Secondo il Centro studi di Confindustria, sono “in aumento i segnali di indebolimento dell’economia italiana, soprattutto nell’industria”. Nella congiuntura flash vengono indicati come elementi critici sia la persistente inflazione che la continua salita del costo del credito che pesa sulle imprese. Ieri è stato diffuso anche l’indice IFO sulla situazione economica della Germania, che è sceso oltre le attese: “Le aspettative sono marcatamente pessimistiche e le valutazioni delle aziende sulla loro situazione attuale sono peggiori”. Il quadro per l’economia europea, dopo gli indici PMI diffusi venerdì scorso, si fa, quindi, ancora più cupo. Come ci spiega Luigi Campiglio, Professore di Politica economica all’Università Cattolica di Milano, «sembra essere in corso una decelerazione che potrebbe prefigurare una sorta di stallo dell’economia europea».



Rischia una frenata anche l’economia italiana?

Per l’Italia la stagione estiva, grazie anche ai flussi turistici stranieri, potrebbe essere positiva e rappresentare un elemento di tenuta. Sperando che le vacanze non diventino troppo care, soprattutto per gli italiani, altrimenti i risultati che in molti preconizzano potrebbero non materializzarsi. Cosa accadrà poi nel quarto trimestre è un’altra storia. In questo momento si naviga a vista.



In effetti, il Centro studi di Confindustria evidenzia che mentre i consumi alimentari calano, continuano a salire quelli per i servizi.

Non è certo un bene che scendano i consumi alimentari. Da un lato, perché significa che c’è chi scegliere alimenti di qualità e prezzo inferiori, dall’altro, perché per le fasce meno abbienti si tratta della quota principale dei consumi complessivi, non essendoci reddito a sufficienza per tanti altri beni e servizi. C’è, quindi, da sperare che la corsa dei prezzi si fermi.

>Negli Stati Uniti la Fed ha lasciato i tassi invariati, mentre la Bce sembra voler andare avanti nei rialzi nonostante questo quadro economico….



Il Presidente della Fed Powell è stato anche criticato per la decisione di lasciare invariati i tassi. Credo che oltreoceano sia prevalsa la volontà di non “strozzare” l’economia, rimandando nuovi rialzi, nonostante i rischi di rallentamento siano inferiori rispetto a quelli che vediamo in Europa. La Bce avrebbe potuto seguire per una volta positivamente la Fed e lasciare fermi i tasi. Vedremo se il mese prossimo ci sarà un altro rialzo oppure se si opterà quanto meno per un rinvio a dopo l’estate.

Il Centro studi di Confindustria evidenzia che l’aumento del costo del credito sta pesando sui prestiti alle imprese, ma c’è anche il rischio che si creino problemi seri al settore immobiliare?

Il rialzo dei tassi sta già creando dei problemi in tal senso. Ci sono famiglie che hanno dovuto rinunciare all’acquisto di una casa oppure hanno dovuto sceglierne una di minor valore (quindi più vecchia oppure più piccola o ancora in una zona più periferica) per i costi dei mutui. E altre, che hanno già comprato casa con un mutuo a tasso variabile, stanno facendo i conti con rate diventate più alte. Il settore immobiliare è ciclico e quando la bolla si sgonfia, come abbiamo già visto nel 2008, non c’è un “atterraggio morbido”.

Negli Stati Uniti si parla già delle presidenziali dell’anno prossimo e del fatto che la Fed tende a non frenare troppo l’economia in vista del voto. In Europa non si corre il rischio che alle europee della prossima primavera prevalgano i partiti cosiddetti sovranisti o euroscettici?

Sì, questo è un pericolo reale, soprattutto laddove il potere d’acquisto dei cittadini continua a essere eroso da un’inflazione persistente. Molto dipende sia dalla narrazione democratica che di questo problema si fa nei Paesi, sia dai provvedimenti che i Governi nazionali possono mettere in campo per lenirne gli effetti.

(Lorenzo Torrisi)

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