Assad incontra Putin a Mosca dopo anni e anni di guerra in Siria e l’intervento militare russo nel 2015, che fu decisivo per sorreggere il potere della famiglia Assad e dei suoi alleati.
Tutto iniziò quando si ruppe il sottile legame che univa la Francia agli alawiti, minoranza musulmana sufi per lungo tempo scambiata dai ricercatori missionari gesuiti per una setta ereticale cristiana e poi per una tendenza, appunto, sufista. Tutto si ruppe allorché il potere francese in Libano fu messo in scacco dal crollo dei cristiano-maroniti e dall’emergere della componente sunnita che giunse a controllare il Libano in competizione con gli sciiti.
Poi venne il trionfo militare israeliano, che fu illusorio perché aprì la via alla guerriglia permanente degli Hezbollah antisemiti che tracimò nelle insurrezioni arabe – o primavere che dir si voglia. La conseguenza fu l’espulsione della Francia dal Libano, il crollo del regime degli alawiti e l’inizio di una guerra civile che doveva segnare il trionfo del nuovo imperialismo ottomano di cui Erdogan divenne il profeta e l’espansione del potere deterrente russo, tutta schierata la Russia su un imperialismo non riluttante, ma aggressivo…
E la Russia putiniana trovò così lo strumento terribile del rafforzamento della sua presenza militare in Siria e nel Mediterraneo, che dalla guerra siriana in poi divenne quello che è oggi: un Mediterraneo contendibile, dove i sommergibili atomici russi stazionano con le navi da battaglia che dalla Cina giungono a minacciare gli stretti di Hormuz e il Canale di Suez. A fianco delle navi Usa.
Assad avrebbe dovuto rotolare nella polvere con tutto il suo clan, ma la conseguenza della guerra in Siria, dopo, non a caso la fallita distruzione dell’Iraq nonostante le centinaia di migliaia di morti e – ed è questo il punto archetipale – il crollo della stabilità di matrice europea del Medio Oriente, crollo che segnò l’avvento della situazione attuale, risorse Assad dalla polvere.
In fondo tutto decisero prima gli inglesi con il ritiro da Suez negli anni Sessanta del Novecento e ora i francesi con il loro crollo nella Grande Siria a cui gli Usa risposero non con una ricucitura di potere, ma con la retorica democratica obamiana delle “primavere” che portò dritto e filato alle stragi dei civili e alle lotte intestine sanguinarie. Di fatto tutto si fece per inverare – controintuitivamente – la distruzione di massa di un equilibrio secolare.
Mentre la Nato sogna di prolungare la sua potenza nell’Indo-Pacifico, perde, invece, il controllo del suo fianco sud e di conseguenza del Medio Oriente, nel plesso cruciale che tra deserti e ripide montagne conduce alle terre del Grande Gioco, da cui si dominano i destini del mondo.
Per questo è un tempo, il nostro, contrassegnato da eventi di grandi rilevo simbolici, che caratterizzano sempre i tempi dell’imperialismo riluttante nordamericano (che non attacca preventivamente gli houthi in Yemen e permette ai sauditi di essere ancora i decisori occulti nella penisola arabica) e anche quelli di un imperialismo non centralizzato come quello europeo, che perde via via tutte le occasioni di segnare il tempo della storia addirittura in Medio Oriente e financo nella stessa Europa.
Possibile? Ma certo. Guardate a cosa succede in queste ore in Cina. Il Ministro degli Esteri ombra Wang Yi – capo della commissione diplomatica del Pcc che ha sostituito il vero ministro degli Esteri scomparso e di cui non si hanno più tracce da mesi – ha ricevuto nelle stesse ore in cui Putin rivedeva il redivivo Assad, il ministro degli Esteri ucraino Kuleba, che dall’Ucraina giunge in Cina, la grande nuova potenza mondiale – e con un vero impero “burocratico celeste”, non quello di carta stagnola delle burocrazie Ue – per ricevere – udite udite!- il piano di pace cinese sull’Ucraina. Il tutto mentre la Corea del Nord invia tonnellate di munizioni e di armi alla Russia.
Ma dov’è il potere deterrente della Nato che ha abbandonato il fianco sud per concentrare le sue forze nelle gelate acque del mare del Nord?
Tutto è ormai un gioco di specchi e di effetti controintuitivi…
Israele, per intanto, continua a essere minacciato e accerchiato e gli Usa non riescono a negoziare neppure con un alleato storico che possiede una delle diaspore più potenti al mondo e forte quanto mai negli Usa…
Se non si comprende, dopo le primavere di Obama in Egitto e poi in tutto il Medio Oriente, che prima delle armi i conflitti si risolvono con i negoziati e le trattative e le iniziative diplomatiche di cui sono pieni i testi di una storiografia che dovrebbe essere letta e meditata, invece di essere abbandonata come oggi accade, se non si comprende che è il gioco della mente e non quello delle armi che conduce alla pace, il mondo si avvia alla catastrofe e come sempre tutto accade tra Mesopotamia ed Europa, come millenni di anni orsono.
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