Passate le elezioni regionali, nelle quali, secondo il Premier Giuseppe Conte, il vero sconfitto è stato Matteo Salvini, il Governo può riprendere la sua attività, con l’annunciato momento di verifica per mettere a punto il cronoprogramma di interventi per i prossimi mesi e addirittura anni, visto l’obiettivo di arrivare a fine legislatura. Andranno anche ripresi in mano i dossier economici messi momentaneamente da parte, come l’ex Ilva, Alitalia, la revoca delle concessioni autostradali, e si dovranno prendere decisioni sia in tema di riforma fiscale che previdenziale, visto l’avvio del confronto coi sindacati sul tema lunedì. Abbiamo chiesto un commento a Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie.
Professore, la Lega non è riuscita a imporsi in Emilia-Romagna, regione da cui esce invece rafforzato il Pd. Il Governo è più forte di prima anche per gestire i dossier economici sul tavolo?
A mio parere Salvini ha portato avanti una campagna elettorale in maniera inadeguata perché non ha affrontato i veri temi, che sono quelli economici, su cui il modello emiliano è da ripensare, perché si regge sull’intreccio tra politica ed economia che finisce per penalizzare i territori più lontani dal centro di questi legami. In ogni caso, non è che avendo vinto in Emilia-Romagna i problemi della maggioranza si sono ora risolti, perché si è visto che i 5 Stelle non esistono più. Questa coalizione è zoppa adesso.
Il crollo di M5s non rende più facile la gestione dei dossier e dell’agenda di governo grazie alla ritrovata forza del Pd?
In teoria dovrebbe essere così. Ma i 5 Stelle, se si appiattiscono troppo sulle posizioni del Pd, rischiano di diventare la loro ruota di scorta. Per alcuni dossier economici, per esempio, si potrebbero ricavare delle risorse da una “revisione” del Reddito di cittadinanza. Ma a quel punto come faranno i pentastellati a presentarsi alle regionali in Puglia e in Calabria? Non è da escludere poi che alcuni parlamentari di M5s passino nel centrodestra, sperando di essere accolti. Non so se è più facile governare insieme agli “sfaldati”, le loro mosse possono essere imprevedibili. In più nella coalizione c’è anche Renzi.
Che vuole già dettare la linea rilanciando il piano shock di Italia Viva per smuovere l’economia…
A questo punto il Pd, in Parlamento, considerando lo sfaldamento di M5s, ha ancora più bisogno di Italia Viva. Quindi Renzi diventa più determinante di prima per la sopravvivenza del Governo. Se toglie il suo beneplacito fa cadere tutto. Come già successo, può votare nelle commissioni insieme al centrodestra, mandando dei chiari segnali.
I dossier economici sul tavolo del Governo possono impegnare risorse importanti. Sarà quindi fondamentale anche l’atteggiamento dell’Ue nei confronti dell’esecutivo. Cosa dobbiamo aspettarci da questo punto di vista?
Queste elezioni, dal punto di vista di Bruxelles, hanno determinato la sostanziale scomparsa di uno dei due partiti sovranisti prima al Governo, il Movimento 5 Stelle, che già non rappresentava più un “pericolo” con la nascita del nuovo esecutivo, e hanno anche mostrato che l’altro partito sovranista, la Lega, non ha sfondato in una Regione chiave per l’europeista Pd. Di fatto se Salvini vuole vincere le elezioni deve continuare a fare quello che sta già facendo: cambiare abito. Per l’Europa, quindi, il centrodestra rappresenta sempre meno un rischio, sta alla coalizione al Governo non mostrarsi troppo “caotica” agli occhi di Bruxelles. Sconti non se ne faranno.
Nemmeno sui conti pubblici…
Esatto. Il vero problema è che crescerà la fame di mangiarsi imprese italiane, perché la nostra struttura economica si è indebolita, perché questo Governo, come il precedente del resto, non ha una politica industriale. L’Italia poi si trova a fare i conti con le possibili conseguenze di una guerra commerciale tra Stati Uniti e Ue e coi rischi, tutti ancora da capire, di una crisi derivante dal virus cinese. Il Pd è altezza di queste sfide?
(Lorenzo Torrisi)