Il bilancio INPS sulle pensioni in Italia si aggrava ogni anno che passa. Da una recente relazione stilata dal presidente del Civ Roberto Ghiselli, il problema sarebbe riconducibile a due problematiche: la bassa fecondità e l’aumento della longevità.
Le riforme previdenziali e il quadro attuale comportano ad un aumento dei pensionati e ad una riduzione dei lavoratori. Questo implica un invecchiamento della popolazione complessivo, che genera a sua volta una incertezza sull’adeguamento pensionistico.
Pensioni in Italia: i numeri ci allarmano?
Tra metodi differenti di calcolo previdenziale, bassa natalità, lavoro precario e sistemi contributivi penalizzanti, la paura è quella di non avere – in futuro – un adeguato cedolino pensionistico per far fronte ai rincari che ci aspettano.
Nel frattempo il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza INPS ha stimato nell’arco di dieci anni, un bilancio in perdita di 45 miliardi di euro.
Nella relazione di Ghiselli si legge:
«Combinazione di due tendenze, l’aumento della longevità e la bassa fecondità, che provocano la cosiddetta inversione nella piramide delle età. Il saldo positivo dei flussi migratori non è sufficiente a bilanciare il saldo negativo della dinamica naturale. Il tendenziale calo demografico già ora determina uno squilibrio notevole fra le coorti interessate o prossime al pensionamento, e quelle in ingresso nel mercato del lavoro, con una contrazione tendenzialmente crescente della popolazione attiva. Il rischio di una diffusa inadeguatezza dei futuri trattamenti pensionistici potrà dipendere dalla discontinuità nel lavoro e quindi nella contribuzione, dai bassi livelli di reddito, dall’irregolarità nei rapporti di lavoro».
Viene da pensare che la soluzione più efficace sia quella di garantire dei contratti di lavoro stabiliti e duraturi associati ad adeguata retribuzione che possa garantire un numero più elevato di contributi previdenziali a differenza di quelli versati oggi.