“Una vicenda che alla fine rafforza sensibilmente Putin”. Gianandrea Gaiani, direttore di Analisi Difesa, giudica così la marcia per la giustizia del comandante della Wagner Prigozhin, fermatosi a 200 chilometri da Mosca grazie a un accordo “sponsorizzato” da Lukashenko, presidente della Bielorussia.

Quello che poteva sembrare un colpo di Stato, una specie di chiamata alle armi interna per salvare la Russia dalla gestione della guerra del ministro della Difesa Shoigu e del capo di Stato maggiore Gerasimov, si è risolto così: senza spargimento di sangue, con i ribelli che hanno desistito e ai quali è stata offerta una uscita di scena onorevole. Tutto troppo facile, tanto da far pensare che potesse essere stato concordato. Di certo alla fine Putin, come riferivano le truppe al fronte sui social, ne esce come unico capo riconosciuto. Nel frattempo nessun altro rappresentante dell’opposizione si è palesato.



Alla fine da questo finto colpo di Stato esce rafforzato Putin?

Sì, quello che è successo è stato gestito in breve tempo, in maniera efficace, senza spargere sangue russo, al punto che mi viene quasi il sospetto che sia stata tutta una messa in scena. A parte un elicottero abbattuto è andato tutto troppo liscio.

Una messa in scena da parte di chi?



Non lo so. Però hanno occupato la città di Rostov senza nessuna resistenza e allo stesso tempo nessun reparto militare russo ha sostenuto la rivolta. Prigozhin punta su Mosca e prima di andare a sbattere sul sistema di difesa della capitale cambia idea e trova un accordo mediato da Lukashenko che, come ci fa capire Peskov, conosce lo stesso Prigozhin da vent’anni.

Lukashenko ha davvero giocato un ruolo nel trovare una soluzione alla crisi?

I combattenti Wagner che hanno partecipato allo “show” di sabato vanno in Bielorussia con Prigozhin, dove daranno una mano a Lukashenko a gestire un po’ i confini: la Polonia e i Paesi baltici si stanno muovendo per destabilizzare la Bielorussia, addestrando militarmente gli oppositori bielorussi. A Lukashenko un po’ di veterani di guerra ben armati ed equipaggiati non fanno certo male.



Se fosse una sceneggiata sarebbe stata pensata per nascondere cosa?

Dico solo che mi viene un sospetto. La causa di questa vicenda, secondo me, resta la legge sui contractor, che impone a tutte le organizzazioni private e ai reggimenti di volontari di firmare un contratto con la Difesa. Significa che dipendono e accettano ordini dalla Difesa.

Prima non funzionava così?

Prima non era formalmente così. Prigozhin lamentava il fatto che i suoi non ricevevano munizioni perché erano al fianco dell’esercito ma non integrati nell’apparato militare. Questa legge che impone a tutti di firmare (lo ha fatto anche Akhmat: i ceceni) Prigozhin non la voleva, sperando di potersi garantire quell’autonomia che Putin gli aveva sempre dato, anche alla luce degli interessi russi che Wagner difende in giro per il mondo, in Africa in particolare.

Quindi il vero problema è che Prigozhin con questa legge avrebbe meno potere sui suoi stessi uomini?

La legge avrebbe messo la Wagner sotto il comando di chi lui odia di più, il ministro della Difesa Shoigu, che come tutti i militari vede i contractor come il fumo negli occhi. Succede in Italia, negli Usa e anche in Russia: le compagnie militari private riducono le risorse per l’esercito, ci sono meno soldi per finanziare la Difesa.

Ma Prigozhin la legge sui contractor la dovrà rispettare o no?

Le accuse di insurrezione armata a suo carico son state ritirate, però lo mandano in esilio in Bielorussia, insieme ai soldati che hanno partecipato alla marcia. La legge rimane ma viene mandato fuori dalla Russia, dove non vale più. Così Prigozhin non deve sottostare al diktat del ministero della Difesa e lo Stato non fa un’eccezione alla legge per lui.

Per adesso starà lì?

Sì, ma se domani Putin lo vorrà far fuori gli capiterà un incidente. Putin però adesso ha carta bianca: ha incassato un grande sostegno popolare. Tra i reparti militari lo slogan è: “Abbiamo un solo comandante in capo”. Ha mostrato saggezza perché ha scongiurato la guerra civile. Una battaglia per riconquistare Rostov dei ceceni di Akhmat contro Wagner sarebbe stata vista come devastante, avrebbe inficiato anche la sua leadership. Ha trovato una soluzione del problema che rispetta il fatto che Prigozhin, che ha definito, senza citarne il nome, un traditore ambizioso, ha combattuto per la Patria. Anche i suoi uomini sono morti combattendo.

Mentre gli altri della Wagner continueranno a combattere in Ucraina?

Se vogliono possono sottoscrivere un contratto con la Difesa.

Prigozhin ha fatto tutto da solo? Si aspettava che qualcuno lo appoggiasse, magari anche gli americani?

Per qualcuno si è venduto agli americani. Difficile dirlo. L’iniziativa di Prigozhin, tuttavia, ha seminato sconcerto nel mondo politico occidentale e tra gli osservatori sui media. Per poche ore da criminale di guerra è passato a eroe della libertà e della democrazia. Il Wall Street Journal racconta che il Dipartimento di Stato americano ha sospeso nuove sanzioni contro la Wagner: gli americani sanno quello che ha fatto in Ucraina e in Africa, ma non vogliono aiutare Putin. Tutto ciò fa capire che razza di confusione ci sia in Occidente su quello che è successo e rafforza l’ipotesi di una genialata per far capire ai russi che nei momenti di crisi il leader è uno solo. Non escluderei che Prigozhin, piuttosto che vedere la sua società sciolta dal ministero della Difesa, abbia detto: “Va be’, facciamo anche questo show e alla fine mi mandate in Bielorussia”. Il risultato, comunque, è stato rafforzare Putin, senza sacrificare Prigozhin, mandandolo dove serve.

In Russia c’è un’opposizione?

Non vedo alternative. Non c’è stato nessuno che ha dichiarato di essere al fianco di Prigozhin e di essere pronto a marciare su Mosca. C’è da chiedersi anche quanta gente aveva con sé: si dice 25mila uomini, ma siamo sicuri che tutti lo abbiano seguito in questa iniziativa? Direi di no. Peskov (il portavoce di Putin, nda) ha detto che chi lo ha seguito nella marcia andrà in Bielorussia, chi non lo ha fatto potrà restare con l’esercito russo. Vuol dire che non tutti i 25mila erano con Prigozhin. E quanti erano nel convoglio che puntava su Mosca? Ci sono troppe cose che non sono state ancora chiarite.

Che cosa sarà di Shoigu e Gerasimov?

Peskov ha detto che i vertici militari rimangono al loro posto perché vengono nominati dal presidente, dal comandante in capo: Putin. Quello che è accaduto toglie di mezzo una figura ingombrante come Prigozhin e permette a Putin, domani, di cambiare anche il capo di Stato maggiore della Difesa Gerasimov e il ministro Shoigu, se deciderà di farlo. Magari rimpiazzando Gerasimov con il generale Surovikin, il comandante più stimato dai soldati, e mettendo alla Difesa una figura meno militare e più politica. Dipenderà anche da come andranno le cose in Ucraina.

Le esternazioni di Prigozhin non le sentiremo più? Rischierebbe troppo?

Ha proclamato l’insurrezione e non gli hanno neanche silenziato il canale Telegram. Lo hanno fatto con tutti i social che non usa, tranne quello che usa. È un fatto che colpisce. A Rostov la gente prima rimprovera la Wagner dicendo: “Cosa fate qui? Dovreste stare al fronte a combattere”. Poi quando lascia Rostov applaude, sia perché i soldati van via e rinunciano all’insurrezione, sia perché sono degli eroi di guerra. C’è qualcosa che lascia perplessi.

Sulla guerra questa vicenda avrà degli effetti?

È durata troppo poco per averli. Se ci fosse stata una battaglia interna della Wagner contro le truppe russe questo avrebbe demotivato i soldati. Ma la crisi si è risolta in fretta. Gli ucraini continuano a contrattaccare senza risultati eclatanti e i russi hanno ripreso ad attaccare più a Nord verso Lugansk e Kharkiv, lentamente ma con risultati. La guerra continua.

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