La tensione tra Lega e Movimento 5 Stelle sembra essere arrivata ai massimi livelli e in questi giorni, più che nelle scorse settimane, ci si interroga sull’effettiva durata del Governo Conte. “Partiamo dai dati oggettivi – ci dice Francesco Forte, economista ed ex ministro delle Finanze e per il Coordinamento delle politiche comunitarie -, primo dei quali il fatto che sono stati realizzati gli unici punti del contratto di governo su cui Lega e M5s potevano essere d’accordo, che si sono rivelati aumenti di spesa corrente che hanno creato un grave problema di bilancio, oltre a non avere un effetto positivo sulla crescita”.



Secondo lei perché?

A causa del fatto che l’incremento del disavanzo ha provocato un aumento dello spread che a sua volta ha fatto diminuire i risparmi. I risparmiatori, quindi, hanno aumentato la loro propensione al risparmio, diminuendo quella al consumo. Realizzati Quota 100 e Reddito di cittadinanza, si pensava che il punto di rottura per il Governo si sarebbe avuto con la Legge di bilancio, con le clausole di salvaguardia da disinnescare. Negli ultimi giorni si sono però inseriti dei fatti nuovi che creano una tensione che può generare la rottura molto prima.



Si riferisce al caso Siri?

Questo è sicuramente il può importante fattore di tensione. I 5 Stelle attaccano con estrema violenza sul caso Siri, che può coinvolgere Giorgetti e arrivare fino a Salvini. Ciò può quindi indurre la Lega ad andare presto al voto, perché in gioco c’è la reputazione dell’intero partito e quindi il grosso pacchetto di consensi che i sondaggi gli attribuiscono. Un altro fronte di tensione è rappresentato dal cosiddetto decreto salva-Roma. Non si sa cosa faranno, ma sarebbe sbagliato fare una “sanatoria” di più comuni.

Perché?

Perché passare un debito dalla finanza locale a quella dello Stato non è una partita di giro o un’operazione a costo zero: significa portarlo sul mercato del debito pubblico nazionale, quello che determina lo spread. Se quindi si riduce il tasso di interesse pagato dal Comune, contemporaneamente si aumenta lo spread. Il che sconsiglia di fare un’operazione di questo genere per più amministrazioni locali. Anche perché si rischia di deresponsabilizzarle. Anzi, dal mio punto di vista non si dovrebbe intervenire nemmeno su Roma, dove si potrebbero fare operazioni con il patrimonio immobiliare per smaltire il debito.



Quanto è alta la probabilità di andare al voto?

Io credo che in questo momento può benissimo accadere che la Lega stacchi la spina per evitare il suo crac processuale e la perdita di voti. D’altro canto Salvini non può nemmeno pensare di dar vita a un altro Governo, magari con Fratelli d’Italia, perché all’orizzonte ci sono le clausole di salvaguardia di disinnescare. E per farlo serve un ampio consenso parlamentare. Posto che prima di ottobre non ci sarebbe il tempo tecnico per andare alle urne e che Mattarella già l’anno scorso aveva fatto capire di non gradire elezioni prima della Legge di bilancio, è facile pensare che non si tornerà a votare prima del 2020. Il problema è che nel frattempo ci dovrebbe essere un esecutivo provvisorio.

Un Governo tecnico?

Non credo che ci sarà bisogno di un esecutivo corrispondente a quello che tale termine evoca, basterebbe che avesse come compito quello di disinnescare le clausole di salvaguardia e non mi sembra un compito particolarmente difficile. Anzitutto, visto che si prevede che Quota 100 e Reddito di cittadinanza richiederanno meno risorse di quelle stanziate, si potrebbero anche tagliare i fondi messi a bilancio per queste misure nel 2020 e 2021. Poi ci sono tante rendite fiscali su cui si può intervenire e si può anche pensare a una parziale rimodulazione dell’Iva, in particolare sui beni di importazione. Certo bisognerà anche capire quale sarà la Commissione europea che nascerà dopo il voto di fine maggio, che atteggiamento avrà nei confronti dell’Italia e cosa chiederà di fare all’esecutivo che ci sarà in autunno.

Nel frattempo questa situazione come si rifletterà sullo spread e l’economia?

Lo spread tende a essere elevato, ma contenuto, anche perché Francia e Germania sono i principali detentori esteri del nostro debito e non hanno interesse a che si svaluti troppo. Se si avrà la percezione che il Governo non duri non credo che ci saranno effetti particolarmente intensi sullo spread. Attualmente c’è comunque un freno all’economia, non risolto da misure come il decreto sblocca-cantieri. Gli ultimi dati Istat ci dicono che le nostre esportazioni stanno calando moderatamente. Anche se meno di quello che si potrebbe pensare in relazione alla congiuntura avversa, la domanda estera si è affievolita e andiamo quindi verso una stagnazione.

(Lorenzo Torrisi)