La produzione industriale italiana a maggio ha fatto segnare una crescita congiunturale dello 0,5%, ma a livello tendenziale c’è da registrare un calo del 3,3%. Il ministro dell’Economia Giorgetti, nel corso dell’assemblea annuale dell’Abi, ha evidenziato che “l’obiettivo di crescita dell’1% nel 2024 è ampiamente alla nostra portata”, mentre il Governatore della Banca d’Italia Panetta, nello stesso evento, ha evidenziato che “per il complesso del 2024 le previsioni di Consensus Economics indicano una crescita dello 0,8%”.



Secondo Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano, è più interessante un altro passaggio dell’intervento del numero uno di palazzo Koch: «Ha infatti spiegato che nel secondo trimestre il Pil dovrebbe far registrare un aumento congiunturale dello 0,3%. Ritengo che sarebbe un risultato notevole in un periodo di bassa crescita complessiva, perché ci avvicinerebbe molto, considerando la crescita acquisita dopo il primo trimestre, pari al +0,6%, al traguardo dell’1% stimato dal Governo per l’intero anno».



Ritiene possibile una crescita dello 0,3% nel secondo trimestre, in linea con quanto avvenuto nei primi tre mesi dell’anno?

Sì, penso che sia possibile. Una crescita dello 0,2% è senz’altro alla portata, anche se la dinamica della produzione industriale, nonostante il rialzo congiunturale, continua a rimanere debole, non solo nel nostro Paese. Va ricordato, infatti, che la situazione della manifattura di tutta Europa, complice l’andamento della domanda interna, è difficile e in Germania è totalmente ferma. Dato che l’industria è un settore che investe molto, non aiuta nemmeno il livello dei tassi di interesse. E in Italia ancora Transizione 5.0 non decolla anche per via della tanta burocrazia connessa.



Si può far affidamento sull’export?

Il commercio estero ha fatto segnare una generale flessione delle esportazioni nel primo trimestre da parte di tutte le maggiori economie mondiali. In Italia, come nel resto d’Europa, la crescita dell’economia è pertanto principalmente affidata ai servizi. Nel secondo trimestre nell’Eurozona ci si attende una crescita del Pil non esaltante, trainata principalmente da Spagna e Italia, come avvenuto nei primi tre mesi dell’anno.

La crescita dei servizi potrebbe spingere l’economia italiana anche nel terzo trimestre, grazie al turismo?

Certamente. Già l’anno scorso è stato registrato un record di visitatori stranieri, grazie soprattutto agli statunitensi, che sono anche alto spendenti. Il turismo è in questo momento un motore straordinario. Bisogna vedere come andranno le vacanze degli italiani. Dai conti economici trimestrali diffusi dall’Istat la scorsa settimana emerge che c’è stato un aumento della pressione fiscale, ma anche del potere d’acquisto delle famiglie, grazie sia alla disinflazione che all’incremento dell’occupazione: dal mix di questi due fattori tra loro contrastanti credo dipenderà la spesa turistica estiva delle famiglie italiane, che potrebbe dare un impulso ulteriore alla dinamica economica del terzo trimestre e contribuire ad avvicinarci ancora di più al traguardo dell’1% su cui in pochi l’anno scorso avrebbero scommesso un centesimo.

Non si potrà, però, contare su un clima economico positivo europeo…

Purtroppo i due cosiddetti motori dell’Europa sono inceppati sia nella loro dinamica che nella loro strategia. La Germania si sta avvitando su se stessa seguendo convinzioni che sono francamente piuttosto curiose. Mantenere il freno al debito, infatti, non è solo un virtuosismo fine a se stesso, ma vuol dire anche non aver capito niente, perché non si può portare avanti una politica di bilancio del genere con un’economia che in questo momento avrebbe bisogno anche di investimenti infrastrutturali. Ci sono, infatti, ponti, strade e ferrovie in Germania che avrebbero bisogno di manutenzioni o ampliamenti, ma gli investimenti necessari non si possono fare per via della disciplina di bilancio. Nello stesso tempo l’industria dell’auto è in panne e con la concorrenza cinese c’è il rischio che gli investimenti fatti sull’elettrico non diano frutti. È un grande problema che coinvolge anche l’indotto presente in altri Paesi, tra cui l’Italia, ma ritengo che sarà l’Europa dell’Est a dover affrontare i principali problemi.

Finora ha parlato della Germania. Cosa dice, invece, della Francia?

Quella francese è decisamente l’economia più rallentata in questo momento. La situazione politica non aiuta: sarà anche difficile varare le riforme necessarie, cosa non riuscita a Macron, e seguire il percorso di rientro dei conti pubblici, con una corsa della spesa che ha fatto aumentare di molto il debito pubblico, soprattutto quello detenuto da investitori stranieri in valore assoluto. C’è anche una crisi sociale forte, anche se nascosta, che rende il quadro ancora più complicato oltralpe.

(Lorenzo Torrisi)

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