L’Istat ha diffuso ieri “Le prospettive per l’economia italiana nel 2023-24”. Guardando ai dati sul Pil vengono di fatto confermate le stime diffuse a metà maggio dalla Commissione europea (+1,2% nel 2023 e +1,1% nel 2024), ma l’Istituto nazionale di statistica fornisce anche delle indicazioni sulle ragioni di questa “fase espansiva dell’economia italiana”: il buon andamento della domanda interna e di quella estera netta.



In particolare, come ci spiega Luigi Campiglio, Professore di Politica economica, «i consumi delle famiglie vengono visti come il motore dell’economia nel 2024».

Secondo l’Istat grazie anche a un’ulteriore riduzione dell’inflazione…

È una sorta di scommessa che non è detto vada a buon fine. La domanda che ci si pone rispetto a queste proiezioni è quanto siano robuste rispetto a shock esterni non necessariamente grandi. Banalmente, cosa succederebbe se i prezzi dei beni energetici tornassero a salire? Sarebbe interessante conoscere, in base al modello utilizzato dall’Istat, la risposta. Un altro elemento su cui pesano delle incognite è l’andamento delle esportazioni.



E non si tratta di un elemento da poco, visto che per l’Istat la domanda estera netta sarà un fattore, seppur meno rilevante dei consumi, che favorirà la crescita dell’economia.

Sì, le esportazioni sono viste in aumento dell’1,5% quest’anno e del 2,5% il prossimo, tanto che il saldo delle partite correnti tornerà in positivo (+0,1% nel 2023 e +0,6% nel 2024) e non per una diminuzione delle importazioni, che invece sono viste in crescita quest’anno dello 0,8% e il prossimo del 2%. Tuttavia, oltre allo spettro di recessioni in grado di rallentare il commercio internazionale, vi sono anche fattori a cavallo tra politica ed economia, come i rapporti tra Italia e Cina di cui si sta discutendo non poco in queste settimane, che possono incidere non marginalmente sul nostro export. In definitiva, per il 2024 dell’economia italiana ci sono scommesse non semplici.



Riguardo gli investimenti, invece, l’Istat prevede un rallentamento, anche se molto dipenderà dalla realizzazione del Pnrr. In questo senso un rischio ulteriore per il buon esito degli appalti è rappresentato dai livelli di indebitamento delle imprese. Antonio Patuelli, Presidente dell’Abi, ha riconosciuto che nell’edilizia diverse aziende sono state colte impreparate dal rialzo dei tassi della Bce che ha reso il credito più oneroso.

C’è anche questo problema, soprattutto per quelle aziende, e non sono poche, che lavorano con il capitale a credito. In generale, rispetto al rallentamento degli investimenti (dal +3% del 2023 al +2% del 2024), temo che vi siano dietro scelte dei privati, anche quelli che hanno realizzato profitti importanti in questi mesi, non certo positive per l’economia nel suo complesso.

C’è qualche altro dato che ha trovato interessante?

Sì, la spesa delle Amministrazione pubbliche: dopo un lieve aumento dello 0,4% quest’anno, viene vista in calo dello 0,7% nel 2024. Fra le righe, questo segnala una forte attenzione alla finanza pubblica. Tutti questi elementi formano un quadro in cui, se anche un solo tassello venisse meno, ci sarebbe un rischio di uno scivolamento dell’economia.

È anche un quadro ricco di indicazioni di politica economica. Oltre ad assecondare la tenuta dei consumi degli italiani, tramite per esempio la conferma del taglio del cuneo fiscale, viene richiesta attenzione alla posizione da tenere nei confronti della Cina, passando per strumenti atti a evitare il credit crunch.

Sì, è un quadro che richiede scelte di ampio respiro: non solo il tentativo di restituire potere d’acquisto agli italiani tramite il taglio del cuneo fiscale, ma anche attenzione alla geopolitica, arrivando fino ai tavoli europei sulla riforma del Patto di stabilità. Non è facile, ma abbiamo bisogno di una politica che sia vigile e attiva su più fronti.

(Lorenzo Torrisi)

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