“Le dimissioni formali hanno chiuso il capitolo Conte” dice Antonio Pilati, saggista, commentatore politico, già commissario dell’Agcom. “Nelle ultime due settimane ha fatto una serie di errori politici, ma soprattutto ha rivelato di essere incapace di gestire il Recovery Plan. E questo fallimento lo mette fuori gioco”. Da qui, secondo Pilati, occorre partite per immaginare il dopo. Ieri intanto sono circolati alcuni nomi importanti, uno in particolare. Di un altro, Pilati traccia l’identikit.
Oggi Mattarella ascolterà i partiti: in mattinata il gruppo misto e il Maie-Centro democratico (i nuovi “responsabili”), nel pomeriggio Iv, Leu e Pd. I maggiori esponenti, da Renzi a Di Maio, si limitano a dichiarazioni prudenti, meramente tattiche, per lanciare messaggi e sondare il terreno. Non resta che aspettare gli sviluppi.
Ci aveva detto che a pesare sulla nostra crisi di governo saranno Usa e Germania. Lo pensa ancora?
Sì, perché siamo un paese a sovranità limitata e molto debole. Per quanto riguarda gli Usa, si intravedono movimenti dell’amministrazione americana che vanno nella direzione di trovare qualcuno più affidabile di Conte. Per ora non aggiungerei di più.
E dal lato Germania?
Qui c’è molto da dire: i ripetuti avvertimenti di Gentiloni, l’allarme della Faz sul pericolo di distribuzione clientelare dei fondi e su quello che non è stato fatto; l’insoddisfazione di Schäuble, e poi Prodi, secondo il quale la priorità è un governo che faccia bene il Recovery Plan.
Se uniamo i puntini?
I tedeschi hanno fatto con il Next Generation Eu un grosso sforzo che comporta un notevole sacrificio ideologico, via creazione di debito comune europeo. La contropartita è la possibilità di attivare in Europa una serie di investimenti che interessano molto a Berlino, in particolare nell’industria dell’auto elettrica e della transizione green.
Veniamo all’Italia. Questo che cosa implica?
Che la Germania vorrebbe un premier altrettanto docile, però capace di consegnare quanto promesso. Invece Conte finora ha ripetuto “arrivo, arrivo” ma poi non si è visto. La soluzione ideale per l’Ue a trazione tedesca è qualcuno di conosciuto e affidabile.
A chi pensa?
Mi vengono in mente i nomi di Gentiloni o di Sassoli. Serve un usato sicuro, un professionista con grande senso di responsabilità.
Niente nomi a 5 Stelle.
Non credo a una loro candidatura, sono malmessi e non hanno potere negoziale. Non dimentichiamoci che sono stati i 5 Stelle ad esprimere Conte.
Meglio dunque un esponente Pd.
Se ha l’appoggio esterno, un esponente del Pd può battere ogni altro concorrente.
Ma deve avere anche l’ok di Renzi.
Gentiloni ha avuto con Renzi rapporti altalenanti, mi pare che i due avessero rotto, ma poi hanno ricomposto.
I 5 Stelle lo votano? Vorrebbe dire che mollano Conte.
Qual è il problema? Ripeto: non hanno potere negoziale.
Come vede un esponente abile, capace, di una parrocchia attigua a quella di Mattarella come Franceschini?
Ha relazioni solide con Germania e Usa? Non saprei dire. La domanda vera è un’altra.
Prego.
Un governo con dentro Renzi arriva più o meno a 170 voti al Senato. Una maggioranza buona, ma per che cosa? Voglio dire: qual è la formula del governo? Quella di una maggioranza chiusa o di una maggioranza aperta? Cercano o no di coinvolgere anche Forza Italia, in maniera esplicita oppure sottotraccia?
Ieri alcuni esponenti di FI hanno raggiunto il gruppo centrista del Senato. Difficile che avvenga senza l’assenso di Berlusconi.
Berlusconi è un grande negoziatore, ma non si accontenta di vaghe promesse, chiede in cambio cose precise. Per esempio partecipare a un accordo per l’elezione del presidente della Repubblica.
Chi potrebbe far parte di questo accordo?
FI e teoricamente anche la Lega. Prefigurerebbe un cerchio che con pesi diversi influenza l’elezione del successore di Mattarella.
Serve sempre un piano B. Un tecnico?
Al momento l’unica alternativa che vedo a un uomo del Pd gradito ai tedeschi potrebbe essere un economista stimato negli ambienti europei che non dispiaccia a Washington.
(Federico Ferraù)