Prima un discorso alla nazione, per ribadire il senso degli eventi accaduti nel giorno più lungo della Russia, poi una riunione con i responsabili della sicurezza dello Stato. Ieri sera, parlando alla Russia, Putin ha innanzitutto fugato i dubbi riguardanti la sua presenza al vertice del Cremlino. “Tutti i tentativi di creare disordine interno andranno a fallire”, ha assicurato. Senza mai nominare direttamente Prigozhin, ha spiegato che le autorità avevano comunque preso decisioni per neutralizzare la minaccia e che i soldati della compagnia privata alla fine hanno capito la gravità di quello che stavano facendo e hanno rinunciato. “Fin dall’inizio degli eventi, su mie dirette istruzioni, sono state prese misure per evitare molto spargimento di sangue. Ci è voluto del tempo, anche per dare a coloro che hanno commesso un errore la possibilità di cambiare idea, per chiarire che le loro azioni sono state fortemente respinte dalla società e per chiarire a quali conseguenze tragiche e devastanti per la Russia, per il nostro Stato, porta l’avventura in cui sono stati trascinati”.
Potranno continuare il loro lavoro firmando un contratto con il ministero della Difesa perché “la maggior parte dei miliziani della Wagner è patriota”.
E Prigozhin? Il suo futuro potrebbe essere in politica. Una tesi particolarmente accreditata sui canali russi di Telegram, secondo la quale il presunto colpo di Stato della Wagner di sabato scorso in realtà sarebbe stato un modo per guadagnarsi le credenziali di alternativa a Putin, anche se non nell’immediato.
Potrebbe essere questa, spiega Giuseppe Ghini, professore ordinario di slavistica all’Università degli studi di Urbino Carlo Bo, la ragione che ha spinto Prigozhin a muovere contro l’esercito russo, che ha forze e risorse ben superiori a quelle della Wagner stessa. Un’azione apparentemente scriteriata, ma che avrebbe avuto un obiettivo ben diverso dal raggiungimento di una vittoria militare.
Lo stesso Prigozhin, intanto, ha dichiarato nelle ultime ore che la sua non era una rivolta, tanto meno contro Putin, ma una protesta per salvare la Wagner.
Professore, nel suo discorso Putin ha ringraziato i componenti della Wagner che hanno desistito dal “golpe”, affermando che la rivolta sarebbe stata comunque soppressa e che gli organizzatori saranno portati davanti alla giustizia. Perché allora ha lasciato a Prigozhin una via d’uscita?
Prigozhin ha mosso critiche a più riprese ma lo ha fatto stando dentro. Che lui da mesi stia combattendo una guerra interna contro Shoigu è sotto gli occhi di tutti. Diceva che molti uomini della Wagner morivano perché il ministero non dava sufficiente copertura. E questo era abbastanza pesante. Lo ha fatto anche nel pieno della battaglia di Bakhmut.
In fondo il presidente russo ha detto che la maggior parte degli uomini della Wagner sono eroi e che qualcuno ha cercato di metterli contro il Paese. Anche per questo, quindi, si è trovato un modo per risolvere la vicenda?
Per 24 ore la Russia ha tremato davvero, è stata sull’orlo di una guerra civile. Tutte le fonti russe lo hanno detto: “Oggettivamente quella di Prigozhin è una pugnalata alla schiena di quelli che stanno combattendo al fronte”. Poi l’esercito ucraino non è riuscito a cogliere l’occasione e le prime linee russe non sono state influenzate dalla situazione.
Che chiave di lettura possiamo dare all’insurrezione della Wagner?
Mettiamoci dal punto di vista di Prigozhin. Perché lo ha fatto? Perché mettersi contro Putin e l’esercito russo, armato com’è armato, anche se si hanno 25mila uomini?
Anche se avesse avuto con sé tutti i suoi soldati non sarebbe riuscito a batterlo?
Appunto. Molti fonti russe dicono: “Ci può stare la messa in scena”. Ma alcuni pensano che abbia voluto fare un salto dall’ambito del finanziamento di una compagnia militare privata a quello politico. È vero che Putin ne esce confermato, però domani, non oggi, Prigozhin si potrebbe presentare come alternativa politica all’attuale presidente, forte del fatto di avergli tenuto testa. Si tratta di una tesi accreditata da fonti russe consultabili su Telegram. Non mi sembra una banalità.
Potrebbe accreditarsi come capo dell’opposizione?
Non come capo dell’opposizione, ma come un’alternativa. Anche perché Putin prima o poi avrà bisogno di un’alternativa: è da vent’anni sulla breccia e non mi pare che ci siano vere soluzioni interne. Medvedev è un falco, molto più radicale. Forse è un gioco delle parti, ma in questo gioco fa la parte del falco. Lavrov, il ministro degli Esteri, è molto schiacciato su Putin, soprattutto da quando è partita l’operazione speciale. Da questo punto di vista Prigozhin potrebbe aver voluto sfruttare il suo momento di gloria militare trasformandolo in un possibile futuro politico. Un’interpretazione che in Italia non ha avuto eco: non mi sembra di averla sentita.
Quella di Putin alla fine è stata una scelta pragmatica.
Assolutamente sì. Putin è soprattutto un pragmatico.
Lukashenko, invece, che ruolo ha giocato?
Sui siti russi lo chiamano “papà”, “paparino”. Conosce Prigozhin da vent’anni e ha utilizzato la conoscenza per mediare.
La tesi della messinscena, quindi, non la convince?
Ammesso che sia una messinscena, si tratta di “messinscena seria”: la Wagner ha buttato giù un elicottero facendo fuori dieci persone. Quando gli hanno chiesto di questo episodio Progozhin ha risposto: “Da noi c’è un pazzo che quando vede qualcosa volare lo deve abbattere”. Una risposta singolare. Prigozhin, comunque, ha già detto che risarcirà con 50 milioni di rubli le famiglie di coloro che sono morti. Che fosse un cosa reale, comunque, lo dimostrano anche le strade, che sono state interrotte con una ruspa realizzando un buco, praticamente una trincea. Il giorno dopo le hanno riappianate.
Se Putin si rende conto che Prigozhin vuole accreditarsi politicamente come suo successore, il capo della Wagner potrebbe rischiare la vita?
Da quello che vedo Putin è una persona di parola. Se l’ha lasciato andare, l’ha lasciato andare.
Quando potrebbe toccare a Prigozhin?
Non si presenterà nelle prossime elezioni, perché credo che non potrà farlo, ma potrà presentarsi nell’arena politica. In Russia le elezioni si tengono. È una carta che potrebbe giocare nei prossimi anni.
Come mai nessuno ha sostenuto Prigozhin nella sua “marcia per la giustizia”? In Russia c’è ancora un’opposizione?
Un’opposizione c’è, i partiti ci sono, ma schierarsi con Prigozhin in quel momento significava mettersi dalla parte di chi era stato dichiarato traditore della Patria. Poi hanno distinto tra quello che ha fatto e i meriti che ha avuto la Wagner, solo per questo motivo hanno trovato una mediazione.
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