Sempre più analisti, tra cui chi scrive, segnalano che i maggiori rischi economici nello scenario 2023 per l’Italia, tralasciando eventuali casi peggiori sul piano dei prezzi dell’energia e del conflitto in Ucraina, sono dovuti a possibili errori da parte della Bce. Primo: c’è una contraddizione tra volontà della Bce di non rinnovare gli acquisti dei titoli di debito nazionale fatti nel recente passato e l’impegno a ridurre la divergenza degli spread nell’Eurozona (programma Tpi).
L’Italia dovrà emettere una massa di nuovi titoli nel 2023 per rifinanziare il proprio debito, ma tali emissioni potrebbero non avere più “ombrello” da parte della Bce. In tale scenario i compratori di debito italiano richiederebbero un premio di rischio più alto che aggraverebbe il bilancio statale in un periodo non facile e ciò aumenterebbe la differenza di valore tra titoli decennali italiani e quelli più solidi nella zona euro, cioè lo spread, mettendo l’Italia in guai gravi.
Anche fondi statunitensi che investono sul reddito fisso stanno chiedendo via stampa chiarimenti alla Bce. Finora questa ha risposto che ha la priorità di sgonfiare il proprio bilancio come pezzo di quella disinflazionistica. Ma tale risposta ha suscitato perplessità. Anche perché alcuni l’hanno collegata a una lamentela da parte della Bce: le politiche fiscali dei Governi non seguono l’azione restrittiva della politica monetaria finalizzata a mandare in rapida recessione l’economia per abbattere l’inflazione. Ma – secondo rischio – tale azione è destabilizzante: l’inflazione in Eurozona è causata principalmente dall’aumento dei prezzi dell’energia e, diversamente dall’inflazione da surriscaldamento del mercato in America, non può essere curata dalla politica monetaria, ma trova terapia cercando più energia a prezzi contenuti (com’è in atto da parte dei Governi).
La Bce “contro-risponde” che il suo mandato è univoco contro l’inflazione, in particolare evitando una spirale prezzi/salari, costi quel che costi. Ma il costo di una recessione è, appunto, destabilizzante. Infatti, i Governi, particolarmente quello tedesco, stanno aumentando la spesa pubblica espansiva per contrastare la recessione, eccetto l’Italia che non ha i soldi e ha troppo debito per farlo.
La Bce – terzo rischio – probabilmente non potrà aumentare troppo il costo del denaro per evitare crisi di alcuni debiti nazionali, ma restringerà il più possibile il credito bancario per indurre recessione. Per le piccole imprese italiane “banco-dipendenti” potrebbe essere un massacro. Servono chiarimenti e correzioni.
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