Arrivano buone notizie per l’economia italiana. La stima preliminare relativa al primo trimestre, diffusa ieri dall’Istat, parla infatti di una crescita del Pil pari allo 0,3% (+0,6% rispetto ai primi tre mesi del 2023), in linea con quella dell’Ue e dell’Eurozona (entrambe al +0,3%, secondo quanto comunicato sempre ieri dall’Eurostat). E proprio dai dati continentali parte l’analisi di Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano: «Si tratta di numeri che confermano una tendenza più resiliente e dinamica dell’economia dei Paesi mediterranei rispetto a quelli del Nord Europa, che continuano ad arrancare parecchio».
La Germania nel primo trimestre dell’anno è cresciuta dello 0,2%…
A prima vista potrebbe sembrare un dato di “rinascita”, ma in realtà non è così positivo, perché Destatis, l’istituto nazionale statistico tedesco, ha rivisto al ribasso il Pil del quarto trimestre 2023 dal -0,3% al -0,5%. Se si guardano gli ultimi tre trimestri, di fatto l’economia tedesca registra ancora una performance leggermente negativa, come anche l’Austria, mentre la Svezia arriva a -0,5%. Al contrario, parlando sempre di crescita cumulata degli ultimi tre trimestri, l’Italia segna un +0,8%, davanti alla Francia (+0,4%) e dietro la Spagna (+1,9%).
Sono diversi trimestri che l’economia spagnola registra una crescita ben al di sopra della media europea.
È così, anche se va ricordato che, rispetto ai livello del quarto trimestre del 2019, l’ultimo pre-Covid, la crescita spagnola è arrivata a un +3,6%, mentre quella italiana è al +4,6%. Chiaramente se va avanti a questi tassi di crescita il Paese iberico ci raggiungerà a fine anno.
L’Istat segnala che la componente nazionale della domanda è in diminuzione. Questo nonostante il calo dell’inflazione. Dobbiamo preoccuparci?
Credo che sia presto per tirare le somme, perché l’Istat specifica che questa diminuzione è al lordo delle scorte, quindi potrebbe anche esserci stata una buona dinamica dei consumi e degli investimenti accompagnata da una forte decumulazione delle scorte. Occorrerà avere i dati definitivi disaggregati prima di poter trarre delle conclusioni. Del resto, l’Istat ci dice anche che sono andati bene sia il comparto primario che quello industriale che quello dei servizi.
Non c’è, quindi, un comparto in rallentamento.
È una constatazione confortante in un momento in cui l’economia si trova nel mezzo di una possibile staffetta tra il traino dell’edilizia residenziale, derivante dal Superbonus, e la possibile messa a terra degli investimenti pubblici legati al Pnrr. Significa che c’è un’economia forte in se stessa che riesce comunque a tirare, anche grazie a una buona crescita precedente.
È presto anche per dare un giudizio anche su un altro elemento segnalato dall’Istat, ovvero la crescita della domanda estera netta?
Sì, credo che occorra cautela finché non ci saranno i dati definitivi a fine maggio. È probabile che l’export sia rimasto in linea con il quarto trimestre del 2023 e che sia diminuito l’import.
L’Istat ci dice anche che, dopo il primo trimestre, la crescita acquisita per il 2024 si attesta allo 0,5%. Cosa ne pensa?
In generale mi sembra che nonostante le incertezze legate alla fine del Superbonus l’Italia stia continuando a crescere, a dispetto oltretutto di una popolazione in diminuzione. La crescita acquisita è già vicina alle stime per l’intero anno di Ocse, Fmi e Ue. Penso che il 2024 si possa chiudere con un Pil al +1%, come previsto dal Governo, con uno sforzo non considerevole. L’importante è che non ci siano fenomeni esterni che possano influire negativamente.
Per esempio?
Molto dipenderà anche da cosa farà la Germania. Se l’andamento della sua economia e dei Paesi che le gravitano attorno continuerà a essere così piatto, questo potrà comportare dei problemi per le nostre esportazioni lì dirette.
(Lorenzo Torrisi)
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