Le previsioni economiche della Commissione europea sono molto positive per l’Italia per il 2023, dato che la crescita stimata al +1,2% sarà più alta di quella di Francia (+0,7%) e Germania (+0,2%), ma nel 2024, con una previsione del +1,1%, le cose andranno meno bene, dato che tutti gli altri Paesi dell’Eurozona faranno meglio.
«Ho visto anche alcuni commentatori che hanno rispolverato la ritrita immagine del fanalino di coda, che è veramente a mio avviso nauseante, perché vuol dire non capire nulla di economia», è il commento di Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di economia industriale all’Università Cattolica di Milano.
Come mai un giudizio così duro?
Perché tenendo conto delle previsioni della Commissione europea, se guardiamo alla crescita rispetto al 2019, l’ultimo anno pre-Covid, alla fine del 2023 l’Italia farà registrare un +2,2%, la Francia un +1,7%, la Germania un +0,8% e la Spagna un +0,6%, mentre Regno Unito e Giappone saranno addirittura sotto, rispettivamente, dello 0,5% e dello 0,2%. Questo significa che, a parte Stati Uniti e Canada, l’Italia avrà fatto meglio di qualunque altra nazione del G7 come recupero post-Covid. E se anche immaginassimo che le previsioni sul 2024 di Bruxelles siano giuste, posto che è già difficile azzeccare quelle a un anno, la situazione non cambierebbe.
L’Italia farebbe registrare una performance rispetto al 2019 migliore di quella degli altri principali Paesi europei?
Esattamente. Alla fine del 2024 , rispetto al 2019, l’Italia farebbe registrare un +3,3%, la Francia un +3,2%, la Spagna un +2,6% e la Germania un +2,2%. Direi, quindi, che la vera notizia è questa: l’Italia in un quinquennio crescerà più di quasi tutte le economie avanzate. È logico, quindi, che se guardiamo solo il 2024 cresceremo meno: siamo già cresciuti tanto prima e quest’anno potremmo anche superare il +1,2% stimato da Bruxelles. C’è poi un altro aspetto che nessuno ha preso ancora in considerazione, ma che val la pena evidenziare.
Quale?
Come noto, il Pil cresce anche grazie al mero aumento della popolazione e l’Italia negli ultimi anni ha purtroppo registrato un calo demografico. Nonostante questo, il Pil pro capite del nostro Paese alla fine del 2023 sarà cresciuto, rispetto al 2019, del 3,5%, mentre in altri Paesi europei, con l’esclusione della Francia (+0,4%), sarà diminuito: in Germania dello 0,8%, in Spagna dell’1,1% e nel Regno Unito del 2,4%. Con questo non voglio certo sottovalutare la piaga del declino demografico, ma è un dato di fatto che nel nostro Paese, pur in assenza di una crescita demografica, ci sia una crescita dell’economia.
La scorsa settimana è uscito il dato della produzione industriale di marzo, in calo dello 0,6% rispetto a febbraio e del 3,2% su base annua. C’è da preoccuparsi?
Se prendiamo i dati del primo trimestre, vediamo che la manifattura tiene ancora e ci sono settori portanti della nostra economia, come la meccanica, la farmaceutica, l’industria alimentare, che sono nettamente in crescita rispetto ai primi tre mesi del 2022. Stiamo parlando, quindi, di una situazione che non presenta cedimenti, ma che è semplicemente in linea con un quadro europeo e internazionale dove ci sono Paesi in grande difficoltà, che sono anche mercati di sbocco per i nostri prodotti, come la Germania e il Regno Unito. Quello che è importante per l’industria in questo momento è tenere le posizioni raggiunte sia in termini di volumi produttivi che di quote di mercato.
Si potrà forse contare di più sui servizi…
Sì, i servizi stanno tenendo grazie anche alle misure contro i rincari delle bollette che Draghi ha meritoriamente introdotto tra i primi in Europa e che il Governo Meloni ha saggiamente confermato, seppur con delle riduzioni, aumentando però il taglio del cuneo fiscale per i redditi medio-bassi. Quello che farà crescere il nostro Paese quest’anno e il prossimo sono, da una parte, i consumi privati, grazie anche all’apporto delle spese degli stranieri e un turismo che sta andando molto bene, e, dall’altra, la messa a terra del Pnrr.
Domani è in programma un Cdm che dovrebbe approvare provvedimenti a sostegno del Made in Italy, tra cui un fondo sovrano per sostenere le aziende strategiche. Cosa ne pensa?
Vedremo nel concreto che cosa verrà approvato, ma c’è la chiara volontà di sostenere il Made in Italy, logicamente perché si è riscoperto quanto sia competitivo il nostro sistema dopo Industria 4.0. Pensi che nel 2020, in pieno periodo di lockdown, le nostre imprese, anziché stare ferme ad aspettare, hanno fatto investimenti che hanno dato i loro frutti.
(Lorenzo Torrisi)
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