Gli scenari economici macro indicano un periodo critico per l’area europea nel triennio 2023-25, con intensità variabile per i diversi Paesi e con impatto più pesante nel 2023 seguito da una situazione in miglioramento. Le stime sull’Italia per il 2023 oscillano tra un caso peggiore di recessione attorno a un meno 1,5% del Pil a uno migliore limitato a una crescita dell’1%. Il Governo ha preso come riferimento una possibile crescita dello 0,6% (il 2022 dovrebbe finire al 3,7%). Chi scrive sta valutando i fattori che potrebbero far aumentare la crescita dell’Italia o deprimerla, qui una prima stima.
Inflazione da costi dell’energia: nel 2022 ha avuto un’impennata perché il Governo è stato preso di sorpresa e ha cercato rifornimenti alternativi al gas russo a qualsiasi prezzo, ma è improbabile che nel 2023 i picchi si ripetano pur restando non basso il costo del gas importato via tubo e, soprattutto, via nave. La recente decisione del Governo di calmierare i prezzi per le aziende gasivore destinando selettivamente il gas prodotto nazionalmente combinata con uno stanziamento robusto, già a dicembre, per ridurre le bollette fa prevedere una situazione non di caso peggiore.
I fattori di forza spontanea dell’economia italiana tendono a essere sottovalutati negli scenari, in particolare le capacità dell’export e del turismo. Infatti, ogni volta che i risultati sono migliori delle attese si cita una “sorpresa”, come successo nel 2021 e 2022, segno di un gap nel calcolo. Ricalibrando questi indici di settore, la previsione di crescita del Pil è superiore all’1% nel 2023, alla condizione che l’euro resti basso sul dollaro (probabile) e che la domanda globale non rallenti troppo, come sembra.
Al riguardo, il programma tedesco di investire nel 2023 circa 100 miliardi (su 200 complessivi) per compensare la tendenza recessiva – scelta criticata per unilateralismo entro l’Ue – favorisce in realtà l’industria italiana intrecciata, soprattutto nel Nord, con quella tedesca. Andrà però valutato il differenziale competitivo. La Bce sta alzando il costo del denaro per curare con una recessione la crisi di inflazione, ma è un’azione poco efficace perché la politica monetaria nulla può fare contro la scarsità di materiali critici e conseguente aumento dei prezzi. Infatti, lo scenario migliora, pur lentamente, sul fronte di energia e questi materiali, aumentando la probabilità che la Bce si limiti.
In sintesi, nell’attesa di più precisazioni e aggiornamenti, lo scenario italiano appare migliore delle previsioni correnti.
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