisi condotta sul campione di Bari e provincia segue quello condotto due anni fa a Brescia – aggiunge Strada – e precede quello che condurremo a breve in una città del Centro Italia. La necessità di cogliere un campione territoriale riguarda la gestibilità dell’enorme mole di dati da analizzare. L’analisi del comportamento delle auto monitorate richiede almeno un anno di osservazione per essere statisticamente significativa: svolgere la ricerca per intero a livello nazionale richiederebbe l’analisi di una quantità di dati eccessiva. Meglio rivolgersi ad alcune casistiche territoriali”. Le informazioni di base, sugli spostamenti delle auto, sono state acquisite in modo rigorosamente anonimo grazie alle “scatole nere” installate sulle vetture assicurate da UnipolSai.

I DATI DI 4 MILIONI DI BLACK BOX

“Il 45% dei nostri clienti ha accettato di dotarsi di una black box – commenta Paola Carrea, direttore generale di UnipolTech – cioè abbiamo in Italia 4,2 milioni di dispositivi installati sulle vetture in circolazione da noi assicurate. Circa il 10% di tutto il parco circolante nel nostro Paese, composto da 40 milioni di vetture”. L’obiettivo del Gruppo attraverso la connected car è quello di garantire sicurezza e assistenza ai propri clienti, nello stesso tempo l’analisi dei dati anonimizzati consente la raccolta di informazioni preziose sulla mobilità, e garantisce ai clienti sempre nuovi servizi di mobilità in coerenza con i nuovi paradigmi dettati dall’urgenza di essere sempre più sensibili all’ambiente.

Dalle informazioni raccolte dalle auto connesse è stato possibile verificare che il 34% delle auto circolanti a Bari (e provincia) potrebbero passare da un motore a combustione a uno elettrico senza minimamente toccare le attuali abitudini dei conducenti, sommando le colonnine pubbliche esistenti ai punti di ricarica domestica notturna (in casa o in garage) ormai accessibili economicamente, si garantisce a un terzo dell’attuale parco circolante una perfetta compatibilità con l’autonomia garantita dalle auto elettriche in circolazione (circa 300 km). Viene dunque sfatata la convinzione che il nostro Paese non abbia ancora un’infrastruttura di carica adeguata alle esigenze di mobilità – “la stragrande maggioranza dei veicoli circolanti non fa mai durante l’anno nemmeno un viaggio oltre i 300 km di distanza” commenta la professoressa Strada – anzi, noi abbiamo ormai più colonnine di ricarica di Olanda, Germania o Danimarca, pur avendo una penetrazione di veicoli elettrici largamente inferiore: lo 0,4% delle auto in Italia funziona a energia elettrica, mentre sono il 2% in Olanda o Danimarca o addirittura il 15% in Norvegia.

ELETTRICO CONVIENE, ANCHE ECONOMICAMENTE

Un altro mito “sfatato” dalla ricerca condotta a Bari riguarda la convinzione che l’auto elettrica, visti i prezzi di mercato, sia un prodotto riservato solo a una élite benestante. Lo studio, incrociando le analisi di percorrenza con l’analisi economica del total cost of ownership di una vettura, dimostra che, ipotizzando un break even time di otto anni (il tempo medio di ricambio di un’auto) e tenendo conto delle attuali condizioni infrastrutturali ed economiche, circa il 23% delle auto con motore endotermico potrebbe essere sostituito da un veicolo elettrico medio. Questa percentuale potrebbe aumentare di oltre 10 punti qualora venisse offerta agli automobilisti la possibilità di superare, fino a un massimo di 5 volte l’anno, il range di autonomia medio (300 km) attraverso il noleggio o l’uso di una auto tradizionale. Insomma, se il costo iniziale di un’auto elettrica è ancora più alto di quello di una vettura con motore a combustione, è anche vero che il costo dell’energia consumata, e i costi di manutenzione, oltre alla durata del motore, sono molto inferiori, perciò nell’arco medio di vita di una vettura i costi si compensano.

Quindi l’elettrico è possibile, già oggi, per una percentuale dal 23 al 34%, prendendo in esame i tre punti di vista che maggiormente impattano sulle scelte degli utenti: la “fattibilità funzionale”, quale garanzia di poter mantenere le proprie abitudini di spostamento e i range dei viaggi; la possibilità di ricarica notturna, considerando la disponibilità e l’incentivazione rapida di prese o colonnine domestiche a basso costo; la ”praticabilità economica”, ovvero le condizioni per il pareggio economico rispetto all’auto tradizionale.

MAAS, MOBILITÀ INTEGRATA

Il dato che emerge dall’indagine è piuttosto quello che riguarda un nuovo orizzonte di mobilità, dove l’uso dell’autovettura deve sempre più integrarsi con altri sistemi e servizi di trasporto e di mobilità. “L’ultimo miglio dello spostamento potrebbe prevedere un monopattino o una bici elettrica, un mezzo pubblico locale o un taxi, a seconda delle esigenze e delle disponibilità di un viaggiatore che sia turista o studente, con maggiori o minori risorse economiche e di tempo da dedicare al viaggio” aggiunge Carrea.

L’orizzonte che si apre è quello del MaaS, Mobility as a service. MaaS è un concetto globale di mobilità che prevede l’integrazione di molteplici servizi di trasporto pubblico e privato accessibili grazie a un unico canale digitale. Attraverso “piattaforme digitali di intermediazione”, che combinano varie funzionalità e garantiscono diverse alternative di viaggio – dal trasporto pubblico al car sharing, dal bike sharing ai taxi – gli utenti possono pianificare, prenotare e pagare più servizi in base alle proprie esigenze. MaaS è un progetto di mobilità integrata – che nel Pnrr prevede una quarantina di milioni di investimento – che ha bisogno di partner solidi e articolati. Il Gruppo Unipol è uno dei partner privati di questi percorsi di integrazione pubblico-privato sul fronte della mobilità.

IL SUCCESSO DI “UNIPOLMOVE”

Proprio l’orizzonte della collaborazione pubblico-privato è uno dei fattori di impegno del Gruppo Unipol sul fronte della mobilità, attraverso il think tank “The Urban Mobiliy Council”. “Il 30 marzo eravamo a Bari, siamo stati a Torino e Modena, saremo in tante altre città proprio per mettere a disposizione delle Amministrazioni pubbliche locali il valore dei nostri dati e delle nostre ricerche ai fini della costruzione di un modello di mobilità integrato e sempre più sostenibile” aggiunge Carrea.

“Investire in servizi di mobilità richiede la disponibilità di dati e capacità di gestire infrastrutture digitali che il nostro Gruppo possiede – continua Carrea – e che hanno indotto ad avviare il grande progetto UnipolMove. Il primo servizio di mobilità garantito ai nostri clienti da UnipolMove è il telepedaggio autostradale, da questo l’allargamento ad altri servizi come ad esempio pagare il carburante, le strisce blu e i parcheggi, sino ad arrivare al MaaS”. Dopo un anno dal lancio sono 500mila gli utenti italiani di UnipolMove: l’80% di questi sono assicurati UnipolSai. “Si tratta di un servizio disponibile non solo per i nostri assicurati – precisa Carrea -, è acquistabile online, oltre che nella rete delle oltre 2000 nostre agenzie sul territorio nazionale, e ormai anche in alcune reti bancarie come quella di Bper”.

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