Un attentato in puro stile ISIS, in cui gli ucraini non sono coinvolti. Stefano Piazza, giornalista e scrittore, esperto di sicurezza e terrorismo, non ha dubbi: lo Stato islamico, nemico giurato di Putin dopo quanto il capo del Cremlino ha fatto ai ceceni e in Siria, ma anche per i suoi legami con l’Iran sciita e l’appoggio ad Hamas, ha agito da solo a Mosca. E tutta la narrazione che porta a un coinvolgimento di Kiev in realtà non sarebbe altro che propaganda russa. Anzi, il devastante attentato che ha riportato il terrore nella capitale, rivela anche l’inefficienza dell’apparato dei servizi russo, minato dalla corruzione e dall’alcolismo.



Ora però il pericolo, oltre alla Russia, lo corrono anche i Paesi occidentali, che si apprestano a vivere due importanti avvenimenti come gli Europei di calcio e le Olimpiadi. Il livello di guardia deve restare molto alto, perché l’Isis ha dimostrato di avere ancora grandi capacità operative.

Si parla di contraddizioni nella ricostruzione dell’attentato in Russia, ci sono elementi ancora da chiarire?



È un attentato ideato e progettato dallo Stato islamico, usando l’ISIS Korasan, il cosiddetto ISIS K. Non è la prima volta che l’Isis colpisce la Russia. Negli ultimi dieci anni ci sono stati almeno sette attentati, a Mosca e in altre repubbliche, due tentativi nei confronti di Putin, uno dei quali nel febbraio 2022: in un’occasione nella capitale erano state bloccate tutte le strade senza che fosse stato spiegato ufficialmente cosa era successo, ma in realtà era in corso un attentato al capo del Cremlino. E non si contano più (saranno state più di 50) le operazioni dell’FSB contro lo Stato islamico e contro l’Emirato del Caucaso.



Quindi in realtà non ci sono grandi contraddizioni nella ricostruzione della strage della Crocus City Hall?

Chi parla di contraddizioni non conosce bene la realtà della Russia. Il sistema russo di sicurezza dello Stato è un disastro, fa acqua da tutte le parti. Lo abbiamo visto nel corso degli ultimi due anni, in attentati che non sono stati in grado di prevenire o in interventi tardivi come quello dell’altro giorno, quando i servizi sono arrivati sul luogo dell’attentato con un’ora di ritardo. È un sistema che è collassato da tempo, è corrotto e inefficace, segnato da enormi problemi di alcolismo. Quello che è successo a Mosca è la logica conseguenza di uno Stato che è allo sbando: le guardie si sono fatte da parte proprio per evitare di essere ammazzate.

Come si è arrivati allora al ritorno del jihadismo in Russia?

La guerra in Ucraina è stata l’occasione per il ritorno del jihadismo nel Paese. Ma era scontato: quando si inizia una guerra occorre sempre considerare che possono aprirsi dei fronti interni, prima gestiti reprimendo le proteste nel sangue. Ma se si è impegnati da un’altra parte, alla fine si fa più fatica a far fronte a queste vicende. Inoltre, non si può dimenticare che Putin è una delle persone più odiate dagli islamisti, per la repressione in Cecenia, per ciò che ha fatto e fa la Russia in Siria, per la scelta di stare dalla parte di Hamas e della Jihad islamica, nemici mortali dello Stato islamico. L’ISIS ha tentato di entrare nella Striscia di Gaza e Hamas glielo ha impedito, ha realizzato alcuni attentati in Israele niente affatto graditi dall’organizzazione palestinese. Putin, invece, ha invitato Hamas a Mosca e intrattiene affari con l’Iran sciita. Tutti elementi che fanno andare su tutte le furie lo Stato islamico, che ha scelto di attaccare il presidente russo nel momento in cui si sentiva forte dopo la rielezione.

Lo Stato islamico non può essersi intitolato l’attentato perché faceva comodo?

L’ISIS, come tutte le organizzazioni terroristiche, è opportunista ed è anche molto serio: non si assume la paternità di quello che non ha fatto. I tentativi della Russia di dire che si tratta di una false flag, che non sono stati i terroristi islamici ma gli ucraini, sono fasulli. Probabilmente anche le quattro persone che sono state prese in realtà sono state individuate in qualche circolo islamista, mentre i veri responsabili, di cui l’ISIS ha mostrato le foto, sono già in fuga.

Si è parlato di reclutamento dei terroristi su Telegram: usano veramente questo canale per contattarsi? Si è detto anche che gli autori della strage sono tagiki: l’ISIS recluta nelle aree dell’ex mondo sovietico di fede musulmana?

L’ISIS è presente in tutto il mondo, i suoi canali sono tradotti in russo e in tagico e in tante altre lingue. In quelle aree hanno un serbatoio infinito di combattenti, che per scriversi usano anche le piattaforme di Telegram. Escludo che il reclutamento degli attentatori di Mosca sia avvenuto lì, proprio perché lo Stato islamico non ha bisogno di farlo, ma Telegram ha un ruolo importante. Ci si scrive lì perché è un canale difficilmente intercettabile. Per i contatti vengono utilizzati anche i giochi online, inserendosi nelle chat. Il capo dei terroristi che hanno preso d’assalto il Bataclan intratteneva contatti con i suoi uomini proprio in questo modo. E poi è normale che i terroristi vengano pagati (in questo caso si è parlato di 500mila rubli a testa, nda), anche per lasciare ai familiari, quando gli attentati sono messi a segno da kamikaze, i soldi per tirare avanti. Non c’è nulla di straordinario in quello che è accaduto.

C’è qualcosa che possa far pensare a un legame con gli ucraini oppure l’ISIS come sue modalità operative fa tutto in proprio e basta?

Il legame con gli ucraini è stato messo in piedi dalla Russia che non può ammettere di non essere in grado di controllare il suo territorio. Gli ucraini queste cose non le fanno, non hanno nessun interesse a uccidere civili, perché li metterebbe in cattiva luce con la comunità internazionale. Non c’è alcun dubbio che dietro ci sia lo Stato islamico. Tutto il resto sono stupidaggini messe in giro dai russi, che sono bravissimi nella disinformazione.

L’ISIS sembrava ai margini della scena internazionale, ma con l’attentato alla tomba del generale iraniano Soleimani e con il blitz di Mosca ha riaffermato le sue capacità operative. Quali sono i suoi obiettivi ora?

Lo Stato islamico ha approfittato della pandemia e della guerra in Ucraina per riorganizzarsi e oggi controlla aree intere tra Siria e Iraq. In Africa controlla aree in Mali e Burkina Faso, attacca in Nigeria e Somalia, come in Mozambico, dove c’è una situazione spaventosa. Quello che preoccupa è la capacità dell’ISIS K. Che minaccia anche l’Europa, perché molti dei suoi appartenenti sono arrivati anche qui, soprattutto in Francia. Gli obiettivi sono gli Europei di calcio, le Olimpiadi. Prepariamoci a una stagione in cui il terrorismo preoccuperà la comunità internazionale. Se è caduto lo Stato islamico dal punto di vista territoriale, l’ideologia del Califfato globale non è mai venuta meno.

Ma chi sostiene l’ISIS, anche economicamente?

Non ha bisogno di nessun sostegno. Ci pensano da soli con traffici di petrolio, furti, contrabbando di armi e droga, anche con il traffico di esseri umani.

La Russia se ne deve aspettare altri di attentati del genere?

Assolutamente sì. Il vaso di Pandora che Putin ha aperto con la guerra in Ucraina e il sostegno ad Hamas non può che provocare dei colpi di ritorno. La guerra in Ucraina è un tragico errore così come lo è stato l’abbandono dell’Afghanistan da parte degli occidentali. E tutto questo ci torna indietro.

(Paolo Rossetti)

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