Nelle ultime ore sono stati diffusi i verbali delle ultime riunioni del Fomc della Federal Reserve e del Consiglio direttivo della Bce che si sono svolte a gennaio. Su entrambi i documenti abbiamo chiesto un commento all’economista Domenico Lombardi, direttore del Policy Observatory della Luiss ed ex consigliere del Fondo monetario internazionale.
Cominciamo dalle minutes della Fed, dalle quali sembra emergere la volontà di non tagliare troppo presto i tassi.
Negli Stati Uniti l’inflazione tendenziale è scesa a gennaio al 3,1% rispetto al 3,4% di dicembre, attestandosi a un livello superiore alle aspettative, mentre l’inflazione core è rimasta stabile al 3,9%. La caduta dell’inflazione sta, quindi, rallentando e dalle minutes emerge che il quadro inflativo, sebbene si vada stabilizzando, non è ancora a un livello tale da poter giustificare un avvio del taglio dei tassi.
Dunque, non ci si potrà aspettare un taglio dei tassi a marzo.
Dalle minutes emerge una postura neutrale: è plausibile ritenere che non ci sarà un taglio dei tassi, né ovviamente un loro aumento. Non va peraltro dimenticato che negli Usa la disinflazione è stata operata unicamente dalla politica monetaria, perché quella fiscale rimane espansiva. Il mercato del lavoro rimane solido, a gennaio sono stati creati 353.000 nuovi posti. Infine, il quarto trimestre del 2023 si è chiuso con un Pil in crescita del 3,3%, ben superiore al tasso di crescita potenziale. Il contesto macroeconomico, pertanto, è incoraggiante e solido.
Non c’è quindi un’urgenza di tagliare i tassi, si potrebbe anche aspettare…
Esattamente, il contesto macroeconomico favorevole non impone questa urgenza. I mercati prezzano una significativa probabilità che il ciclo di riduzione dei tassi venga avviato a giugno e non prima come, invece ,si riteneva fino a qualche settimana fa.
Passiamo ora ai verbali del Consiglio direttivo della Bce. Emerge qualcosa di interessante?
Nel complesso, evidenziano un quadro in cui le forze disinflative stanno operando con efficacia sotto l’impulso delle restrizioni monetarie impartite alla domanda aggregata, tuttavia non emerge alcuna evidenza che preluda all’avvio del ciclo di riduzione dei tassi. A mio avviso, non soppesano in modo adeguato la dinamica congiunturale che, peraltro, non è migliorata nelle ultime settimane.
Cosa si può dire in merito?
La scorsa settimana la Commissione europea, tramite le previsioni invernali, ha evidenziato che l’ultimo trimestre del 2023 e il primo del 2024 sono di sostanziale stagnazione dell’attività economica, con la principale economia dell’area, la Germania, che si trova in recessione. Tra l’altro l’inflazione tedesca sta diminuendo in modo significativo: a gennaio è scesa al 2,9% dal 3,7% di dicembre. Questo ha implicazioni sia sull’inflazione che sulla crescita dell’intera Eurozona.
Tra l’altro il Governo tedesco prevede per quest’anno una crescita (+0,2%) inferiore alle stime della Commissione (+0,3%).
Questo è indicativo del fatto che la Germania non sta semplicemente attraversando un breve periodo di recessione tecnica, ma ha bisogno di ristrutturare la sua economia. Il che potrebbe comportare una stagnazione prolungata. Peraltro, nell’Eurozona, a differenza degli Stati Uniti, non c’è una politica fiscale espansiva. Anzi, nonostante una politica monetaria che sta diventando sempre più restrittiva, in virtù del processo disinflativo in atto, si ha una politica fiscale anch’essa restrittiva, persino in Germania. Il che rende meno rischioso per la Bce avviare il ciclo di riduzione dei tassi, visto che la postura fiscale nell’Eurozona è, appunto, restrittiva.
Dato che spesso le scelte della Fed influenzano quella della Bce, pensa che anche quest’ultima potrebbe attendere fino a giugno per iniziare a tagliare i tassi?
I dati sulla negoziazione dei salari nell’Eurozona, diffusi dalla stessa Bce, indicano che nell’ultimo trimestre del 2023 la dinamica della crescita delle retribuzioni ha rallentato passando al 4,5% dal 4,7% del trimestre precedente, mantenendosi al di sopra della soglia compatibile con il target inflazionistico del 2%. Il che è, tuttavia, normale nelle attuali circostanze, perché nei rinnovi contrattuali si sta cercando di recuperare il potere d’acquisto perso dai lavoratori nei mesi scorsi. Penso che l’Eurotower vorrà aspettare i dati del primo trimestre del 2024, che saranno disponibili solamente a maggio. Tuttavia, la situazione macroeconomica dell’Eurozona è deteriorata e questo dovrebbe avere un peso nelle valutazioni del Consiglio direttivo ai fini dell’avvio del taglio dei tassi che dovrebbe, a mio avviso, avvenire anche prima di giugno.
Prima di giugno per la Bce c’è solo aprile, dato che a maggio non sono in programma riunioni del Consiglio direttivo.
Tra due mesi ci saranno nuovi elementi per valutare la dinamica del processo disinflativo e il quadro macroeconomico. E se dovesse proseguire l’attuale congiuntura di stagnazione, difficilmente si avrebbe un’accelerazione della dinamica salariale che rappresenta il principale timore della Bce per avviare la riduzione dei tassi.
Se non un taglio effettivo, ad aprile potrebbe almeno arrivare l’annuncio che questo si farà a giugno?
Sì. La Bce nel suo arsenale non ha solamente l’aumento o il taglio dei tassi, ma, tramite le sue comunicazioni, è in grado di orientare le aspettative e quindi anche i tassi di mercato. L’annuncio dell’avvio imminente di un ciclo di riduzione dei tassi avrebbe come effetto una diminuzione dei tassi di mercato.
Se il taglio avvenisse a giugno dovrebbe essere di mezzo punto e non limitarsi a un quarto di punto visto che arriverebbe piuttosto in là?
La prudenza che porterebbe la Bce ad aspettare fino a giugno mal si concilierebbe con un taglio dei tassi di mezzo punto. Perché questo accada, infatti, dovremmo trovarci nel mezzo di un contesto profondamente recessivo. Il che vorrebbe dire che già ad aprile vi sarebbero delle avvisaglie e quindi sarebbe più opportuno tagliare i tassi allora, anche solo di un quarto di punto, piuttosto che aspettare giugno.
(Lorenzo Torrisi)
— — — —
Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.
SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI